21 febbraio 2017

NASCE “CAMPO PROGRESSISTA”

Mutazioni genetiche della sinistra milanese


Milano dove spesso le cose accadono “prima”. Milano stracitata come esempio positivo anche da chi incarna proprio quella “norma” rispetto alla quale la nostra città è anomala ed eterodossa. Milano dove il centrosinistra prima che una geometria di alleanze è capacità di ascolto e mediazione “al rialzo” in un progetto plurale dei cui mi sono sentita parte prima come attivista ARCI e ricercatrice, poi come coordinatrice di SEL Milano e, oggi, come consigliere comunale di Sinistra X Milano. Sinistra X Milano nata oltre un anno fa dall’esigenza di non disperdere un’esperienza di Buona Politica e di buona amministrazione. Certo avremmo potuto farlo meglio e prima ma, tutti insieme, abbiamo anteposto alle rispettive identità un progetto di più ampio respiro.

04pirovano07FBMilano dove le cose accadono prima, dicevamo, nel giorno di San Valentino (forse un caso, forse no) ha visto irrompere la buona politica nei locali di un vecchio concessionario d’auto restituito a un uso sociale e pubblico. Negli spazi di Santeria Social Club centinaia di persone hanno ascoltato Giuliano Pisapia, Massimiliano Smeriglio, Laura Boldrini e Franco Monaco discutere di Futuro in un clima gentile, coraggioso e determinato che mancava da troppo tempo.

Lo sappiamo, Milano non è l’Italia e l’Italia non è Milano. Non può bastare quindi una sorta di modello Milano da esportazione. Proprio per questo serve uno scatto radicale in avanti. Serve, per dirla con le parole di Giuliano Pisapia, dare vita a un Campo Progressista che sappia mescolare storie e appartenenze ancor più ampie. Serve superare la logica di scissioni, aggregazioni, sigle che sembrano slegate dalla vita reale delle persone. Serve lasciare le proprie certezze per segnare da subito un cambio di passo e di rotta nella politica e nella sinistra, per produrre un cambiamento reale, concreto e utile nella società nelle sue contraddizioni e nelle sue lacerazioni. Serve liberare la politica da riti e liturgie e riaprire spazi comuni di elaborazione e lavoro. Pisapia le chiama Officine per l’Italia ed io penso a luoghi concreti e virtuali dove irrompano le passioni e le competenze di cui siamo ricchi.

Un campo progressista che sappia costruire, dal basso, risposte concrete alle sfide che abbiamo davanti: dalla lotta alle diseguaglianze alla riconversione ecologica dell’economia, dall’inclusione sociale ai diritti civili, dall’uscita dalla crisi economica alla valorizzazione del lavoro solo per citare qualche titolo.

La sfida è solo all’inizio ed è molto più che ambiziosa ma, a me pare, sia l’unica che abbia senso di essere ingaggiata fuori dai ragionamenti di convenienza immediata o da tatticismi dettati da questa o quella legge elettorale.

Il centrosinistra che abbiamo conosciuto è finito con la sconfitta alle elezioni del 2013 e con la congiura di palazzo dei 101 generatrice delle scelte politiche seguenti. Pensare di rianimarlo ora è un’illusione che non mi appartiene. Il lavoro è tutto da fare e Campo Progressista può essere la boa attorno a cui costruire una proposta nuova e credibile.

Preferisco spiegare cosi, in positivo, le ragioni della scelta fatta assieme ad altri compagni milanesi che mi ha portato a non partecipare al congresso fondativo di Sinistra Italiana. Come scriveva Stefano Benni “quando i tempi attuali non richiedono la tua parte migliore inventati altri tempi”. Ho e abbiamo quindi rifiutato di scegliere tra l’essere apocalittici o integrati e ci siamo messi al lavoro per occupare e rendere vivo quello spazio politico riaperto dal sonoro esito del referendum del 4 dicembre scorso quando milioni di italiani hanno detto no a una politica e un governo percepiti come lontani e ostili.

Per i paradossi che la cronaca offre nel fine settimana sono stata telespettatrice interessata della trasformazione del PD nel PD-di-Renzi (con l’abbandono di alcuni dei fondatori di quel partito) e del congresso fondativo di Sinistra Italiana segnato da abbandoni più o meno significativi.

Quello che mi ha colpito è una similitudine di fondo in discorsi cosi distanti e opposti: l’indisponibilità all’ascolto ed alla ricerca di soluzioni condivise. Una spiacevole sensazione di autoreferenzialità e di ricerca del consenso tra simili. Nelle le diverse retoriche come non leggere il famoso motto del marchese del Grillo sbattuto in faccia alle voci dissidenti.

Da spettatrice ho pensato che, a volte, sarà capitato anche a me e a noi di dare questa sensazione ai cittadini e allora è davvero incombente la necessità di ricostruire una politica altra. Se non saremo capaci di dare ascolto a quanto (di positivo e di pessimo) bolle nella società italiana saremo complici dell’affermarsi di quel vento populista e di destra che soffia forte da Parigi a New York.

 

Anita Pirovano
Capogruppo Sinistra X Milano Comune di Milano



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