10 gennaio 2017

PAROLE CHIAVE, PROTAGONISTI O ASPIRANTI TALI PER L’ANNO CHE VERRÀ

Donne e uomini milanesi del 2017


Anime belle categoria alla quale l’assessore Rozza Carmela ascrive tutti quelli che non sono per la law and order renziana, quelli che dissentono dal sindaco, quelli che non sfrisano le macchine in posteggio vietato. Talvolta ha torto ma molto spesso ci azzecca. Solo che in questo caso le anime belle non sono per lei hegelianamente: “questa fuga davanti al destino, questo rifiuto dell’azione nel mondo, rifiuto che porta alla perdita di sé” ma più prosaicamente dei furbacchioni, chi tiene il piede in due scarpe, dei portoghesi che lucrano posti ma non pagano dazio, insomma parte dei suoi colleghi di giunta e di partito. Nell’anno che verrà la sua lista aumenterà.

02marossi01fbBussolati Pietro raro esempio di segretario che vince il referendum, dopo aver vinto le elezioni amministrative con una gestione unitaria del partito che altrove si affronta in duelli rusticani, riportando all’ovile anche pecorelle smarrite (anche se taluni pensano che più che pecorelle siano cinghiali) come Scalpelli, Tajani, De Cesaris, Ferlini. Dovrebbe essere portato in processione in simulacro come si fa con i santi beneauguranti invece non è neppure consigliere regionale (per 400 voti). Nell’anno che verrà si capirà che fine farà.

Comuni al voto che ci siano o meno elezioni politiche comunque voteremo in 134 comuni lombardi (l’8,8%) tra i quali Sesto San Giovanni, Monza, Como, Lodi tutte amministrazioni di centrosinistra nessuna delle quali in buona salute. Nell’anno che verrà a farla da protagonisti saranno le liste civiche?

Fiano Emanuele, perennemente in prima fila nelle trasmissioni televisive quando si tratta di ricevere sberloni e difendere Renzi e il Pd, spesso quando altri si danno malati; a ogni rimpasto o primaria sembra arrivato il suo momento: Sindaco? Presidente antimafia? Sottosegretario? Invece mai nulla! A conferma di Rousseau “la riconoscenza è sì un dovere cui bisogna adempiere, ma non un diritto che si possa esigere”. Nell’anno che verrà probabilmente si ripeterà.

Gori Giorgio non comune esempio di professionista di successo che rinuncia a molti benefit per passare alla politica, sembrava essere l’alfiere del renzismo rottamatore quando accusato di mettere in ombra il leader venne accantonato. Determinato, riparte dalla periferia bergamasca, vince e si prospetta per lui l’avvenire regionale non fosse che … come Iniesta fuoriclasse del Barcellona non ha mai vinto un pallone d’oro perché ha in squadra tal Messi, così Gori è bergamasco come Martina e nell’anno che verrà solo uno dei due emergerà.

Granelli Marco gli hanno rifilato l’assessorato che genera più odio tra i milanesi per multe, ingorghi, ritardi, ecc prendendo il posto di quel Maran che silenziosamente intanto si occupa dei grandi scenari strategici e studia da sindaco. Lo gestisce con dignità, cercando anche di giustificare l’ingiustificabile come l’abolizione delle linee notturne per mancanza di utenti (come dire siccome nella metà delle chiese milanesi a lunedì a messa non va nessuno trasformiamole in garages). Se il Del Corno vince alla grande il titolo di assessore più popolare e Cocco / Lipparini si contendono la partecipazione a “chi l’ha visto” nell’anno che verrà vedremo se il Granelli capro espiatorio diventerà.

Majorino Pierfrancesco figura di punta della sinistra radicale Pd ma di governo, è l’erede di una famiglia antica e nobile della sinistra italiana: quella degli unitari che ci sono in ogni scissione da una parte e dall’altra, quella del senso di responsabilità, quella del “personalmente sono contrario ma … ”, quella a dei terzisti. Album di famiglia con figure di grande livello ma che in genere perdono sempre le elezioni. Leninista doc applica il che fare alla lettera: “Se è necessario unirsi fate accordi allo scopo di raggiungere i fini pratici del movimento, ma non fate commercio dei princípi e non fate concessioni teoriche.Nell’anno che verrà per un’altra volta si troverà alleato / competitore di Pisapia nell’aiuto esterno a Renzi e alla maggioranza Pd, una gara tra ascari si potrebbe dire (a scanso di equivoci rammento che le truppe coloniali furono tra le ultime ad arrendersi).

Martina Maurizio sette anni fa viene eletto consigliere regionale del Pd essendone il segretario regionale avendo nell’ottobre 2007 vinto le primarie con 207.400 preferenze contro le 58.355 di Riccardo Sarfatti e rivinte nell’ottobre 2009 con 190.377 voti contro i 102.694 di Emanuele Fiano e i 59.208 di Vittorio Angiolini. Dieci anni dopo è leader di una corrente nazionale che da sinistra (soi disant) appoggia Renzi, unico lombardo ministro (a 36 anni quasi come Andreotti), patron del sindaco di Milano Sala che ha fortemente sostenuto, rispettato e corteggiato negli ambienti moderati e produttivi, signore dei destini di decine di assessori e aspiranti tali, parlamentari e aspiranti tali, segretari e aspiranti tali.

Privo per scelta di un’organizzazione strutturata (leggasi fedelissimi) se ne evita le piccinerie e può ambire alla segreteria del partito nazionale come a saltare un giro facendo il presidente della Regione Lombardia (rammento che Ambrosoli perse per soli 4 punti). Nell’anno che verrà dovrà decidere se essere il vero erede di Formigoni.

Monguzzi Carlo eletto per la prima volta nel 1990, scampato a diverse rottamazioni, amato nel Pd come Balotelli tra gli interisti è uno dei pochi vecchi professionisti della politica in attività a Palazzo Marino e la sua decisione di votare contro la Cascina Merlata suona come un avvertimento all’assessore competente e al sindaco su pericoli cui vanno incontro. Il commento di un altro giovanissimo Franco D’AlfonsoDovrebbe esserci un limite al paraculismo politico, ma evidentemente non per Carlo Monguzzi. Fa sempre lo stesso giochino, sta nella maggioranza per avere poltrone e poltroncine e alla prima occasione buona spiega al mondo che lui è sempre il più puro tra i puri” indica che nell’anno che verrà questo simpatico clima nella maggioranza di Palazzo Marino aumenterà.

Palazzo di Giustizia resta un protagonista della vita politica milanese, l’accordo di non indagare sulle vicende dell’Expo, saggia decisione che ha consentito la realizzazione dell’evento con tutte le ricadute positive per la città, è messo in discussione dalle beghe interne e dall’improvvida decisione di Sala di autosospendersi dando tragicità a un fatto abbastanza scontato e minore. Nell’anno che verrà potrà decidere il destino della Regione e del Comune.

Parisi Stefano il suo commento all’autosospensione di Sala: “reazione isterica” appartiene appieno al professionismo della politica di cui il nostro fa parte fin dagli anni del NUS, altro che tecnico. L’ambizione di rigenerare il centro destra svincolandolo da Salvini e moderatizzandolo lo porta a essere un renziano di complemento, area quanto mai affollata di ex berlusconiani e di berlusconiani in servizio permanente effettivo, del resto i suoi migliori amici da Scalpelli ad Albertini stanno già di qua. Nell’anno che verrà scopriremo se compete per un ruolo da protagonista tra i renziani o da caratterista nel centrodestra.

Penati Filippo l’assoluzione a pochi mesi dalle elezioni sestesi città dove ha vinto il no, nel pieno della crisi post referendaria del renzismo, lo riproiettano in una dimensione elettorale se non nazionale certo regionale. Nessuna intenzione di revanche affermata, offerte di tessere e lapidi, rispettosi inviti a feste e dibattiti, nell’anno che verrà il PD scoprirà se l’ex la pensa come Heine: “Dobbiamo perdonare i nostri nemici, ma non prima di impiccarli.”. Magari alle primarie.

Pisapia Giuliano non ha voluto ricandidarsi, non ha voluto scegliere per tempo un successore aprendo la strada a Sala, non vuole dirci come ha votato al referendum però continua a volere fare il ponte tra non si sa chi, con non si sa chi, per non si sa dove e comunque non si sa come. In questo ascrivendosi d’ufficio a un’altra bella tradizione della sinistra quella delle aspirazioni autoillusorie, basta ricordarsi di Saragat che esattamente l’11 gennaio di 60 anni fa a Palazzo Barberini diceva: “noi possiamo affermare che il partito si propone di lottare per un ordine nuovo … noi non saremo mai anticomunisti. Neppure adesso penso a una scissione del resto. .. presto tutti i socialisti ci ritroveremo tutti nella stessa casa.“ si è visto com’è andata a finire. Vista la geniale gestione delle primarie milanesi nell’anno che verrà vedremo che scissione unitaria farà.

Renzismo milanese. L’ex presidente del consiglio si compiacque in Milano e Lombardia di comportarsi come Carlo V ad Alghero: “Todos mi caballeros”. Oggi in tempi di magra dovrà rifare la conta rincorrendo le orde di renziani di complemento che prendono l’anno sabbatico. Nell’anno che verrà vedremo chi resterà.

Rimpasto nei corridoi di Palazzo Marino si canticchia: “È la sicurezza d’assessore come l’araba fenice/ Che vi sia, ciascun lo dice/ Dove sia, nessun lo sa/ Se tu sai dov’ha ricetto/ Dove muore e torna in vita/ Me l’addita e ti prometto/ Di serbar la fedeltà”. Lo scopriremo nell’anno che verrà.

Sala Giuseppe ha dimostrato di essere uomo di parola. A suo tempo prima delle primarie aveva dichiarato a Lucia Annunziata (rispondendo su un suo presunto rapporto di vicinanza politica con il ministro Martina), definendo “illazioni” le ipotesi di una “vicinanza al Pd” e precisando poi: “Io non ho mai avuto una tessera, non ho mai fatto politica né mai la farò”; e in un’altra intervista alla Liso: “Non assocerò mai il mio nome a categorie politiche nazionali, se anche esistessero davvero“. Effettivamente anche da sindaco non fa politica al punto che mentre di Pisapia tutti vaticinavano ambizioni egemoniche locali e ruoli nazionali di quel che fa Sala non importa niente a nessuno. Tuttavia non è uno sprovveduto e la sua uscita su Renzi “fossi in lui considererei l’ipotesi di saltare questo turno” fa venire in mente Lucrezio: “Quando la necessità ci costringe a usare parole sincere, cade la maschera e si vede l’uomo“. Nell’anno che verrà dovrà far fronte alla fine della luna di miele e alle turbolenze del Pd.

Scavuzzo Anna dignitosissima e anche un po’ autoironica nel sostenere il ruolo di supplente durante la ridicola autosospensione di Sala è la capofila di una variegata e multiforme brigata di donne consigliere che pullulano negli incubi dei parlamentari uscenti. Tra la parità di genere nelle liste, il ritorno dei collegi, la selezione per primarie, il totem della rottamazione, per lei come per altre appare probabile nell’anno che verrà, se elezioni ci saranno, una promozione giungerà (non possiamo che compiacercene).

Sondaggi e simulazioni. Mentre dei sondaggi non importa niente a nessuno, tanto sono sbagliati o farlocchi, è questo il momento delle simulazioni. Passare dalle liste bloccate ai collegi o alle preferenze o a un sistema misto tra i due, cambia tutte le gerarchie consolidate e mette in movimento tutti i gregari, quelli che un tempo si chiamavano gli apparatnick, i consulenti elettorali e di immagine, i ras locali, i capiclientela, gli sponsor, gli endorsmentatori, le vecchie glorie cariche di acciacchi e di voti. Nell’anno che verrà aspettatevi l’invasione dei revenants e la rottamazione dei rottamatori

Traditori. La sconfitta elettorale, la sconfitta referendaria, le dimissioni potrebbero segnare il tramonto di Renzi che non avverrà però senza battaglia politico congressuale. E come in tutte le battaglie, da Efialte in poi, fondamentale sarà il ruolo di traditori o per meglio dire di coloro che per senso di responsabilità, per interesse, per convinzione, pe’ tigna cambiano posizione. Chiunque nel fronte del centrosinistra, sinistracentro, centrocentro può immaginarsene un elenco nell’anno che verrà, mi piace però ricordare quel che disse un vecchio socialista al congresso di Livorno: “Sempre socialtraditori, in un momento, sempre vincitori alla fine”.

 

Walter Marossi

 

 

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti