10 ottobre 2017

UN SILENZIO VERGOGNOSO SU UNA PRASSI VERGOGNOSA

Oltre lo sciopero, Milano è bloccata: Comune latitante?


Venerdì c’è stato un ennesimo sciopero di ATM. Veniamo alla parte “fatti locali incontestabili”. Era casualmente ancora una volta venerdì, che in genere risulta attaccato al sabato e alla domenica. Era organizzato dai COBAS, ma da chi è organizzato ai viaggiatori non “frega una cippa”. Ma, meraviglia! Si è fermata solo la MM5, i mezzi di superficie hanno solo “rallentato”.

08ponti33FBLa Repubblica-Milano non degna la notizia nemmeno di un titolo, solo poche righe all’interno di uno sul deragliamento della MM2, solo per il quale disservizio ATM si è scusata. Il Corriere della Sera-Milano un articolo su di una colonna riporta le ragioni degli scioperanti, ma non si degna di sentire la campana ATM, o qualche cittadino esasperato. Oddio, magari non ce ne sono, visto che il Comune tace e non si mostra dispiaciuto. Forse sono tutti contenti.

Veniamo ora ai “fatti generali incontestabili”. Le aziende di trasporto pubblico non possono fallire (cioè, ne sono fallite due in cinquant’anni). I lavoratori sono super-protetti in caso di apertura alla dolcissima concorrenza “per” il mercato, cioè all’affidamento mediante gara, evento procrastinato dai nostri politici per vent’anni, per ragioni non chiarissime (alcuni maligni parlano di “voto di scambio”). I lavoratori sono stati ulteriormente super-super-protetti, con una recente clausolina introdotta senza troppa pubblicità, che garantisce, in caso di gara persa, non solo il generoso contratto nazionale, ma tutti i generosissimi contratti integrativi.

Il costo medio nel settore varia dai 45.000 €/anno a più di 50.000, contro un costo medio nell’industria che non supera i 32.000 €. L’“effetto annuncio” di uno sciopero è comunque micidiale: se, all’estremo, anche se nessuno poi aderisse, gli utenti non possono rischiare né di perdere appuntamenti, né di tornare a casa dal lavoro dopo ore, quindi si genera il caos: moltissimo prendono l’auto, spostano importanti impegni, hanno danni di ogni tipo. L’ambiente ne soffre orribilmente, essendo la congestione una funzione non lineare, e le emissioni fortemente correlate alla congestione. Gli scioperi invece danneggiano marginalmente le aziende di TPL, che comunque non possono fallire, specie quelle pubbliche, al contrario di quelle private.

Fatti generali contestabili”. Chi rischia veramente in caso di gare, separazione dei servizi, attività accessorie ecc. (motivazione principale dello sciopero dei COBAS), è solo il management, che, in caso di subentro, verrebbe probabilmente sostituito dal nuovo entrante. A pensar male si va all’inferno, ma forse tra questi assurdi scioperi e la posizione morbida e silenziosa del management c’è qualche nesso (la fonte è un “insider”, quindi qui non svelabile).

Infine la misurazione dei danni, in termini ambientali e di tempo e lavoro perso da utenti e automobilisti: nulla, come sempre, è dato sapere. Bisogna ricorrere purtroppo alle esperienze personali, che valgono poco: dopo le 18, traffico sembrava in molte zone paralizzato, e alle 15 c’erano code infinite alle fermate degli autobus.

Chi risponde dei servizi pubblici nelle città civili? Il Comune, non l’azienda. I cittadini pagano carissimo il TPL, tra sussidi (un milione al giorno!) e i biglietti. Ma il Comune tace, chissà perché. Non si scusa, non dice che è l’ultima volta, che sta facendo l’inferno perché questo non si ripeta, etc. E il Comune pensa anche di non mettere in gara il servizio, o di metterlo in gara come lotto unico, che sarebbe una farsa. Ma si parlava di città civili, e forse ci si è sbagliati … .

Marco Ponti



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