22 marzo 2017

GIULIANO PISAPIA E STEFANO PARISI: DIVERGENZE PARALLELE

Un’intervista a Stefano Parisi


Due personaggi del mondo della politica milanese stanno percorrendo traiettorie simili, in qualche modo il primo prendendo le distanze dai Partiti della propria area di appartenenza – Stefano Parisi – il secondo muovendosi al di fuori dello schema classico dei Partiti: Giuliano Pisapia. Questi due percorsi simili sono un segnale inequivocabile che le “forme” della politica stanno cambiando. Giuliano Pisapia ha varato “Campo Progressista”, non un partito ma un “soggetto politico”. Abbiamo chiesto a Stefano Parisi di raccontarci il suo percorso con il nuovo soggetto Energie per l’Italia.

01beltramigadola11FBStefano Parsi, di recente Giuliano Pisapia, che non è stato un suo competitore diretto ma rispetto al quale lei si è candidato a succedere come Sindaco di Milano, ha iniziato un percorso politico nuovo dando vita a Campo progressista che vuole essere un “soggetto politico” e non un Partito. Il suo percorso sembra parallelo, è così?
Sì, Energie per l’Italia è un nuovo soggetto politico e aspira a essere un grande movimento che rappresenti l’area liberale e popolare del Paese. Senza voler essere autoreferenziale penso che queste due opzioni, quella di Pisapia e la mia, siano i due unici fatti nuovi nel panorama politico italiano. Io muovo dalla consapevolezza che l’indignazione che c’è tra gli italiani per la politica sia dovuta all’incapacità attuale dei Partiti di interpretare i bisogni della gente e le sue aspirazioni, accompagnata da un’esigenza di comportamenti etici che oggi proprio non si vedono.

Da questo punto di vista all’interno del centro-destra dove pensa di trovare maggior sintonia?
Io penso di essere in uno schema diverso da quello attuale, anche nei confronti dei media: tutto lo schema di ragionamento è riferito all’offerta politica esistente mentre il mio schema è di ritrovare un rapporto con la gente, con chi si astiene dal voto e con chi è deluso dalla destra e da Renzi. Il problema non è di quanto sono lontano da Forza Italia o da Fitto ma se e come riuscirò a interpretare il malessere degli italiani e trasformarlo in una proposta politica seria.

Immagino che come per Pisapia vi sia un problema di comunicazione: come far conoscere alla gente i contenuti della propria offerta politica?
Devo dire che in Italia i media sono molto pigri, scarsamente interessati alle novità, e questo li rende un canale poco interessante per chi rappresenti una novità. Sono più interessati al gossip e comunque all’esistente, nell’insieme hanno un atteggiamento conservatore. Se Alfano va a prendere un caffè da Berlusconi tutti ne parlano, se io raduno duemila persone in una sala nessuno ne parla.

Allora che fare?
Lo strumento importante è parlare alle persone. Io e i miei in questi sei mesi abbiamo incontrato e parlato con migliaia di persone in tutta Italia e questo è il miglior sistema: andare di là del tweet, del passaggio in televisione e spiegare un ragionamento e ascoltare. Non vanno dimenticati i corpi intermedi cioè le associazioni professionali, i sindacati, le associazioni di cittadini perché sono tutte dei mediatori insostituibili che la politica deve riscoprire, ascoltandoli per non fare come ha fatto l’Europa con la sua politica elitaria e burocratica che ha tagliato fuori chi lavora con i risultati di insofferenza che vediamo.

Fino a ieri si è detto che gli “ideali” ormai sono morti, che la politica è fatta dalle cose, dal “fare”. Anche per lei?
Io non lo credo, e il risultato del referendum del 4 dicembre ne è la conferma. Sia chi ha votato sì che chi ha votato no e soprattutto i giovani che sono andati a votare hanno dimostrato che la passione politica c’è.

In Olanda alle ultime elezioni la partecipazione ha superato l’80%. Che segnale è secondo lei?
Vuol dire che le persone che hanno cervello hanno capito che era importante manifestare la propria volontà e io sono ottimista che questo succederà anche in Italia alle prossime elezioni

Lei per formazione e per cultura mi sembra più un uomo del nord. Dove pensa di trovare di maggiori consensi al nord o nel resto di Italia?
Io sono romano e mia madre è napoletana, poi ho lavorato a Milano, però devo dire che al sud c’è una notevole vivacità di partecipazione alla politica e anche se faccio dei discorsi liberali, meno Stato, meno sussidi, zero incentivi trovo consensi: la gente ha capito che così non si può andare avanti.

Cosa ne pensa della politica fatta a colpi di tweet?
Non porta da nessuna parte, guardi a Milano. Sala e io siamo due persone diverse per opinione ma serie e il confronto è stato su politiche diverse e con discorsi articolati: la gente ha potuto scegliere.

Dopo il primo evento di qualche tempo fa, quando tornerà a Milano a presentare la sua piattaforma politica?
Non ho fissato date: Il primo aprile sarò a Roma per una grande manifestazione.

 

Luca Beltrami Gadola

 

 

 



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