23 gennaio 2018

EX CONVITTO DEL PARCO TROTTER: UNA STORIA MILANESE

Lavori quasi terminati. Cosa accadrà ora?


L’ex convitto è un edificio di proprietà comunale di quasi 5000 mq, il più grande tra quelli compresi nel complesso scolastico del Parco Trotter-Casa del Sole, storica scuola di Milano. Fino agli anni Sessanta accoglieva duecento bambini tra i più poveri della città a cui il Comune, in un progetto di inclusione sociale, garantiva una sana alimentazione, un alloggio salubre, percorsi educativi adeguati. Successivamente destinato ad altri usi, negli anni Ottanta fu abbandonato: il conseguente degrado ha pesato negativamente per trent’anni sull’area circostante, dentro e fuori il parco scolastico.

08barraleodi03FBNel 2011 l’associazione La Città del Sole-Amici del parco Trotter, insieme alla scuola e ad altre associazioni gravitanti sul parco, sottopose all’attenzione della giunta Moratti un progetto di riqualificazione dell’intero complesso scolastico che faceva tesoro di precedenti elaborazioni (il progetto “Abita” del Politecnico di Milano). Fu il sindaco Pisapia, succeduto alla Moratti, a cogliere le potenzialità del progetto e a destinarvi circa 12 milioni di euro: otto della Fondazione Cariplo, uno della Regione Lombardia e il resto del Comune.

La ristrutturazione dell’ex convitto – che è destinato ad accogliere sia la sede della nuova scuola media, sia attività sociali – è ora quasi ultimata. È assai probabile che la scuola prenderà possesso dello spazio a essa destinato entro l’estate 2018. Non si ha invece, a tutt’oggi, alcuna indicazione circa l’uso dello spazio sociale: chi lo gestirà, con quali contenuti, con quale ruolo per le associazioni e i cittadini del quartiere. E stiamo parlando di uno spazio importante, di 2000 mq, ritenuto da molti un possibile volano della valorizzazione di via Padova. L’oscurità informativa sul futuro dello spazio sociale è inquietante, perché sembra ignorare la condizione fondamentale del successo di questo intervento rigenerativo: il coinvolgimento dei cittadini e del tessuto associativo del quartiere (e non solo).

Un tentativo di coinvolgere associazioni e cittadini risale al 2015, quando l’allora assessore all’educazione Cappelli avviò un percorso di progettazione partecipata con l’obiettivo di definire i contenuti dell’intervento (quali attività svolgere nello spazio sociale, finalità e destinatari ecc.) e le modalità gestionali idonee a garantire la partecipazione e la natura pubblica dello spazio. Il percorso, durato più di un anno, ha partorito due relazioni conclusive: una sui possibili usi dello spazio, che insisteva su attività di forte richiamo per la città ma anche rivolte ai soggetti fragili del quartiere; l’altra individuava come forma di gestione più adatta una “fondazione di partecipazione” con la presenza del Comune a garantire attenzione ai reali bisogni del quartiere. Sottoposte all’attenzione degli assessori della giunta Pisapia e, successivamente, della giunta Sala, le relazioni sono state del tutto ignorate.

È prevalsa nel Comune l’intenzione di procedere all’assegnazione della parte sociale dell’ex convitto mediante bando pubblico con il dichiarato obiettivo di configurare una gestione che non pesasse economicamente – e politicamente – sulle spalle dell’amministrazione. Nel merito del progetto non è trapelata alcuna indicazione; c’è stata invece la richiesta informale, alle associazioni di zona, di elaborare in proprio un progetto di valorizzazione dello spazio; un nuovo tavolo di associazioni e cittadini, pur in assenza di una esplicita cornice di riferimento istituzionale, ha quindi riflettuto sulla funzione dello spazio sociale e sui modi della sua valorizzazione. Pur nella diversità delle posizioni, il tavolo ha prodotto un documento per indicare agli amministratori alcuni criteri da tenere in considerazione.

Tale documento, sottoposto dopo l’estate all’attenzione degli assessori di riferimento e alla Fondazione Cariplo, non ha però ricevuto risposta. Il tavolo si è di fatto sciolto nell’autunno. Neppure la lettera, inviata a novembre da alcune associazioni al sindaco e agli assessori Rabaiotti, Scavuzzo, Rozza per esortarli a informare la città circa il futuro dello spazio sociale dell’ex convitto mediante un’assemblea pubblica, ha ricevuto finora alcuna risposta. In una dichiarazione al “Corriere della Sera” (26 novembre 2017) l’assessore Rabaiotti informava che l’amministrazione intende pubblicare il bando per l’assegnazione della gestione dello spazio. Non vengono specificati dettagli su tempi, modi, contenuti e finalità. Voci di corridoio riferiscono che l’idea, sulla quale insisterebbe soprattutto Fondazione Cariplo, sarebbe quella di far nascere un “community food hub” (affidiamo ai lettori l’onere di interpretare questa dicitura).

Le forze politiche che sostengono la giunta Sala, più volte sollecitate a esprimersi pubblicamente, sembrano aver scelto la linea del silenzio.

Per quel che sappiamo solo Milano in Comune, tramite Basilio Rizzo, ha posto il problema di un progetto e una soluzione gestionale che conservi all’amministrazione pubblica un forte ruolo di indirizzo e di supporto finanziario e si apra realmente all’ascolto dei cittadini.

Ad oggi si sa ancora poco su quel che accadrà alla parte sociale dell’ex convitto. È forte il timore che uno spazio potenzialmente vitale per il quartiere resti inutilizzato o che si proceda, al fine di evitare questo rischio, verso una soluzione calata dall’alto nei contenuti quanto nella forma di gestione.

Per questo rilanciamo la richiesta di un incontro pubblico in cui il Comune e Fondazione Cariplo manifestino le loro intenzioni circa il futuro della parte sociale dell’ex convitto.

Se mai l’incontro si terrà ribadiremo che lo spazio sociale dell’ex convitto:

– deve assicurare meccanismi efficaci di coinvolgimento dei soggetti collettivi e individuali del territorio nella progettazione e gestione delle azioni che vi si svolgono;

– deve diventare luogo di attività rivolte al territorio circostante e alla città, decise e adottate in coerenza con gli obiettivi generali del progetto, evitando di trasformarsi in sede di associazioni;

– vede nella sostenibilità economica un obbiettivo non fine a se stesso, bensì finalizzato alla valorizzazione sociale degli spazi e all’attivazione di processi partecipativi;

– deve essere tale da consentire, nella gestione, un ruolo significativo dell’amministrazione comunale e delle istituzioni municipali relativamente ai seguenti compiti: essere supporto alla sostenibilità economica del progetto generale; procedere a verifica e valutazione periodica (annuale) dell’operato dell’ente gestore in relazione al perseguimento degli obiettivi del progetto generale; dare indicazioni di linee di intervento e direzioni di attenzione integrative e/o correttive dell’azione svolta dell’ente gestore.

Tutto ciò al fine di evitare il rischio di processi di privatizzazione degli spazi pubblici – connessi soprattutto al meccanismo dell’assegnazione mediante bando – come accaduto in altre situazioni;

deve riguardare e tenere presenti le problematiche legate al territorio circostante (es. valorizzazione dei giardinetti di via Mosso e del bene confiscato alla criminalità di via Mosso 4).

Dino Barra e Piero Leodi



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