12 giugno 2018

STUDIARE ECONOMIA PUBBLICA SAREBBE UTILE

Una risposta a Lorenzo Tondi


Il dott. Lorenzo Tondi, che mi accusa – su Arcipelago del 6 giugno- di arroganza, pare studi economia, ma senza molto profitto, mi sembra. Confonde la “concorrenza per il mercato” (cioè le gare di affidamento di monopoli legali come ATM) con la “concorrenza nel mercato”, che riguarda i beni privati (cioè quelli con rivalità nel consumo ed escludibilità, come il PC da cui scrivo).

06ponti22FBDa cui egli deduce che fare la gara per ATM corrisponderebbe a una liberalizzazione/privatizzazione. Lo stesso illuminato parere della sindaca Raggi a Roma per ATAC, e dei politici che nell’inefficienza prosperano felici, tanto non pagano loro, e ne ricavano solidi meccanismi di “voto di scambio” (Magari val la pena su queste cose di leggere un po’ del Nobel Buchanan su concetto di “cattura”).

I servizi di trasporto NON sono monopoli naturali, sono perfettamente contendibili, a meno che per decisione politica (in sé legittima) non li si renda monopoli legali. Erano monopoli legali per esempio i servizi aerei europei, che da quando son stati liberalizzati hanno visto una riduzione dei costi per i passeggeri di circa il 30%.

Monopoli naturali sono invece le infrastrutture, e queste, come i monopoli legali, vanno regolati affinché non diventino inefficienti (se pubblici) o rapinino gli utenti (se privati). Esiste una cosa che si chiama “teoria della regolazione economica” proprio a questo fine. Meglio forse studiarla un po’. Esiste anche un’autorità indipendente di regolazione dei trasporti (ART), cui tuttavia sono stati dati dai politici poteri limitati, per non “disturbare il manovratore politico”, cui i monopoli poco regolati vanno benissimo.

Ma il dott. Tondi non è pago di confondere quei due tipi di concorrenza (“per” e “nel” mercato): confonde anche le tariffe dei servizi (che sono dettate giustamente da scelte politiche) con i costi di produzione. Questi ultimi in Inghilterra sono crollati, sia con le liberalizzazioni sia con le gare. Poi la politica lì ha deciso di ridurre molto i sussidi, altrimenti le tariffe sarebbero rimaste più basse. Se una collettività decide democraticamente di sussidiare di più la disoccupazione, o l’acqua, o ridurre le tasse, ovviamente sussidierà meno i trasporti. È una questione di priorità sociali e di tipo di governo.

Certo che gestioni più efficienti, ottenute in tutta Europa con gare vere (non con quelle italiane, vistosamente truccate per far vincere gli “incumbents”), a parità di spesa pubblica consentono di erogare più servizi sociali, o di abbassare le tariffe.

Ricordo solo infine che in Italia, paese con conti pubblici notoriamente floridi, abbiamo – rispetto al reddito – le tariffe del trasporto pubblico più basse d’Europa e i costi di produzione tra i più alti. Quindi i massimi deficit. Perché non provare a vedere se ci sono operatori che, garantendo gli stessi servizi e le stesse tariffe, non riescano a svolgerli (per 5 o 7 anni, non per sempre, e mantenendo lo status di monopolio legale) chiedendo meno soldi pubblici? (A Milano, un milione di Euro il giorno).

Alla peggio, se ATM è così efficiente, vincerà la gara. Ma le resistenze politico-sindacali sono fortissime, a causa proprio dei meccanismi di “cattura” con i quali il mio critico sembra avere scarsa familiarità.

Ma a quest’aspetto, che è complicato, può rinunciare. A ripassare i concetti base di economia pubblica no.

Marco Ponti

 

06ponti22-02



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