7 giugno 2017

DIVENTARE CITTADINI A PIENO TITOLO

L'integrazione passa per i centri provinciali per l'istruzione adulti


L’istruzione è il primo passo per comprendere e comprendere, nel senso più omnicomprensivo del verbo, aiuta a integrarsi rispettando le regole del nostro Stato e della nostra comunità. I Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA) sono istituzioni scolastiche autonome, attivate dal 2015 (prima si chiamavano Centri Territoriali Permanenti) all’interno del Sistema nazionale di istruzione e organizzate in reti territoriali di servizi.

09livigni21FBIn Lombardia sono 19 e offrono percorsi di istruzione per adulti, finalizzati al conseguimento di un titolo di studio di primo livello (licenza media) e di secondo livello (diploma tecnico o professionale). Il CPIA è anche il luogo dove sviluppare competenze di base per l’esercizio attivo della cittadinanza ed è il soggetto istituzionale deputato all’integrazione linguistica dei migranti e a garantire il diritto di istruzione anche ai detenuti.

Tali strutture costituiscono il punto di riferimento istituzionale per il coordinamento e la realizzazione di azioni destinate agli adulti per favorire l’innalzamento dei livelli di istruzione e il consolidamento delle competenze basilari per l’apprendimento permanente.

Possono iscriversi al CPIA adulti, anche stranieri, che intendono conseguire titolo di studio conclusivo del primo o del secondo ciclo di istruzione oppure che necessitano di percorsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana. Tali istituzioni si occupano anche della formazione dei giovani che hanno compiuto i 16 anni di età e che, in possesso del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione, dimostrano di non poter frequentare i corsi diurni e dei minori stranieri non accompagnati, con età superiore a quindici anni che risiedono nelle comunità.

Insomma, davvero un avamposto di integrazione e di formazione culturale molto importante per le nostre città che riguarda gli adulti, prevalentemente stranieri che vivono magari da anni in Italia, ma necessitano di competenze linguistiche di base per affrontare il mondo del lavoro oppure un diploma, ma soprattutto, appunto, i minori stranieri non accompagnati.

Questa categoria di ragazzini si trova ad affrontare complesse difficoltà dopo aver vissuto traumi importanti legati al viaggio dal loro Paese d’origine. Da una parte, indubbiamente, sono cresciuti molto in fretta e capaci di cavarsela quanto un adulto in situazioni difficili, dall’altra sono ancora ragazzini che avrebbero bisogno soprattutto di una guida adulta, di una famiglia, di un sostegno. Di questi migranti minorenni soli, in Italia, ne risultano attualmente censiti e accolti quasi sedicimila: un numero che davvero fa riflettere, anche considerando che, per ovvi motivi, è certamente calcolato per difetto.

Oltre a loro, nel solo anno 2016, altri seimila sono arrivati nel nostro Paese e, dopo essere stati identificati, hanno fatto perdere le loro tracce: scappati subito dalla prima accoglienza o più tardi dalle comunità a cui erano stati affidati, ripartiti verso altri Paesi europei o bloccati alle frontiere oppure ancora rimasti in Italia in forme quasi clandestine, a fare la spola tra accoglienze di emergenza e reti di conoscenti. La Lombardia, secondo i dati di dicembre 2016, accoglie 974 minori stranieri non accompagnati, di cui 873 nella sola Milano.

Alla fine del 2016, degli 873 ragazzini presi in carico dal comune di Milano, 811 erano ospitati in strutture dedicate: nelle classiche comunità educative per minori, o in altre strutture un po’ più grandi (ma comunque sotto i venti posti ciascuna), aperte appositamente dal comune in sinergia con alcune realtà del privato sociale, e attrezzate con professionalità formate per questa esigenza.

Ma questi ragazzini hanno, soprattutto, bisogno di integrazione e di istruzione, considerando i due concetti collegati in modo biunivoco. È proprio per questa esigenza che i Centri Provinciali Istruzione Adulti sono un fondamentale strumento di formazione per questi ragazzi, organizzando corsi ad hoc per l’ottenimento del titolo di studio di primo livello con anche percorsi di mediazione linguistica e di introduzione alla cittadinanza.

Operano in questi corsi, unitamente agli insegnanti di ruolo, équipes specializzate di mediatori e psicologi che aiutano l’inserimento di questi ragazzini che provengono da contesti difficili, con mediazioni linguistiche e culturali. I numeri ci fanno riflettere e, proprio per la contingenza della tematica, non devono mancare i fondi.

La politica, sia a livello nazionale sia a livello locale, non deve lasciare sole queste strutture e tutti quelli che vi operano, spesso con grandi fatiche e ovvio disagio, non diminuendo gli organici di insegnanti e personale non docente e non gravando ulteriormente la difficile organizzazione di queste scuole. Si tratta di istituzioni fondamentali per un’integrazione corretta e concreta di tanti ragazzi che sono facile preda di forme di piccola o grande criminalità, non escluso il terrorismo.

Ilaria Li Vigni



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