30 gennaio 2018

CICLISTI IN CITTÀ. PIÙ SONO E PIÙ SONO SICURI

Nel 2027 non ci saranno più auto a Milano?


Cresce il numero dei ciclisti nelle nostre città, ma crescono, purtroppo, anche gli incidenti che li coinvolgono. Il grave incidente mortale che ha coinvolto una giovane 22 enne a Bergamo alta ripropone con forza il tema della sicurezza stradale per i ciclisti.

06balotta04FBUna consistente presenza di ciclisti sulle vie cittadine innalza il livello di sicurezza generale dei pedalatori; al contrario dove i ciclisti sono poco numerosi le possibilità di incidente tra bici e automezzi aumenta esponenzialmente. Paradossalmente molti incidenti si verificano anche quando il ciclista è ben visibile: sul rettilineo, in pieno giorno, nella stessa direzione di marcia. Insomma: anche nelle condizioni ipoteticamente ideali per avere una buona visibilità – secondo gli esperti – chi pedala non è facilmente percepibile al conducente e lo scontro è dietro l’angolo.

Non accorgersi di una bicicletta in strada può dipendere anche dai famigerati blind spot, gli angoli ciechi nel campo visivo dell’automobilista che impediscono di vedere per tempo ostacoli come pedoni e ciclisti: può anche succedere che, pur osservando nel senso di marcia, non si riescano a percepire alcuni elementi rilevanti per la propria e altrui sicurezza, ad esempio il più debole pedone o ciclista che sta sopraggiungendo.

La sicurezza di chi pedala è proporzionale al numero di bici in strada; cresce con il crescere del numero dei ciclisti aumentando la loro sicurezza. I conducenti di automobili diventano più consapevoli della presenza dei ciclisti e migliorano la loro capacità di anticiparne la presenza nel traffico. Più persone utilizzano la bici, più è visto come normale che uno spazio venga occupato anche dai pedalatori, considerati troppo spesso utenti deboli. L’affermarsi di una città a misura di ciclista cambia l’aspettativa sociale ed assegna una fisionomia ben precisa a pedoni, ciclisti ed automobilisti. Ma Milano, e l’area metropolitana, sono ormai un grande parcheggio, imprigionate dal PM10: 300.000 posti auto su strada, ovvero 3.000.000 mq destinati alla sosta di automobili che apportano più costi che benefici alla città. Quando si muovono raggiungono una velocità di crociera vicino ai 10 km orari condannando i trasporti pubblici di superficie a performance poco appetibili per gli utenti e ad alti costi gestionali. La mobilità in bici raggiunge a malapena il 6% del totale, a fronte del 62% (!!!) di Copenaghen. Oltre a quanto è stato fatto ci vorrebbe molto poco per migliorare la situazione: Milano è piccola, piatta e le temperature e le precipitazioni sono molto più favorevoli che nel Nord Europa. Basterebbe progettare meglio e di più piste ciclabili; promuovere un intervento a livello culturale (a partire dalle scuole) con programmi formativi anche nelle aziende (a Londra – solo per citare un esempio – sono moltissime le aziende che concedono spazi per le bici, spogliatoi e docce per chi arriva sudato in ufficio, meccanici per la manutenzione delle bici) e alcune anche benefits economici per chi va al lavoro in bicicletta; far uscire i vigili dagli uffici e riportarli in strada per garantire maggior legalità e sicurezza; investire in intermodalità (sulla metropolitana di Berlino le bici possono salire sempre… a Milano no!). Alcuni sindaci europei recentemente riunitisi per discutere dei problemi delle loro città si sono impegnati a eliminare l’ingresso delle auto entro il 2027: a quella riunione c’era anche il Sindaco Sala…

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Dario Balotta



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