28 febbraio 2017

TEATRO GEROLAMO: IL RECUPERO DI UN GIOIELLO

Un amarcord e un nuovo spazio di cultura


È lì, a tre passi dalla Galleria, in Piazza Beccaria, dal 1868. Qualcosa come un secolo e mezzo di vita. Un ingresso normale, niente di vistoso, sembra la porta di casa. E se sopra non ci fosse scritto Teatro Gerolamo, nessuno si accorgerebbe di questo approdo culturale assai caro ai milanesi di almeno tre generazioni. Lo chiamavano e lo chiamano “La piccola Scala” per lo splendore che lo accomuna al tempio mondiale della lirica. Duecento posti, di cui 170 agibili. È stato riaperto da un paio di settimane dopo 34 anni di chiusura totale. Per una ragione inimmaginabile subito: nel 1983 si scoprì che il teatro mancava di due uscite di sicurezza e perciò fu interdetto al pubblico.

10lubrano08FB“Una ferita rimarginata”, ha scritto il Corriere della sera. Eccolo adesso,il Gerolamo, dopo un restauro accurato, scrupoloso, fatto con quel sentimento che molti per fortuna in Italia nutrono ancora per le cose belle che rischiano di scomparire. Amore? Sì, purché poi non si dica che è retorica. Il restauro conservativo, ovviamente, è stato concordato con la Sovrintendenza e seguito passo passo dall’architetta Annamaria Terafina.

E chi poteva inaugurarlo il 15 febbraio scorso se non la Compagnia Carlo Colla & Figli? Certo, perché Colla vuol dire marionette e il Gerolamo è un palcoscenico che nacque sulle rovine del “Fiando”. La sala apparteneva al marionettista Giuseppe Fiando e dal 1906 al 1957, cioè per oltre cinquant’anni la dinastia dei Colla ha tenuto viva la tradizione di questo dimenticato precursore. Poi il teatrino di Piazza Beccaria è via via diventato “la casa di”. Per esempio di Paolo Poli, per esempio di Milly, di Giorgio Gaber, e poi del teatro d’avanguardia e poi del teatro dialettale e anche qui un nome glorioso:Piero Mazzarella con la sua compagnia.

Così com’è stata spontanea – e possiamo dire logica – la scelta dello spettacolo della rinascita 2017: Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa, che già nel lontano 1868 aveva inaugurato l’attività del Gerolamo. Il capolavoro del compositore aversano ebbe il battesimo al Burgtheater di Vienna il 7 febbraio del 1792 e ancora una volta al Gerolamo, nella versione marionettistica, ha conseguito un successo caloroso.

Ora tocca a me: Il buffo dell’opera, un concerto di arie liriche e di farseschi retroscena, di cui sono autore e narratore, con la Compagnia Fuoriopera e per la regìa di Alberto Messaggi, è il secondo titolo della stagione primaverile del teatro. Il cartellone ha fissato il debutto la sera di martedì 28 febbraio e la replica mercoledì primo marzo. In sintesi: racconto i divertenti imprevisti di una prima all’opera, le rivalità fra i cantanti e i loro capricci, gli incidenti tecnici che sfiorano talvolta il ridicolo.

“Questa prima stagione sperimentale – racconta Roberto Bianchin, direttore artistico del Gerolamo – vuole confermare quella che è un po’ la vocazione del nostro teatro: aperto a tutte le arti, dalla danza alla musica sinfonica, alla prosa, al varietà, alla canzone”. E infatti, giusto per citare, sono previsti da qui a giugno concerti con l’orchestra La Barocca diretta dal maestro Ruben Jais; uno spettacolo con Luciana Savignano, ancora marionette e una pièce di Piero Colaprico, Una valigia più ligera.

“Ma stiamo già lavorando alla stagione ’17-’18”, dice Asano Chitose, direttore generale del Gerolamo, una simpatica signora giapponese che vive da oltre quarant’anni a Milano ed è la persona di fiducia della famiglia Ceschina, proprietaria del teatro di Piazza Beccaria. Ovviamente, e ci mancherebbe, in cartellone ci saranno ancora le marionette.

Antonio Lubrano

 



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