26 aprile 2017
PROTEGGERE LE DONNE DALLA VIOLENZA: L’INDIPENDENZA ECONOMICA
CADMI a Milano per le donne “emarginate” da relazioni violente
26 aprile 2017
CADMI a Milano per le donne “emarginate” da relazioni violente
“La violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso. 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri”.
È l’apertura della pubblicazione dell’indagine Istat La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia, divulgata nel 2015 su dati del 2014: 31,5% è una percentuale che non consente di affermare “non a me”. La violenza contro le donne riguarda tutte.
Questa è la convinzione dell’Associazione Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano (CADMI) che nel 2016 ha celebrato il suo trentesimo compleanno. In questi trent’anni CADMI ha incontrato quasi 30.000 donne, ospitandone circa 1000 nelle sue case a indirizzo segreto. Sono donne italiane e straniere, ricche e meno ricche, molto o per nulla istruite, giovani e ultraottantenni.
Per accoglierle e mettersi al fianco di quelle che decidono di intraprendere il loro percorso di uscita dalla violenza, CADMI ha esperito, progettato e condiviso una metodologia che, innovativa e rivoluzionaria trent’anni or sono, è oggi quella che caratterizza tutti i centri antiviolenza italiani che si riconoscono nell’Associazione nazionale D.i.Re. (Donne in Rete) contro la violenza.
La metodologia creata dalle fondatrici dell’Associazione milanese parte dal desiderio delle donne, dalla loro forza che nella relazione violenta viene congelata o usata per sopravvivere, ma mai eliminata. E la chiave di volta del successo è la messa in atto della relazione tra donne.
Il rispecchiamento in altre donne, la possibilità di raccontare la propria esperienza in completo anonimato, la certezza della segretezza sono sicuramente le caratteristiche che hanno permesso a CADMI, e a tutti gli altri centri antiviolenza che si rifanno alla sua metodologia, di riscuotere la fiducia di un numero davvero impressionante di donne, accompagnandole fino alla conquista di una vita libera.
I servizi tradizionalmente offerti sono l’accoglienza (telefonica e vis-à-vis) – per avere la valutazione del rischio e decidere quale percorso di uscita progettare – e l’ospitalità in case a indirizzo segreto, nelle quali le donne possono sperimentare una vita libera per recuperare totalmente la loro forza e la loro autonomia. Grazie alla presenza di numerose avvocate penaliste e civiliste volontarie, lo sportello legale garantisce alle donne anche la sicurezza di poter scegliere la strada migliore per raggiungere il proprio obiettivo.
Per poter realizzare il cambiamento culturale indispensabile alla lotta contro la violenza sulle donne, alla fine degli anni ’90 CADMI ha iniziato a progettare e realizzare percorsi di sensibilizzazione, prima nelle scuole e poi anche nelle aziende.
I tempi cambiano e l’Associazione evolve. L’ostacolo più difficile da superare per raggiungere la completa libertà è quello dell’autonomia economica. Per questo, proprio nel suo trentesimo anno, CADMI ha attivato lo sportello lavoro: un luogo di relazione per sostenere le donne sia nella ricerca di un lavoro che nella ri-professionalizzazione con l’individuazione di corsi di formazione e con il sostegno di percorsi di coaching o di empowerment psicologico.
Negli ultimi due anni si sta verificando un cambiamento sostanziale: è in continuo aumento il numero delle giovani donne che si rivolgono a CADMI. Nelle case segrete, l’80% delle ospiti ha meno di 24 anni e molte under 30 chiamano per confrontarsi e capire se la situazione di disagio che vivono nella relazione di coppia sia l’inizio di un maltrattamento. Sta aumentando la consapevolezza. Non abbassiamo la guardia.
Stefania Rossi