23 novembre 2021

GLI ADOLESCENTI AL TEMPO DEL COVID

Qualcosa è cambiato: sono arrivati gli adolescenti "pragmatici e responsabili"


tucci

La reazione degli adolescenti al primo lockdown (quello di marzo aprile 2020) è apparsa straordinariamente positiva. Anche grazie alla scuola in Dad – in quella fase risultata preziosissima a prescindere dall’efficacia didattica – sono riusciti a ricostruire una sorta di “agenda” quotidiana che li ha aiutati moltissimo a mantenere, spesso più degli adulti, un buon equilibrio psicologico. C’era poi il senso eroico dell’avventura – vivere comunque una situazione unica e imprevedibile – con tutti sui balconi a cantare e a giurare che saremmo diventati “migliori” che dava l’adrenalina necessaria a superare il momento critico.

Il “crollo psicologico” c’è stato ad ottobre 2020, quando le scuole si sono richiuse e si è avuta la percezione chiara che il Covid non ce lo eravamo messi alle spalle, come la speranza – corroborata da falsi e infidi profeti – ci aveva indotto a credere nella folle estate precedente.

L’incubo del “ma quando finirà?” naturalmente ha riguardato tutti e non solo gli adolescenti, ma in loro c’era la percezione – corretta – di un tempo irrecuperabile che non ritorna. Due anni “in quarantena” pesano inconfutabilmente molto di più tra i 14 e i 19 anni che tra il 39 e i 44 anni, o tra i 68 e i 72. E non solo perché l’adolescenza “dura poco”, ma perché è costellata di tappe e riti di passaggio, anche simbolici, irrimandabili. Se si perdono, come la festa dei diciotto anni o la gita dell’ultimo anno con la classe, si perdono per sempre.

A questo si è aggiunto che gli adolescenti, privati della socialità – che mai come a quell’età è necessariamente anche “fisica” –, hanno vissuto come leoni in gabbia con tutti i problemi che questo ha comportato. Dai più gravi: significativo aumento delle sindromi depressive, dei casi di tentato (e purtroppo a volte riuscito) suicidio, degli episodi di autolesionismo, ad altri disturbi quali insonnia, sregolatezza alimentare, sedentarietà, disturbi dell’umore, irascibilità, aggressività… Tutte evidenze accertate da riscontri epidemiologici (forniti da ospedali, medici, pediatri, psicologi, insegnanti) e confermati – per gli argomenti trattati – anche dalle indagini di Laboratorio Adolescenza.

Così come dalle nostre indagini abbiamo rilevato un significativo aumento, specie tra ragazze e ragazzi delle scuole superiori, dei conflitti in famiglia. D’altra parte vivere “in cattività”, spesso in spazi limitati e senza lo sfogo della normale vita a scuola e con gli amici non è esperienza facile.

Ma, al di là del resoconto di ciò che è stato, la domanda – quella famosa da un milione di dollari – che oggi ci poniamo è: gli effetti Covid saranno cancellati quando cesserà la causa determinante e torneremo ad una normalità vera, o sono destinati a lasciare una traccia, più o meno dolorosa, nella vita degli adolescenti? In altri termini: quale sarà la loro effettiva capacità resiliente?

E un’altra domanda, non meno importante, da porci è: la “normalità” prossima ventura sarà come quella bruscamente interrotta nel febbraio del 2020? Quando vaneggiavamo sui balconi promettendoci migliori, dicevamo anche che “nulla tornerà più come prima”. Se la prima affermazione l’abbiamo ampiamente smentita, nella seconda probabilmente c’è del vero.

Qualcosa è per forza irrimediabilmente cambiato. Riguardo gli adolescenti lo vediamo, ad esempio, nel rapporto che stanno avendo con la vaccinazione anti-covid. Sebbene gli adolescenti, sentendosi alla loro età “immortali”, appaiano molto scettici riguardo l’utilizzo di farmaci, in questa occasione si stanno vaccinando in massa, perché hanno compreso la situazione. Verrebbe da dire che si stanno comportando “da adulti” se lo spettacolo che stanno dando milioni di adulti in queste settimane non rendesse grottesca l’affermazione. Meglio dire che si stanno comportando “da adolescenti: pragmatici e responsabili”. Non è un caso che, mentre sono numerosi i casi arrivati anche davanti ad un giudice in cui i figli vogliono vaccinarsi e uno o entrambi i genitori non vogliono, non ci risultano (qualcuna certamente ci sarà) situazioni opposte.

Non sempre, tuttavia, “qualcosa è cambiato” in meglio. La voglia di “recuperare” il tempo perso sta portando molti adolescenti ad estremizzare alcuni comportamenti a rischio: uno di questi è il consumo di alcol che, proprio a Milano, sta diventando un’emergenza.

I cambiamenti, comunque, si sono verificati. Come ho scritto di recente in un articolo sul Corriere della Sera riguardo il ritorno a scuola: non si può riprendere semplicemente chiedendosi “a che pagina eravamo arrivati prima del Covid?”, ma si dovrebbe riuscire a darsi il tempo, studenti ed insegnanti, di ridisegnare il rapporto con la scuola, alla luce di ciò che è successo. Vale per la scuola, ma vale per tutti e soprattutto per il rapporto familiare. Solo un esempio: l’uso dei social, fronte conflittuale genitori-figli prima del Covid, è stato incentivato e promosso dagli stessi genitori per cercare di occupare in qualche modo i figli in gabbia. Impensabile oggi, a gabbie riaperte, tornare sulle barricate.

Questo non significa rinunciare a qualunque regola in nome di un improponibile liberi tutti ma, dopo la frattura che il Covid ha portato nella vita di ognuno, dovremmo seriamente pensare ad una vera e propria revisione del patto generazionale che tenga conto inevitabilmente di ciò che c’è stato e, ancora in parte c’è.

Maurizio Tucci

Presidente Laboratorio Adolescenza

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  1. virgiliobuongiorno ho letto articolo sugli adolescenti e vaccini " pragmatici e responsabili"...tralascio ogni commento al riguardo, sugli appelli d numerosi scienziati studiosi medici Stati OMS stessa sulla perplessità' di vaccinare i ragazzi-bambini. ma questa e' una mia opinione. saluti Virgilio
    24 novembre 2021 • 13:35Rispondi
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