19 dicembre 2017

MILANO È PIENA, FORSE TROPPO

Un'offerta culturale sulla quale riflettere


Che Milano sia una città in pieno fermento, in espansione – non solo topografica – e che stia vivendo una sorta di personale Rinascimento non è una novità: dal New York Times alla casalinga di Voghera, chiunque passi da Milano rimane piacevolmente sorpreso e colpito. Milano non è grigia, Milano non è più solo affari e moda, Milano è arte e cultura, e lo dimostrano i numeri.

04marchesi42FBA Ferragosto i visitatori dei musei civici sono duplicati, e dal 2015 si sta riscontrando un progressivo aumento di pubblico in ciascuna delle realtà museali presenti in città. L’offerta sta crescendo, si differenzia e cerca di andare incontro ad un pubblico curioso, eterogeneo e multiforme. Il Comune ha dato vita ad un palinsesto tale per cui nel 2018 ogni settimana sarà piena di iniziative tematiche: Bookcity, Museocity, Photoweek, Green City, Digital Week. Al quale si sommano il Salone del Mobile e le settimane della moda, oltre alle iniziative delle singole istituzioni: le conferenze, i reading letterari, gli spettacoli di teatro, le mostre, i concerti.

Quest’anno abbiamo visto avvicendarsi a Palazzo Reale Manet e gli Impressionisti, Keith Haring, Caravaggio più una serie di mostre “minori” ma di interesse (Charlotte Salomon tra tutte); il Mudec ha giocato grandi nomi del calibro di Kandinskj, Klimt e Amenofi; la Permanente ha messo in campo Love, Chagall e Kuniyoshi; il Museo Morando ha dimostrato una potenza inaspettata sfornando mostre di grande interesse (compatibilmente con i gusti): Storia di una rinascita. 1943 – 1953, Manolo Blahnik e ora Milano e la Mala. Brera sta proseguendo l’espansione con il progressivo riallestimento delle sale attraverso il felice format dei dialoghi, oltre ad avere appena inaugurato il nuovo shop e presentato il progetto della caffetteria (pronta nel giugno 2018).

Palazzo Marino è giunto alla decima edizione dell’allestimento natalizio dei Capolavori della pittura, che nelle settimane a cavallo tra dicembre e gennaio porta una straordinaria opera come omaggio alla città, in una sorta di anteprima che anticipa la stagione artistica che seguirà. Sulla scia espansiva il Poldi Pezzoli ha appena inaugurato 200 mq contigui al salone dorato dove sono allestite tre nuove collezioni: orologi, reperti archeologici e porcellane. Le grandi fiere d’arte, da Miart all’Affordable Art Fair, fanno numeri da capogiro (quella a Fieramilano ha chiuso nel 2017 con 45000 visitatori: un record).

A fianco di una scontata soddisfazione per il pubblico che torna a consumare cultura e per una così ampia varietà di proposte, mi chiedo però se non sia troppo. È giusto diversificare l’offerta per andare incontro a esigenze differenti, rispondendo sia alle necessità degli studiosi sia a chi cerca piacere e divertimento. Ma non si rischia di perdere di vista quello che dovrebbe essere il cuore antico della città? Dove per cuore si intendono la valorizzazione delle collezioni permanenti, dove il teatro e la musica si fanno in teatro e le mostre nei poli espositivi.

L’ibridazione è fruttifera e portatrice di arricchimento, ma se tutti fanno tutto la produzione culturale diventa sterminata e l’utente deve districarsi tra troppe proposte tra le quali non sa più cosa scegliere. Rischiando oltretutto che nell’imbarazzo della scelta vi rinunci. Un pubblico che è stato – a fatica – riconquistato, è debole: va accudito e guidato, non lasciato in balia del canto delle sirene del grande evento di massa.

Per il 2018 auguro a Milano di riuscire a trovare il proprio equilibrio, senza rinunciare alla neoacquisita vivacità cultuale ma imparando a dosare bene energie e azioni. Il “Less is more” funziona bene anche qui.

Benedetta Marchesi



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