27 aprile 2017

CANTIERI DI ACCESSIBILITÀ UNIVERSALE

Un requisito programmatico di cittadinanza per Milano, città del disabile 2016


Si dice spesso che Milano è, e sempre più deve essere, una grande metropoli contemporanea capace di accogliere e offrire opportunità a chiunque la abiti o la attraversi, anche solo per un tempo limitato. Proprio perché questa è la vocazione di Milano, qui laccessibilità universale deve costituire un paradigma di progettazione della città.

04noja15FBNegli anni scorsi, sono stati raggiunti importanti risultati, tanto che la Commissione europea e il Forum europeo della disabilità hanno assegnato il City Access Award 2016 a Milano, prima città italiana ad aver ottenuto questo prestigioso riconoscimento.

Milano ha vinto il premio sia per i traguardi conseguiti, sia per gli impegni assunti per il futuro. Impegni che, non a caso, hanno trovato ampio spazio nel programma elettorale del Sindaco Beppe Sala e da cui è scaturita la decisione di istituire una delega specifica proprio sulle politiche per l’accessibilità .

Il lavoro che abbiamo avviato in questi mesi, dunque, muove dal patrimonio di risultati e di esperienze maturate nello scorso mandato ed è volto a consentire a Milano di compiere un ulteriore grande salto verso la realizzazione di una città per tutti e di tutti, indipendentemente dalle diverse abilità e condizioni fisiche, temporanee o permanenti.

Il nostro lavoro si fonda su una visione precisa: l’accessibilità costituisce un requisito di cittadinanza. Accedere, infatti, significa non solo fare ingresso in un luogo, ma anche entrare a far parte di una comunità. E non vi è possibilità per un individuo di partecipare a una collettività cittadina, di incidere sulle sue decisioni, di offrirle il proprio patrimonio di idee e talenti, se a quell’individuo è impedita la piena fruizione dei luoghi, fisici e virtuali, in cui si svolge vita della collettività.

Se questa è la visione, occorre essere pienamente consapevoli che la costruzione di una città universalmente accessibile richiede un percorso lungo e, potenzialmente, interminabile. Un percorso lungo in quanto Milano è una città antica, con un patrimonio urbanistico ed edilizio che spesso risale ad epoche in cui l’accessibilità on veniva nemmeno vagamente contemplata. Il che comporta la necessità di un progressivo e complesso processo di abbattimento di diffuse barriere già esistenti.

Un percorso potenzialmente interminabile, perché il progresso consente continui miglioramenti del grado di accessibilità degli spazi. Il che impone alla pubblica amministrazione di coltivare una costante disponibilità ad aggiustare, innovare, trasformare il proprio approccio a questo tema.

Consapevoli di ciò, stiamo procedendo per tappe sulla base di un imperativo condiviso da tutta lamministrazione comunale: non dobbiamo fermarci mai. Perché sappiamo che se c’è un ambito in cui lidealità deve sposarsi con la concretezza quotidiana, un ambito in cui ogni barriera – anche piccola – non abbattuta può costituire un ostacolo importante alla possibilità di alcuni di fruire di Milano, un ambito in cui a ogni risultato conseguito corrisponde, invece, un piccolo ma reale miglioramento della qualità della vita dei cittadini, quello è proprio il campo dellaccessibilità.

Proprio in questa ottica, la sfida più importante che stiamo affrontando, e che coinvolge in modo trasversale praticamente tutti gli Assessorati, riguarda l’implementazione del Piano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche. Milano è tra i primi soggetti pubblici ad aver avviato il percorso necessario per dotarsi di uno strumento di programmazione coordinata in materia. Con l’adozione, a maggio 2016, del P.E.B.A.-MI – Documento preliminare, il Comune di Milano ha realizzato una prima, ampia mappatura degli spazi pubblici comunali in cui sono presenti barriere che impediscono o limitano l’accessibilità.

Una mappatura che tiene conto delle varie tipologie di disabilità (per esempio fisiche, sensoriali e cognitive) e che ha fissato criteri e principi di intervento. Sulla base di tale importante strumento, in questa fase, occorre individuare priorità e linee di azione, sapendo che limplementazione del PEBA rappresenta anche una grande occasione di progresso culturale della città sul tema dellaccessibilità.

Essa, infatti, offre lopportunità di proseguire il lavoro, avviato in preparazione di Expo, di condivisione e confronto, anche con il mondo delle associazioni, del know-how tecnico inerente la progettazione dellaccessibilità universale”. Un know-how che i progettisti, tanto interni quanto esterni alla pubblica amministrazione, devono acquisire in modo sempre più consapevole e responsabile per essere in grado di ideare e realizzare spazi autenticamente accessibili.

Non si tratta, infatti, semplicemente di applicare le norme che già esistono, ma di andare oltre il mero approccio burocratico, diffondendo una reale comprensione dei bisogni concreti che tali norme mirano a soddisfare e degli strumenti progettuali che, di volta in volta, sono più adeguati per assicurare appieno laccessibilità universale degli spazi.

Uno degli altri cantieri di lavoro avviato proprio nell’ottica di rendere l’accessibilità universale un grande progetto collettivo, di cui si faccia carico la città nel suo complesso, riguarda l’art. 77 del Regolamento Edilizio. La norma ha introdotto l’obbligo per le attività commerciali con affaccio su strada di dotarsi di soluzioni, anche provvisorie (come scivoli mobili), per garantire l’accesso alle persone con disabilità e dalla sua entrata in vigore di tale obbligo risulta essersi adeguato poco più del 10% degli esercizi commerciali.

Fermi nella volontà di superare rapidamente questo gap e di assicurare il pieno accesso a bar, ristoranti, negozi, etc., siamo altresì consci del fatto che tale obiettivo potrà essere pienamente raggiunto solo se laccessibilità verrà riconosciuta come un patrimonio comune e una grande opportunità di crescita, anche economica, di tutta la città.

Pertanto, accanto ai doverosi controlli e a unattività di verifica e ascolto per comprendere le difficoltà di applicazione riscontrate, svolta col supporto delle Associazioni di categoria, a partire da Confcommercio, insieme allAssessorato di Cristina Tajani abbiamo avviato una sperimentazione di manifattura 4.0.

La sperimentazione, inserita nel progetto comunitario Opencare – Open Participatory Engagement in Collective Awareness for REdesign of Care Servicesè nata dalla collaborazione tra l’Amministrazione, il Distretto Urbano del Commercio Isola, Ada Stecca e il Fab Lab WeMake. Essa prevede il coinvolgimento di commercianti, portatori di bisogni di accessibilità (intesi in senso lato, ossia principalmente persone con disabilità, ma anche famiglie con bimbi piccoli, persone anziane, etc.) e makers.

Lobiettivo è anzitutto individuare strumenti utili a superare il problema specifico e concreto dellaccesso agli esercizi commerciali. Si tratta, però, anche di unimportante occasione per sperimentare lutilizzo dei percorsi di co-design e delle nuove opportunità offerte dalla rivoluzione digitale al fine di accrescere il grado di accessibilità della città.

Un utilizzo che auspichiamo diventi sempre più diffuso e fruttuoso, perché laccessibilità è un campo votato a consentire ai percorsi di partecipazione, allinnovazione e alla creatività di trasformarsi in intelligenza collettiva e progresso diffuso.

Lisa Noja
Delegata all’Accessibilità del Comune di Milano



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