15 marzo 2017

IL FUTURO DELLA DARSENA È ANCORA INCERTO

Quanto “cavare” dai beni comuni?


Da anni il sistema dei Navigli presente a Milano compare ciclicamente sulla stampa. Oggetto di progetti, di proposte di riqualificazione, di eventi, di contestazioni e di ricerca di finanziamenti per far fronte alle onerose necessità di gestione e di manutenzione. Uno dei titoli apparsi in questi giorni cita ”Il Comitato dei Navigli affonda la piattaforma sull’acqua”. Di quale piattaforma si parla? La Delibera di Giunta del 10 febbraio 2017 N. 168 mette a bando lo spazio acqueo e di suolo della zona portuale del bacino idrico “il famoso porto” di Milano. E la piattaforma è uno degli elementi essenziali per la concessione .

10valassina10FBNon solo la piattaforma ma casette sulle sponde, totem pubblicitari e altro dati in concessione secondo linee d’indirizzo stabilite per “valorizzare la vocazione turistica, tutelare il paesaggio e garantire trasparenza e libera concorrenza per lo sviluppo di attività commerciali e imprenditoriali”-

Il punto è questo: cosa si vuol fare di uno spazio tutelato da un vincolo paesaggistico, “tradito” nella sua storia da un progetto di riqualificazione che ha nascosto le ricchezze archeologiche e monumentali ritrovate, negando quella possibilità di sviluppo turistico che ne avrebbe valorizzato le qualità.

La scelta delle amministrazioni, da quando per Expo questo spazio è stato “riqualificato”, è di incentivarne la fruizione con l’inserimento di strutture per manifestazioni a carattere musicale o di intrattenimento con associate attività di commercio o altro, legate a sponsorizzazioni ben visibili, in un quartiere in cui la funzione è essenzialmente residenziale, con immancabili ricadute sulla qualità della vita.

Ora si tratta di una piattaforma di 168 mq e di 100 mq di strutture mobili. La piattaforma sarà posizionata nell’acqua e le strutture saranno poste sulla sponda che fiancheggia Viale Gabriele D’Annunzio, con totem pubblicitari affidati alla società vincitrice di un bando con base d’asta, almeno per la piattaforma, di soli 35.000 € annui, per tre anni e a titolo sperimentale.

Ciò non vuol dire che altri spazi non saranno in futuro messi a gara e destinati ad essere affittati al miglior offerente. Si profila la trasformazione di un luogo nato secoli fa per essere il porto di Milano in un luogo di offerte promozionali e commerciali anche di pregio, privilegiando qualità rarità e particolarità, comunque sempre di attività che devono generare benefici economici.

L’area portuale diventa, quindi, un luogo pubblico messo a profitto per sostenere le spese di gestione e di manutenzione che sono elevate ed erano prevedibili. Si parla di più di 700.000 € all’anno. Anche altri ambiti pubblici, destinati alla fruizione dei cittadini, hanno un costo, questo non giustifica il loro uso improprio, solo commerciale o la loro privatizzazione. Inoltre, la vita notturna legata alla movida dei navigli non può che aumentare il peso economico della sua conservazione .

La Darsena è un luogo dichiarato dal Comune simbolo di Milano che non viene gestito con le necessarie e appropriate tutele. Le decisioni e le proposte d’uso sono il risultato di un indirizzo che genera lo sfruttamento commerciale di un ambito storico per il quale i cittadini nel 2002 avevano trovato l’energia e la determinazione di lottare contro un progetto invasivo, quello del parcheggio a rotazione da realizzare sotto le sue acque, previsto dal PUP dei primi anni 2000. Ci ritroviamo nella situazione di doverlo oggi proteggere dall’invasione di attività non qualificanti e del tutto inappropriate.

E i barconi ancora presenti sul Naviglio Pavese. La Sentenza del Consiglio di Stato del 31 gennaio 2017 ne ha decretato la loro definitiva rimozione. Da anni sostavano illegalmente nell’alveo del canale nonostante lo stato debitorio conclamato. Dal 2008 il Comitato aveva cercato di sollecitare le istituzioni affinché fossero eliminati, essendo, inoltre, diventati solo un’estensione dei locali e impedendo di fatto l’effettiva navigabilità del naviglio. Ora non sappiamo se lo stesso spazio acqueo sarà di nuovo dato in concessione.

L’oggetto della Delibera (N. 168 del 10 febbraio 2017) è stato approvato, come sempre, senza una discussione preventiva pubblica, né è stato portato a un confronto nei Municipi, né all’attenzione dei referenti del Distretto urbano del Commercio; si è detto che è argomento prettamente legato alla gestione degli spazi pubblici, quindi di competenza dell’Assessorato al Demanio, nonostante poi le tipologie di attività riguarderanno principalmente il Settore Commercio.

Ci chiediamo, quindi, se i nuovi organi di decentramento, i Municipi, siano stati svuotati delle loro già poche funzioni di rappresentanza dei quartieri, oltre a mancare partecipazione e informazione.

La seconda Delibera proposta dalla Giunta contiene “il Regolamento per la disciplina delle funzioni amministrative inerenti la Zona portuale della Darsena“ ed è portata in discussione in Consiglio Comunale questa settimana.

È l’ultima possibilità per modificare il destino del bacino idrico che ha segnato con la sua presenza per molti secoli la vita di questa città o dovremo dire “Svendesi Darsena”?

 

Gabriella Valassina
Comitato Navigli

 



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