16 gennaio 2018

BELLA L’EUROPA

Apriamo gli occhi: l’Europa indirizza al buon equilibrio e offre chance di libertà


Maurizio Ferrera è un giornalista equilibrato e attento alla solidarietà (quando facciamo sistema; curiamo le relazioni). Sul Corriere della sera del 5 gennaio lancia un appello all’Europa dei padri fondatori contro quella algida delle “condizionalità sempre più stringenti, responsabilità essenzialmente nazionali, ‘compiti a casa’.” L’Europa è così, fredda e distaccata? La solidarietà la caratterizza solo nell’immaginazione d’élite e poche altre volte? Io ho l’impressione che l’Europa ci sia, un po’ asciutta e nordica, su molti grandi temi d’indirizzo (essenza della Politica). Arretrati sono spesso i governi, anche rispetto ai Paesi.

08bizzotto02FBRiflettiamo su cosa produce la solidarietà. Come per la carità, se la fai per acquisire meriti, è un potlach, un gesto che asserve. Devi guardare agli effetti: non dargli il pesce da mangiare; insegnagli a pescare; non dargli risorse per fare il bilancio; aiutalo a non vivere al di sopra delle sue possibilità. Qui non si tratta di bisogni primari. Le povertà europee sono relative e culturali. Sono legittime ambizioni. Ribadisco: se anche tu potessi aiutarlo a vivere al di sopra delle sue possibilità, più di tanto non devi farlo. Lo asserviresti e non ti conviene. Questo, mi pare, significhi “solidarietà e riforme”. Draghi compra il debito per dare tempo (di riformare).

Un esempio di riforme. L’ho già fatto e insisto: l’Italia dei quasi 8.000 Comuni deve: 1° allargare la visione di territorio, 2° imparare a lavorare in gruppo (tra Comuni), 3° ridurre l’area di opacità e corruzione (si dice) negli acquisti, gare, appalti e 4° ripensare e accrescere il proprio ruolo: anziché dispensare (permessi e servizi), orientare (rischiare il consenso), attivare capacità e porle in relazione; semplificare, dare spazio a (e controllare) chi può fare e sostenere chi è in difficoltà. Oggi – incredibile! – fa male entrambe le cose. Milano Città Metropolitana ha uno sproposito di 134 Municipi (uno ogni 3 km.). Consorziandoli un po’ –e spaccando Milano in quattro– risparmia 1 miliardo l’anno (dice il Politecnico), valorizza il ruolo del Pubblico e attira investimenti. Applausi dall’Europa e dai mercati.

Ma la solidarietà più bella si vede in campo politico stretto. Riguarda l’indirizzo da prendere, l’orizzonte a cui guardare. Qui contribuire, e poi accettare, alla sintesi comunitaria promette bene. L’Europa ha lo sguardo lungo, formato da grandi tradizioni, sensibilità e culture. Non vedo la divisione tra chi è per la crescita e chi per i bilanci in ordine. Sono per non dipendere dalla crescita, e sviluppare realtà di buon equilibrio. Due esempi. Il Lavoro (d’intrapresa, di rete, autonomo o dipendente) a cui serve una struttura istituzionale europea che orienti e anticipi i problemi; che superi le logiche di contrapposizione del ‘900. E – secondo esempio – la solidarietà impersonale, scelta e a misura di rischio (un nuovo livello di libertà) che può creare un Servizio Assicurativo orientato: A. alla prevenzione dei danni (riduce a metà tutti i costi) e B. alla centralità dei processi, ovvero dei rischi 4.0, soggettivi, tra loro connessi (relazionali) e gestiti in tempo reale. Questo approccio, ineludibile con il Cyber risk, scatena responsabilità, abilità di risposta creative e semplici. Quel che serve.

Mentre per il Lavoro siamo fermi (vanno ripresi i principi comuni di Bruxelles 2007), l’indirizzo europeo per il comparto Assicurativo c’è: le compagnie – dice Solvency II – facciano bilanci “prospettici”; guardino avanti, orientino gli investimenti e le riserve tecniche (7.794 miliardi a metà 2017) in infrastrutture e progetti che creino una prospettiva di rischio misurata, gestibile, sostenibile. Il presidente di IVASS (la Vigilanza italiana) Salvatore Rossi ha detto: “Il passaggio dall’approccio statico di Solvency I, basato su dati storici, a uno prospettico come quello di Solvency II è rivoluzionario”. Vista da vicino, questa è l’Europa!

Francesco Bizzotto



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