16 novembre 2016

UN ARCHITETTO MILANESE A NEW YORK. ECCO TRUMP

Le impressioni del dopo “tsunami”politico


Cari compari, nelle ultime 24 ore ho ricevuto molti messaggi da amici italiani che mi chiedevano come fosse possibile un tale “tsunami” politico negli USA, e come mi sentissi io nella nuova situazione. Premetto che l’America non è cambiata, in quanto i deplorables sono sempre esistiti e gli Stati Uniti sono sempre stati una nazione a due facce, quella dei ricchi e “potenti” (prevalentemente bianchi), e quella dei negri, latini, e nuovi immigrati (prevalentemente poveri). I deplorables comprendono, a mio parere, sia gli sfigati che si lamentano sempre, indipendentemente da razza, religione e colore di pelle, che la gran parte dei furbetti bianchi per cui il denaro è la prima ragione esistenziale, seguita a ruota dalla bibbia, il fucile e la patria.

03brambilla37fbLa novità è che un astuto imbonitore abbia captato il malessere dei deplorables raggruppandoli tutti in un movimento politico, e sia riuscito a farsi eleggere Presidente contro il volere dei “poteri forti” che, fino ad oggi erano riusciti a imporre a tutti gli americani le loro formule di governo. Trump è indubbiamente un personaggio rozzo e ignorante, primitivo e paranoico, traboccante di presunzione e arroganza, un vero facsimile dell’immagine che gli intellettuali europei degli anni 50 si facevano degli americani. La sua capacità istrionica, la spudoratezza delle sue bugie e il coraggio di insultare qualunque oppositore ne hanno fatto l’idolo dei “deplorables“.

La suo successo dimostra come il bullismo e la violenza possano facilmente sopraffare i comportamenti civili di quanti rispettino le regole del gioco. La sua ascesa ricorda quella di Hitler nella Germania degli anni 20, una nazione potente e civile che il Fûrher riuscì a ridurre in cenere in soli 20 anni. Hitler approfittò della crisi economica conseguente alla prima guerra mondiale per incolpare gli ebrei e invocò la superiorità della razza bianca germanica.

Trump ha approfittato del malcontento degli sfigati d’America e del razzismo latente in gran parte della popolazione bianca per invocare il nazionalismo e l’isolamento in un momento storico in cui i confini nazionali e le differenze culturali si stanno sempre più indebolendo per fare posto a una cultura globale e multietnica.  Sublime artista dell’arte dell’ipocrisia e della spudoratezza, è diventato il paladino dell’anti-politica denunciando la corruzione del sistema, un anglicano devoto che ha promesso l’abolizione dell’aborto ma, soprattutto il condottiero che distruggerà militarmente l’ISIS e commercialmente la Cina, ed eliminerà gli accordi commerciali internazionali che sottraggono posti di lavori agli americani.

E i deplorables (intesi in senso etico oltreché economico) ci sono cascati e l’hanno seguito in massa, come i topi del “Pifferaio Magico”. E’ difficile capire cosa possano aspettarsi i deplorables da Trump, visto che la carriera di questo personaggio è legata alla corruzione politica e agli abusi di potere ma, essendo ormai il suo obbiettivo raggiunto, le sue truppe non gli serviranno più per almeno quattro anni. Da qualche ora, al culmine della nuova piramide di potere in America, c’e’ una nuova “gang of four” costituita da Trump, Gingrich, Giuliani e Christie, un quartetto così squallido da eliminare qualsiasi speranza di redenzione. E, ai loro piedi, la macchina politica del partito repubblicano tanto vilipeso da Trump durante la campagna elettorale ma ora pronta ad attuare il suo programma grazie alla posizione di maggioranza alla Camera, al Senato, tra i Governatori degli “States” e la comunità dei giudici. E, presto, Trump avrà anche la possibilità di nominare nuovi giudici conservatori alla Corte Suprema con l’obbiettivo dichiarato di abolire l’aborto.  Addio “forward-thinking“, l’America ha fatto in poche ore un salto indietro di 60 anni, e questo minaccia l’inizio di un nuovo medioevo.

Come mi sento?

Sento un grande malessere, un vuoto allo stomaco che mi accompagna dovunque, e provo una grande stanchezza e malinconia. Cerco di non guardare le news, di ignorare la realtà, di distogliermi dal mondo della cronaca politiche. Dimentico che fino a poche ore fa’ mi ritenevo fortunato di vivere in una città rivolta verso il futuro dove non si ha mai il tempo di lamentarsi, e in un paese relativamente libero, fiducioso, energetico e pieno di opportunità, stabile politicamente ed economicamente, reso più umano grazie alla mistura di diversi modi di vivere e pensare, con meno odii di classe e torti storici (qui la storia si dimentica rapidamente), all’avanguardia per il suo liberalismo tecnologico, economico ed esistenziale, con un numero crescente di cittadini consapevoli e impegnati a migliorare il mondo e la società.

Pur essendo consapevole di vivere un periodo di decadenza storica a scala planetaria (che attribuisco all’aumento della popolazione e alla conseguente distruzione delle risorse naturali, nonché alla crescita iperbolica delle disuguaglianze sociali ed economiche) mi sentivo fiducioso che questo paese, creato da immigrati da tutto il mondo ed espressione di una pluralità di culture, religioni e abitudini diverse interagenti liberamente con molta tolleranza e pochi pregiudizi, potesse essere un modello di avanguardia in un momento storico in cui anche le nazioni europee sembrano vacillare e rinunciare ai loro valori.

Per quanto consapevole che oltre l’Hudson River, nelle praterie sconfinate del Midwest, si respirasse una monocultura dove le diversità di opinione venivano guardate con sospetto, “critical thinking” era considerato “un-american” e dove le scelte politiche e commerciali venivano imposte direttamente dalla TV secondo il modello orwelliano, mi sentivo protetto dalla sensazione di vivere in una specie di “Monastero del Terzo Millennio”, circondato da individui diversissimi ma con le stesse convinzioni e principi.

Ora tutto questo è cambiato e sento di avere perso quella speranza e ottimismo che mi dava l’energia per “trottare” da mattino a sera con entusiasmo e convinzione. Sento che il “malaise” generale che captavo in giro per il mondo ci abbia finalmente raggiunto, inquinando anche il nostro modo di credere e interpretare la vita.

È facile analizzare e interpretare in senso quantitativo quello che è successo, ma questo non aiuta a riconciliarsi con le conseguenze di ordine qualitativo, con la perdita di fiducia nella possibilità di migliorarci in senso collettivo per contribuire a creare un mondo più equilibrato, giusto, consapevole, creativo e tollerante. Sento che abbiamo perso il controllo, che siamo sommersi da un’ondata di ignoranza incivile e semplicista che non comprende la complessità delle scelte da compiere, e non tollera la diversità, l’ecologia, l’intelligenza e la creatività.

La reazione del mondo degli affari è stata illuminante: lo “stock market” ha fatto un grande balzo in avanti, e le azioni delle società farmaceutiche, degli armamenti, delle tecnologie inquinanti sono andate alle stelle. La borsa scommette sullo smantellamento della riforma sanitaria, l’eliminazione degli ostacoli burocratici che impediscono oggi alle “corporations” di rispettare alcune regole minime sulle condizioni di lavoro, la protezione ambientale, la salute pubblica, la limitazione della vendita di armi al pubblico, l’inquinamento del cibo, dell’acqua e dell’aria, i limiti ai contributi finanziari ai politici e la costruzione di barriere per interdire ai “diversi” di penetrare il paese, così da evitare che fattori esterni possano condizionare il modo di pensare, vivere e votare degli americani. “Let’s make America great, again!“.

Tutto questo per dirvi che mi sento confuso, deluso e sconcertato!

Roberto Brambilla

Roberto Brambilla è un architetto Milanese che vive e lavora a New York dal 1970



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