23 gennaio 2018

GALASSIA MUSEI MILANO

Un dibattito nazionale, non solo milanese


Il confronto fra il ministro Franceschini e Tomaso Montanari negli studi di Ottoemezzo ha generato, o fatto uscire allo scoperto, anche sui social network, due fazioni ben distinte apparentemente di pari peso, a favore dell’uno o dell’altro e delle reciproche posizioni, ben delineate nell’articolo di Helga Marsala su Artribune.

06colombo03-04È importante qui avanzare un rilievo: proprio parlando di tutela e valorizzazione, sfugge un requisito di mediazione fondamentale: ci si stava riferendo in particolare ai musei statali (il 9% rispetto al totale di oltre 4800 musei) e beni culturali statali e non si tratta di un dettaglio; come per la sempre citata come iniziativa generatrice di grandi numeri di visitatori, “Domenica al museo”, grazie alla quale si entra (troppo?) gratuitamente durante la prima domenica del mese nei musei afferenti al MiBACT o in quelli che hanno aderito all’iniziativa, sostenendola materialmente con un mancato introito; si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi di musei comunque pubblici, anche se legati ad un altro ente territoriale.

Davvero possiamo parlare di musei e di iniziative che generano grandi numeri adottando come premessa un non detto per addetti del settore, cioè il riferimento alla tipologia di governance che definisce la partecipazione o meno di un istituzione museale all’iniziativa? È una stortura non da poco.

06colombo03-02Il presupposto di questo registro comunicativo sarebbe dunque che, durante #domenicalmuseo, il cittadino milanese sappia che, ad esempio, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia non è un museo statale, bensì una fondazione; e quindi che, al termine della coda all’ingresso che premia questa splendida istituzione cittadina ogni fine settimana, pagherà – probabilmente con non poco fastidio e confusione – il biglietto anche in quella giornata.

Musei e comunicazione. Adepti e pubblici. Obsolescenza e chiarezza. Propaganda e analisi. Sempre linee di confronto quando si parla di musei.

Quanto a Milano, l’abbiamo vista celebrata di recente come in testa a grandi flussi turistici e, i dati sono ufficiali solo per il 2016 ancora, celebrare più di otto milioni di visitatori nei musei riconosciuti nella Regione Lombardia.

Insomma #aplacetobe, abbiamo letto.

L’assessore Del Corno in un’intervista di qualche tempo fa dichiarava che ora l’obiettivo deve essere quello di una produzione culturale sempre più accessibile. Solo così, cioè resa accessibile, diventa “fattore di sviluppo per la collettività”; l’assessore invoca un tavolo congiunto per mettere a confronto pubblico e privato e far fronte al grande tema della pochezza delle risorse e al quello della sostenibilità dei musei. Sarebbe davvero interessante che a quel tavolo il comune conducesse il dibattito e portasse alla generazione di una policy e di una strategia congiunta fra tutte le istituzioni museali del territorio cittadino, a prescindere dalla proprietà; che proponesse un affinamento delle metriche e degli indici grazie alle quali valutare il raggiungimento – o meno – di alcuni obiettivi culturali in città. La conoscenza dei pubblici, e per deduzione, dei non pubblici è fondante.

Tant’è che si è espresso nell’immediato anche Ludovico Solima, voce autorevole in materia:

Perché – e questo è il tema che mi sta a cuore – il solo dato numerico è in-sufficiente per la comprensione del fenomeno in discorso: occorre, in altri termini, ragionare (anche e soprattutto!) in termini qualitativi e interrogarsi sui visitatori dei musei ponendosi domande del tipo: perché e con chi visitano il museo, quali aspettative hanno, a cosa sono interessati, quale tipo di informazioni sulle collezioni permanenti vorrebbero ricevere, in che modo vorrebbero riceverle – se attraverso supporti di tipo tradizionale (didascalie e pannelli di sala) o di tipo digitale (app e dintorni) – e quando vorrebbero riceverle, cioè se prima, durante e/o dopo la visita. E ancora, conclusa l’esperienza di visita, cosa hanno tratto da tale esperienza e cosa hanno apprezzato di più tra i servizi offerti dai musei, qual è stato il loro livello complessivo di soddisfazione, se prevedono di realizzare altre visite in altri musei, etc.”

Un po’ come un direttore d’orchestra l’assessorato dovrebbe segnare un indirizzo di contenuto, condurre: ad esempio, pur lasciando liberi nell’interpretazione i singoli attori, indicando alcuni temi al momento attuale emergenti ed urgenti.

Il museo è una struttura dedicata all’educazione informale; bene. C’è bisogno di parlare di ambiente e sviluppo, di parlare di tecnologia, ICT e etica, di immigrazione, di parità di genere, di inclusione.

06colombo03-03In questo modo oltre ad aumentare l’accessibilità, si accrescerebbe la rilevanza delle attività cultuali ottenendo una maturazione di competenza nei cittadini, e non mi riferisco solo a quelli in età scolare.

Se è vero, come è assolutamente, che la “coopetizione” inseguita da Del Corno (una mescolanza fra cooperazione e competizione) fra musei è generativa, lo è altrettanto che ci sono alcune situazioni rimaste stand alone, in autonomia ostentata, rispetto al “sistema” musei Milano; una cartina di tornasole su questo può essere l’Abbonamento Musei, e la presenza nella lista di adesioni o dinieghi.

06colombo03FBFondazione Prada, fiore all’occhiello della città, che ha egregiamente colmato – con Hangar Bicocca – un paradossale silenzio sul contemporaneo proprio nella città traino dell’innovazione, sembrano essere due pianeti afferenti ad un’altra galassia (tant’è che l’Abbonamento Musei, la tessera ICOM e qualunque altra segnalazione di appartenenza non viene presa in considerazione nella biglietteria di Fondazione Prada, mentre Hangar ha sempre ingresso gratuito). Il MuDeC, – ogni tanto ricordiamolo – costruito su progetto di Chipperfield con soldi pubblici ed ora gestito dal Sole24ore – consente con l’abbonamento solamente la visita alle collezioni permanenti (il cui allestimento è ridottissimo in tanti sensi), ma non alle mostre. Biglietto a parte, un progetto come un museo dedicato alle culture è naturaliter strategico per lo sviluppo e la crescita culturale della città, nell’insegnare che “la differenza fra culture genera cultura della differenza”: è veramente ingaggiato in questo senso?

Il 2018 vedrà l’apertura di un’altra grande struttura, il Museo Etrusco, di fronte al Museo di Storia naturale in Corso Venezia. Fondazione privata. Chissà quale forza gravitazionale sceglierà di assecondare.

Maria Elena Colombo



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