28 novembre 2017

IN MARGINE A BOOKCITY: LIBRI A GO GO

Una fiera del libro non se la nega nessuno, ma i lettori calano


1100 eventi proposti da 430 soggetti diversi in 200 sedi con 175000 lettori, questi i numeri di Bookcity. Grande successo, ma il popolo del libro non si ferma: a gennaio in via Tortona il Salone delle Culture (con ampio spazio al libro usato); di lì a poche settimane (23 – 25 marzo) al Base, sempre in via Tortona, Book Pride, organizzato dall’Osservatorio degli Editori Indipendenti che l’anno scorso vide la partecipazione di più di 30000 visitatori (ingresso gratuito) con 200 editori, 120 presentazioni/dibattiti e che, grazie a questo successo, ha filiato un Book Pride a Genova.

06marossi39FBIn mezzo, per la precisione dall’8 all’12 marzo, Tempo di Libri, il salone del libro dei “grandi editori”, editori che l’anno scorso con 70.000 visitatori a pagamento e 720 appuntamenti fu un fantastico flop, ma che cambiando sede, quest’anno, promette faville.

Tuttavia nessuno è riuscito a spiegarmi quale raffinata strategia di marketing è sottintesa all’organizzare nella stessa città e nello stesso mese due Fiere del libro di respiro nazionale mentre dopo poche settimane a 45 minuti di treno alta velocità si terrà a Torino il Salone del Libro: l’anno scorso 1200 appuntamenti con 165000 biglietti staccati (sperando dopo le inchieste che i numeri non siano taroccati).

Se il nostro appassionato lettore dovesse essere lontano dall’amata Milano non avrà da temere crisi di astinenza da presentazioni. Tra pochi giorni inizia a Roma Più libri più liberi fiera della piccola editoria: 500 editori per 550 appuntamenti con 1000 autori. Andando poi a memoria nel corso dei mesi successivi il lettore potrà partecipare all’annunciato nuovo salone del libro di Napoli, oppure scegliere tra: Modena: Buk, Festival della piccola e media editoria; Bologna: Bologna Children’s Book Fair; Roma: Libri come. Festa del Libro e della Lettura; Latina: Libri da scoprireL’editoria in rassegna; Roma: Letterature Festival Internazionale di Roma; Imperia: Fiera del Libro; Palermo: Una marina di libri; Cetara (SA): Fiera dell’Editoria… in riva al mare; Spoleto (PG): Fiera “Libri all’Orizzonte”; Farfa (RI): Fiera dell’Editoria indipendente “Liberi sulla Carta”; Pordenone: Pordenone Legge – Festa del libro con gli autori; Firenze: Festival dell’inedito; Campi Salentina (LE): Rassegna nazionale degli Autori e degli Editori; Chiari (BS):Rassegna della Micro Editoria; Pisa: Pisa Book Festival – La Fiera dell’Editoria Indipendente e culturale; Suzzara: Nebbia gialla Noir festival; Firenze: Libro aperto; Città di castello: Calibro; Tricase: Armonia. Narrazioni in Terra d’Otranto; Rovigo; Rovigoracconta; Ragusa: Libri in Festa; Taormina: Taobook (forse il titolo più assurdo); Elba: Festival dell’editoria indipendente; Verbania: Letteratura; Matera: Letteratura al femminile; Andora: Noir; Naxos: Legge; Libra: Casentino Book festival; Lamezia: Festival dei libri sulle mafie; Treviso: Festival letteratura carta carbone; Como: Fiera del libro; Vimercate: Incontri del libro e autori; Monteriggioni: Festa del libro nel paese dei librai; Ferrara: Festa del libro ebraico; Cerignola: Festa del libro e del giornalismo; Cremona: Fiera autunnale del libro; Sauze d’oulz: Fiera del libro; Mantova: Festival letterature; Arcore: Festival della letteratura; Lecce: Festival letteratura; Viterbo: Caffeina festival; Gavoi: Isola delle storie; Polignano: Festival del libro possibile; Valle di Comino: Festival delle storie; Capalbio: Festival; Alghero: Sulla terra leggeri; Lucera: Festival della letteratura Mediterranea; Pesaro: Festival della letteratura sportiva; Cagliari: Tuttestorie; Itinerante: Festival della letteratura di viaggio; Spinea: Festival per tutti i gusti; Padova: La fiera delle parole e si potrebbe continuare all’infinito.

Insomma ci sono più eventi del libro che sagre alimentari. Perché? La spiegazione è semplice e banale: costano poco. Dalla più piccola alla più paludata, per una presentazione si richiede un tavolo, delle sedie e poco più. Così ogni amministrazione comunale, ogni proloco, ogni circolo o associazione può fare “cultura”.

Del resto gli autori si sa sono narcisisti per definizione e non mancano mai un appuntamento; magari poi lamentandosene come fa un autore Einaudi che di manifestazioni se ne intende, Riccardo Cazzaniga, lanciando un dibattito su Facebook: “Provo a fare una stima, basandomi sulla mia esperienza in presentazioni vissute da spettatore, da scrittore, da correlatore, da conduttore: diciamo che solo in 1 caso su 4 si riesce a superare l’entusiasmante risultato di 20 presenze. Altrimenti non accadrebbe che, prima di qualsiasi presentazione, ci si imbatta in un povero organizzatore angosciato che anticipa una litania di giustificazioni preventive: Speriamo che arrivi qualcuno, ma chissà … Sai, oggi piove. Oggi si gela. Oggi è troppo caldo. Stasera gioca la Rivarolese. Nel paese vicino hanno organizzato in contemporanea la Sagra della Porchetta, maledetti. I miei 14 amici che vengono sempre hanno organizzato un’amichevole di calcio a 7. Dovrebbero venire mia madre e mio nonno, ma lui ha la gotta e non so se riesce”.

Del resto è in crescita il numero delle case editrici attive 4.877 +5,8% rispetto al 2015. È in crescita il numero dei titoli pubblicati: 66.505 titoli, erano 59.198 nel 2010, cui vanno aggiunti 74.020 titoli e-book otto volte di più rispetto al 2010 (quando erano 9.076). Ogni giorno vengono pubblicati 182 cartacei e altrettanti e-book, ma le tirature sono in calo ormai da un decennio e almeno la metà delle copie stampate non sono mai uscite dal magazzino. Il numero di copie vendute a titolo è uno dei segreti meglio custoditi, eccetto ovviamente i bestsellers eclatanti. In passato per entrare in classifica si dovevano vendere 25/30mila copie la settimana, adesso ne bastano 10000, ma in certi periodi anche meno.

É in crescita il numero di titoli venduti all’estero: nel 2016, 6.565 diritti di edizione contro 9.552 titoli comperati. Rispetto al 2015 si assiste a una crescita dell’11% nelle vendite all’estero (+11,7% nel 2015) e un calo del 10,6% nell’acquisto (+2% nel 2015). L’autore italiano più tradotto è un topo: Geronimo Stilton.

Presentazioni diffuse, grandi partecipazioni, bassi costi, titoli più numerosi, internazionalizzazione… un successone quindi. Con una sola criticità: si legge meno e si vendono meno copie.

I dati Nilsen dicono che quest’anno siamo a -1% di copie vendute, per la precisione -1,4% nelle catene librarie, -8,6 nella grande distribuzione (cioè il luogo privilegiato per i lettori deboli ed occasionali), +0,7 nelle librerie indipendenti, +15% su internet (ma tenete presente che Amazon non fornisce dati). Va un po’ meglio a valore con un +1,5% (nel senso che i libri evidentemente quest’anno costano di più, ma i prezzi medi di copertina erano calati costantemente dal 2010 al 2014: -14,7%). Tuttavia va ricordato che dal 2011 al 2016 il comparto libro (compreso quindi scolastica, edicola ecc. ) ha perso 522 milioni di euro (fonte: AIE) cioè il 16,5% del totale fatturato, il solo libro in edicola (collezionabili ecc.) si è dimezzato.

E perché si vendono meno copie? Perché cala il numero dei lettori. Secondo l’ISTAT: il 58,6% degli italiani non legge un libro contro il 38% degli spagnoli e il 30% dei francesi. La percentuale scende al 39% tra i dirigenti e i professionisti (ma è al 17% in Francia e Spagna) e al 25% tra i laureati (ma è al 9% in Francia e Spagna). E comunque che il 25% dei laureati non legga un libro all’anno la dice lunga sulle nostre università.

La lettura si salva grazie alla popolazione femminile: complessivamente il 48% delle femmine e solo il 34,5% dei maschi hanno letto almeno un libro nel corso dell’anno. La quota di lettori è superiore al 50% della popolazione solo tra gli 11 ed i 19 anni, mentre la fascia di età in cui si legge di più è quella tra gli 11 e i 14 anni (53,5%). La propensione alla lettura è fortemente condizionata dall’ambiente familiare: leggono libri il 66,9% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 32,7% di quelli con genitori che non leggono libri. Quasi una famiglia su dieci (9,8%) non ha alcun libro in casa. I “lettori forti”, cioè le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 14,3% dei lettori, una quota minoritaria ma sostanzialmente stabile (erano il 13,9% del totale dei lettori nel 2013). Il calo della lettura sembra da attribuire soprattutto all’ulteriore diminuzione della categoria dei lettori deboli (-6,8% rispetto al 2013), i quali già avevano un rapporto molto fragile ed estemporaneo con i libri, mentre chi aveva una maggiore familiarità con la lettura ha dimostrato una sostanziale “tenuta” nelle proprie abitudini.

I “lettori forti” sono soprattutto donne (il 15,1% delle lettrici pratica la lettura in modo intensivo) e persone con una età compresa tra i 65 e i 74 anni (il 20,2% delle lettrici e il 21% dei lettori). A leggere in media almeno un libro al mese sono soprattutto le persone tra i 55 e i 74 anni. Inferiore alla media invece la quota di “lettori forti” tra i giovani di 20-24 anni. Sono “lettori deboli” e dichiarano di aver letto da uno a tre libri al massimo in un anno quasi la metà dei lettori maschi (il 47,9%) e delle persone con età tra 11 e 14 anni (51%), con al più la licenza media (52%), in cerca di nuova occupazione (52,2%), e residenti nel Sud (57%). La scarsa propensione alla lettura è un indice di difficoltà di accesso anche ad altre risorse ed opportunità culturali. Ai non lettori, infatti, corrispondono livelli di partecipazione culturale significativamente inferiori alla media: ad esempio, hanno visitato musei o mostre il 48,9% dei lettori contro il 13,3% dei non lettori, e siti archeologici o monumenti il 38,7% dei primi contro il 10,3% dei secondi, mentre hanno assistito a spettacoli teatrali il 32,3% dei lettori contro il 9,6% dei non lettori.

Intervistati su come scegliessero le presentazioni cui partecipare a Bookcity una coppia di ragazzi ha detto al Corriere: “Più che per il contenuto scegliamo gli eventi in base a dove si svolgono”. E il giornalista ha commentato: “Che detta così può sembrare lo scivolone disimpegnato di due adolescenti milanesi. Invece è la sintesi della forza di questo festival tentacolare ”. Oibò!

A me la partecipazione in base alla location, immagino meglio se con rinfresco, mi ricorda una fulminante analisi di Nenni sulle elezioni del Fronte Popolare nell’aprile 1948: “piazze piene, urne vuote” che potremmo parafrasare con “festival pieni, lettori pochi”.

Walter Marossi



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