24 aprile 2018

TRA MILANO E MONZA UN NON INVIDIABILE PRIMATO EUROPEO

Preoccupanti effetti sulla salute smentiscono artificiosi confini amministrativi


“Il morto afferra il vivo”: metafora immaginata per spiegare la contraddizione tra il nuovo che non riesce a nascere ed il vecchio che non vuol morire, a costo di conseguire come farsa la tragedia iniziale. Ora, nel nostro piccolo, il contraccolpo grottesco tra il giovane Marx ed il vecchio Hegel può essere preso alla lettera per considerare i dati elaborati da un’inchiesta sul Dieselgate (*) circa i decessi prematuri causati dall’inquinamento atmosferico tra la popolazione europea.

ballabio16FBEbbene dalla classifica tra le prime cento delle 6.600 “regioni geografiche” convenzionali esaminate (non corrispondenti a distretti amministrativi bensì anche a segmenti di città nel caso delle più grandi) il mesto record è assegnato al “conglomerato tra Milano Nord e Monza”; segue a breve distanza Milano sud-est, quindi Parigi nord-ovest, e di seguito più distanziate parti di Londra, Barcellona, Napoli e Madrid.

Dunque la ricerca elabora la dislocazione dei dati (riscontrabili dalla correlazione: densità di abitanti/concentrazioni di PM 2,5 e NOx) sul territorio con oggettiva evidenza statistica ed a prescindere dai “distretti amministrativi”. Tuttavia è proprio da questi ultimi che ci si aspettano misure almeno palliative, se non risolutive, del grave fenomeno responsabile di accorciare la vita media delle popolazioni in misura sensibile.

Ed invece è proprio il “conglomerato tra Milano Nord e Monza” che è stato recentemente ed irresponsabilmente spezzato con un confine farsesco, che ha separato due “capoluoghi di provincia” distanti non più di quattro chilometri l’uno dall’altro! Dopo secoli di pacifica convivenza (i nonni brianzoli ripetevano “chi ghe volta el cuù a Milan ghe volta el cuù al pan) proprio il nuovo millennio ha visto prevalere sul buon senso gretti interessi di bottega e piccoli privilegi di casta, non solo politica ma pure burocratica e professionale.

Oggi dunque la metafora si rovescia ed i morti afferrano i vivi per chiedere:

Ai monzesi e brianzoli: se era il caso di provocare una scissione che, se nasceva da una sofferenza reale motivata dal centralismo autoreferenziale milanese, accentuato dal venir meno della camera di compensazione propria delle strutture provinciali dei Partiti ex-prima repubblica, si è propinata una terapia sbagliata ed autolesionista. Vedi l’esito della Camera di commercio rivendicata come fulcro dell’autonomia provinciale ed ora riaccorpata per forza di cose con la “matrigna” milanese!

Agli stessi milanesi: se la separazione dei lodigiani prima, e soprattutto dei monzasco-brianzoli poi fosse una faccenda riguardante il vicinato litigioso, alla quale assistere con l’indifferenza e la superiorità di chi si avviava alle magnifiche sorti della smart-city, oppure una questione di primario interesse viste le strette e massicce correlazioni in termini di pendolarismo, mobilità, continuità degli insediamenti, regime delle acque, interrelazione delle condizioni tanto antropiche che atmosferiche in una dimensione un po’ più ampia dell’area C!

Ai cittadini di Sesto, Cinisello, Cologno e confratelli dell’hinterland: se alla fase virtuosa degli anni che ressero la massiccia ondata migratoria, trasformando improvvisati quartieri dormitorio in centri strutturati e vivibili, dotati di verde, servizi, aggregazione sociale, ora ci si rassegni ad una difesa passiva dell’esistente, minacciato da una tendenziale estensione del disagio proveniente dalle periferie di un capoluogo a sua volta centralizzato al proprio interno. Restando peraltro in perenne attesa della mitica tariffa unica sui trasporti!

Alla potenziale cittadinanza metropolitana: visto che il sistema-Milano si regge mediante un quotidiano interscambio di lavoro e di saperi, di fatiche e di gratifiche che travalicano l’anacronistica “cinta daziaria”, se non sia venuto il momento di far valere il proprio diritto ad una istituzione paritaria ed unitaria sull’area centrale della Regione, che controlli e governi gli elementi (almeno quelli semplici, empedoclei!) essenziali alla vita: territorio, acqua, aria, energia.

Già, ma intanto il sindaco Sala promette il blocco dei diesel per il 2025. E gli altri comuni circostanti? Non è che succederà come per l’ultima “domenica a piedi” effettuata in città, allorché all’appello del Sindaco, anche metropolitano, aderirono in 13 tra i 134 Comuni dell’area?

Valentino Ballabio

(*) International Institute for Applied Systems (IIASA) e Norwegian Metereological Institute (MetNorway), da “Il fatto quotidiano” del 14 aprile 2018

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