12 giugno 2018

LEZ: BARRIERA URBANA E ARIA (sic!) METROPOLITANA

L'annuncio di una misura giusta su una scala sbagliata


Abbiamo appreso dagli esegeti della globalizzazione, o più modestamente dai fautori della governance a geometrie variabili, che siano da ritenersi superati i confini geografici a cominciare da quelli amministrativi, retaggio di culture e metodi di governo novecenteschi. Invece oggi ci viene annunciato, proprio a Milano e proprio dal Sindaco Sala, un importante atto in piena controtendenza: il ripristino di una barriera “anello intorno ai confini” in cui dal 2019 “non potranno più entrare e circolare tutti i veicoli Euro 0, 1, 2 e 3 diesel” (*).

04ballabio22FBA distanza di quarantacinque anni dall’abolizione del dazio comunale dunque la vecchia “cinta daziaria” riacquista vigore e cogenza, pena multe di 80 euro per i trasgressori, mediante la sostituzione dei vecchi e romantici caselli a pesa con 180 telecamere che copriranno pressoché l’intero territorio della città. Previsti anche i respingimenti in “luoghi dove ci sono rotonde o comunque strade dove si può fare inversione” per i diesel-inadempienti!

Naturalmente l’innovazione merita un acronimo ed una definizione in lingua: LEZ per “Low Emission Zone”. Ora non c’è azione più meritevole e necessaria che lo sforzo per ridurre le emissioni di polveri sottilissime e ossidi di azoto causate in particolare dai motori diesel (vedi al riguardo l’allarmante primato segnalato su queste colonne il 24 aprile 2018), ma qual è l’ambito ottimale – per mutuare un termine preso dalla gestione del ciclo delle acque – per affrontare il grave problema?

Per combattere questa moderna guerra non basta fermare gli invasori “sul bagnasciuga” perché il nemico viene appunto dall’aria! Come puoi bloccare l’inquinamento atmosferico originato dal disordine urbanistico e dalla carenza di mezzi pubblici subiti da hinterland e Brianza, che colpisce gli stessi territori nonché, ad ogni lieve brezza, la città che pretende di blindarsi ed isolarsi? Con le telecamere e le multe? O con gli appelli ai Comuni circostanti che, vedi l’esperienza dell’ultimo blocco dei motori nel 2016, sono stati ignorati da oltre il 90% dei sindaci interessati?

Tra l’altro questa nuova barriera verrebbe a coincidere con la annosa separazione tra tariffa urbana ed extra-urbana del trasporto locale, che di per sé scoraggia l’uso del mezzo pubblico da parte dei numerosi pendolari insieme alla conclamata inefficienza e inaffidabilità del sistema ferroviario regionale. Per non parlare del trasporto di merci e servizi, sempre più polverizzato nelle nuove forme della logistica e della distribuzione.

Ora è vero che la questione dell’inquinamento atmosferico riguarda l’intera pianura padana, e pertanto si può obiettare che ogni tentativo di delimitare ambiti d’intervento parziali risulterebbe comunque incerto ed arbitrario. Ma questo è appunto il destino di tutti i confini politici, mai definitivi bensì mutevoli tra guerre e trattati di pace. Si tratta allora di individuare per approssimazione l’area ritenuta appunto “ottimale” per una strategia complessiva riguardante il governo del territorio, delle risorse ambientali e della mobilità.

Torna dunque a galla, nonostante i disperati sforzi di quasi tutto il mondo politico-amministrativo di sospingerla sul fondo, la questione di un effettivo governo dell’area metropolitana, a lungo ignorata e ultimamente simulata dietro la finta Città Metropolitana ex legge Delrio.

Ma per affrontarla, esclusi gli ingenui accenni del “contratto di Governo” che ripercorrono stancamente le orme della vecchia “devolution” leghista (“trasferire funzioni amministrative dallo Stato alle Regioni e poi ai Comuni secondo il principio di sussidiarietà” allorché questo principio – al contrario – parte dal basso e non discende dall’alto!), da dove si deve cominciare?

Un’alternativa seria e compiuta può nascere solo prendendo atto che la riforma costituzionale del 2016 è definitivamente archiviata e vanno pertanto messe da parte velleità di rivincita e restaurazione. Di conseguenza va completamente rifatta la legislazione sull’ordinamento locale ed intermedio, risultando la legge del 2014 del tutto superata di diritto e di fatto. Senza tuttavia commettere l’errore di lasciar fare a Roma senza che a Milano e dintorni si avvii una discussione e si avanzi una proposta.

Purtroppo, anche a giudicare da quanto in premessa, di questa prospettiva per ora non si intravvede che qualche flebile traccia.

 

Valentino Ballabio

 

(*) Oriana Liso, La Repubblica, 8 giugno 2018.

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