7 dicembre 2016

MILANO, PROFUGHI E MIGRANTI, ACCOGLIENZA, EMERGENZA, URGENZA

Aspettando le modifiche al Regolamento di Dublino


Dagli ultimi numeri resi noti dal Comune, Milano appare una città che, nel panorama italiano, può essere definita ospitale avendo accolto, in tre anni, ben 106.000 migranti di cui 21.000 minori. Fin dal mese di gennaio 2016, il 98% dei profughi arrivava a Milano di passaggio per poi recarsi in altri Stati. La prospettiva è radicalmente cambiata da febbraio e, attualmente, l’80% di loro che soggiorna a Milano è rappresentato da richiedenti asilo, percentuale questa superiore rispetto a pochi mesi fa, quando solo il 2% rientrava in tale categoria.

10livigni40fbOggi, secondo i dati comunicati dall’Assessorato delle Politiche Sociali, a Milano ci sono circa 3700 profughi, oltre 400 richiedenti asilo e altri sono in transito e in attesa di essere trasferiti in altre regioni italiane. E, in queste ultime settimane, è di nuovo emergenza. Il Comune di Milano ha difficoltà e non è in grado di accogliere persone nelle strutture di accoglienza e il Sindaco Sala ha scritto, a tal fine, al Premier, lamentando la situazione e chiedendo aiuto dello Stato per fronteggiare l’emergenza. Nel solo mese di settembre sono transitati oltre 10.000 migranti e poi il freddo e le piogge abbondanti hanno ulteriormente complicato la situazione.

I centri, pur sovraffollati, danno la precedenza a donne e bambini e gli uomini, specie se in gruppi numerosi, non trovando posto, sono costretti a dormire, con mezzi di fortuna, fuori l’hub di via Sammartini, vicino alla Stazione Centrale, struttura operativa grazie al Progetto Arca e ai volontari. Il Comune, nei giorni scorsi, ha chiesto alla Prefettura di spostare i richiedenti asilo fuori città, in modo che a Milano possano rimanere i già numerosissimi migranti nuovi arrivati, tra cui molti minori non accompagnati. Ma non solo.

Molti volontari hanno denunciato il fenomeno della prostituzione nella zona intorno alla stazione Centrale, fenomeno sempre più in crescita e di difficile gestione. Questione spinosa è quella relativa all’ingaggio, da parte del Comune, di squadre di migranti volontari per ripulire i parchi cittadini, esperimento su cui i sindacati hanno espresso parere negativo, ritenendo tale scelta non adeguata in quanto andrebbe svolta da personale qualificato. Opinione condivisibile ma, al tempo stesso, poco concreta.

Pare, infatti, evidente che la situazione sia di natura emergenziale e altrettanto evidente è la considerazione, di comune buon senso, che lasciare una persona nullafacente e senza alcuna prospettiva, apra, quasi sicuramente le porte alla criminalità e al malaffare. Occorre, pertanto, trovare forme di lavoro socialmente utile, anche temporaneo e senza particolari competenze tecniche, ma tutelato per evitare forme di sfruttamento, in cui impiegare i migranti nel periodo di permanenza in città, offrendo loro una minima prospettiva futura, garantendone dignità di vita.

Ritengo che la situazione vada affrontata unendo buon senso a livello locale, intelligenza e rigore politico a livello centrale e collaborazione a livello europeo. Il buon senso ci porta a dire che la grande città, proprio per la sua stessa struttura e per la presenza di molti luoghi idonei all’accoglienza, unitamente a varie forme di associazionismo in grado di dare una mano, deve essere inevitabilmente maggiormente investita del problema dell’emergenza dei nuovi giunti. Piccoli centri rischiano di collassare se gravati anche dalla presenza di profughi o migranti.

Nello stesso tempo, non possiamo dimenticare che siamo di fronte ad un problema enorme, da risolvere anche e soprattutto a livello politico europeo, non potendo contare sul buon senso degli amministratori locali che si blocca di fronte all’insormontabile e sul buon cuore di tantissimi cittadini che si danno da fare nel volontariato.

Il Regolamento di Dublino e le sue regole di competenza sulla gestione dei migranti neo arrivati (per chi non abbia altri familiari, è competente il paese in cui gli stessi hanno messo piede per la prima volta in Europa) ha necessità di essere emendato al più presto, in un accordo condiviso tra tutti gli Stati membri.

Tale esigenza è stata sollevata, a livello europeo, da varie forze politiche e la pendenza di progetti di modifica in Commissione dovrà condurre al cambiamento di una normativa non solo iniqua ma totalmente paralizzante rispetto al numero dei migranti dell’ultimo anno.

Ritengo che, solo con la modifica del Regolamento di Dublino si potrà concretamente parlare di quote di richiedenti asilo per ogni Stato membro, da determinarsi a seconda delle dimensioni, del numero di abitanti, della tipologia di servizi e della situazione dello Stato sociale.

Ilaria Li Vigni

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti