9 novembre 2016

LA NUOVA SEDE DI APPLE IN PIAZZA DEL LIBERTY

C’è dibattito?


Due settimane fa ho proposto agli assessori Lipparini, Del Corno e Maran di organizzare un incontro pubblico per discutere del progetto del nuovo store della Apple in piazza del Liberty e pare ci sia ora la loro disponibilità.

Tuttavia lo scorso 3 novembre la Commissione del Paesaggio del Comune di Milano in una sola seduta e all’unanimità dei suoi undici autorevoli membri, ha approvato il progetto e il giorno successivo, con estrema tempestività, la Commissione urbanistica del Municipio 1 tra le 18, 30 e le 20 ha assistito alla presentazione del progetto da parte di tre rappresentanti dello studio di Norman Foster, l’ha poi discusso e approvato con una delibera predisposta dalla presidenza.

Sarà così possibile metterlo all’ordine del giorno della seduta dell’8 novembre (ieri per chi legge) del Consiglio dello stesso Municipio 1, perché il Comune intenderebbe concedere il permesso di costruire entro l’anno. Se non si trattasse di un progetto tanto importante per la città ci sarebbe proprio da rallegrarsi; tuttavia, in questo caso, tanta fretta non sembra affatto giustificata.

Nel mio articolo del 21 settembre mi sono dichiarato favorevole alla nuova sede di Apple a Milano, non escludendo a priori che possa essere localizzata anche in piazza del Liberty. Tuttavia, auspicavo “che non andasse persa l’opportunità (come purtroppo avvenuto per la ricostruzione del Teatro Continuo di Burri nel Parco Sempione) di discutere pubblicamente di un intervento di trasformazione di uno spazio pubblico tanto importante per la città.”

Mentre nel precedente articolo ho dovuto immaginare il nuovo scenario rifacendomi soltanto dalla descrizione dei pochi che avevano potuto vedere qualche elaborato grafico, ora che sono stati resi pubblici i disegni del progetto che mostrano come verrà trasformata piazza del Liberty siamo ora in grado di descriverlo con maggiore precisione.

Si tratta di una proposta certamente sensazionale e si può subito osservare che l’intervento occuperà gran parte la piazza, soprattutto per via della grande scalinata che ne occupa il centro e scende di oltre tre metri al di sotto dell’attuale pavimentazione. Ai suoi lati verrebbero lasciati circa sei metri a disposizione dei ristoranti che vi si affacciano.

piazza-cavea

Ciò che dalle descrizioni avevo interpretato come un volume vetrato simile a quello, molto bello, realizzato sulla Fifth Avenue a New York si presenta invece come due stretti volumi parallelepipedi trasparenti poco distanziati l’uno dall’altro, tra i quali è ricavata una scala di accesso agli spazi di vendita che si svilupperanno al piano interrato, là dove attualmente si trovano le sale di proiezione dell’Apollo.

I due volumi di vetro schermeranno la vista della piazza da via San Paolo e all’incrocio con questa saranno ben visibili anche da corso Matteotti. Getti d’acqua verticali, di pari altezza e paralleli a essi, renderanno lo scenario ancora più sensazionale, soprattutto quando sarà illuminato nelle ore notturne. A richiesta, i progettisti hanno precisato che i getti d’acqua saranno programmabili ogni ora, variando di altezza e intensità, in modo da essere di grande attrattiva.

giochi-acqua

La gradinata, oltre a consentire un agevole accesso allo store, sarà utilizzata anche come cavea per assistere a proiezioni cinematografiche. Questa soluzione pare sia l’interpretazione di quanto suggerito dalla Soprintendenza, con il proposito di preservare, in qualche modo, il background culturale che ha caratterizzato negli anni piazza del Liberty proprio per la presenza del multisala Apollo, alla cui chiusura molti oggi si oppongono con una petizione pubblica rivolta al Comune e alla proprietà.

schermo-cine-liberty

Anche il disegno della sezione rivela un impianto complesso e stratificato che sembra avere più attinenza con un progetto infrastrutturale – per esempio una stazione della metropolitana – che con un tipico progetto di suolo, come teorizzato da Bernardo Secchi nel suo memorabile saggio pubblicato dalla Casabella diretta da Vittorio Gregotti nel 1986 (n. 520 pp.19-23).

sezione-liberty

Come ho detto, non intendo essere pregiudizialmente contrario alla proposta di Apple ma, forse ingenuamente, mi propongo di mettere a disposizione spunti di riflessione per avviare un confronto pubblico con la più ampia partecipazione delle varie componenti sociali. Per quanto possa vantare una certa competenza, non ritengo di farla valere in quanto tale, all’interno di questo dibattito, ma di metterla a disposizione per contribuire al confronto della idee e delle posizioni. Purché sia concesso di farlo.

Una prima questione da porre riguarda il significato e valore che si deve assegnare al fatto che il regime di proprietà di piazza del Liberty è definito come spazio privato di uso pubblico. È quindi sottoposto a una convenzione che definisce una specifica disciplina nella gestione e modalità d’uso che deve essere rispettata dalle parti e che dovrà essere totalmente ridefinita con una nuova convenzione tra Comune, proprietà e Apple.

Anche se non sono a conoscenza degli atti, penso sia inevitabile che lo spazio della piazza non sia considerato tout court né alla stregua di uno spazio pubblico, né tantomeno come uno spazio esclusivamente privato. Forse, sulla base della ridefinizione di tale disciplina si potrà valutare il valore del recente investimento di oltre 700.000 euro di cui il Comune si è fatto carico per abolire il parcheggio e farne una piazza pedonale inaugurata da poco più di due anni.

Credo sia anche opportuno considerare che essendo attualmente la piazza uno spazio privato di uso pubblico, non è oggi disponibile per un uso incondizionato, come avviene per altri spazi urbani che ospitano spesso eventi temporanei di forte impatto o sono allestiti con elementi di arredo urbano incongrui e non coordinati.

Nel mio precedente articolo osservavo che “la piazza si presenta come una grande sala a cielo aperto, che offre un ambiente di sosta e relax rispetto alla concitazione, l’affollamento e la rumorosità di corso Vittorio Emanuele, e l’intenso utilizzo delle poche sedute ricavate sul cordolo che delimita l’aiuola alberata dimostra quanto sia apprezzata.

liberty-sdf

Un’altra questione fondamentale riguarda la valutazione di cosa si lascia in cambio di ciò che si ottiene. Si lascia uno spazio che nell’uso da parte dei cittadini risulta sicuramente libero da limitazioni e impedimenti, piuttosto confinato rispetto al contesto urbano immediato, sul quale si affacciano edifici di pregio tra i quali spicca il piccolo grattacielo, sul lato opposto a via S. Paolo, che lo orienta prospetticamente.

Si ottiene in cambio una tipologia di spazio urbano sicuramente inedito, altro da una piazza, con un’impostazione scenografica molto definita che verrà orientato in senso opposto sia per il modo in cui è disposta la cavea sia per la presenza dei volumi trasparenti e dei getti d’acqua che li affiancano.

Per quanto riguarda le caratteristiche insediative, il rapporto tra corso Vittorio Emanuele e lo spazio calpestabile di sei metri che resterà sui lati della cavea per i passanti e per i dehors sembra certamente molto limitato, anche se si potrà disporre di una maggiore superficie calpestabile alla sua estremità orientale.

Ma sarà comunque francamente difficile avere la sensazione di accedere a uno spazio urbano e, dopo l’intervento, riconoscerlo ancora come una piazza. In presenza della cavea in un ambito così limitato avremo probabilmente la sensazione di trovarci in uno spazio vuoto dall’interno del quale la percezione degli edifici circostanti sarà prospetticamente molto inusuale.

Ci sono poi da considerare le caratteristiche spaziali del nuovo intervento nel rapporto con le architetture che prospettano sulla piazza. Si è già accennato al piccolo grattacielo progettato dai fratelli Soncini che svolge un ruolo fondamentale nell’orientarne lo spazio. Ma piazza del Liberty prende il nome da un edificio la cui facciata faceva parte dell’Hotel del Corso, situato in corso Vittorio Emanuele fino al 1943, di cui venne recuperata solo la facciata, inglobata nel 1955 nel moderno palazzo della Reale Mutua Assicurazioni con un discutibile rimaneggiamento.

piazza-liberty-facciata

È chiaro che l’effetto connotativo di questa facciata rispetto alla piazza andrà totalmente in secondo piano, soppiantato dal nuovo intervento fortemente caratterizzato dalle presenza dell’attività economica e dal marchio della Apple. I milanesi continueranno a nominarla e riconoscerla come piazza Liberty o diventerà piazza Apple?

Sarebbe questo un fenomeno da annoverare tra gli effetti rilevanti dei nuovi valori simbolici introdotti nella piazza. Fenomeno che servirebbe a misurare il livello di accettazione – oltre che di appartenenza e identificazione – da parte dei ceti popolari della trasformazione proposta. Se fossi un amministratore pubblico, mi preoccuperei di indagarlo e conoscerlo.

Ma ci sono altri aspetti dotati di valore simbolico da non trascurare. Milano è stata storicamente una città d’acqua e il fatto che l’acqua vada a costituire un fattore tanto importante nel nuovo scenario potrebbe essere considerato un aspetto positivo. Ma perché proporre proprio dei fragorosi getti verticali invece di una presenza che richiami il lento scorrere dell’acqua nei navigli e che contribuisca con la sua presenza a mitigare l’ambiente?

C’è poi la sorprendente proposta di utilizzare la cavea oltre che come ingresso allo store anche per proiezioni cinematografiche ed eventi (almeno quattro all’anno). Spero proprio che non sia vero che la cavea sia stata proposta dai progettisti per interpretare l’esigenza manifestata dalla Soprintendenza di dare riscontro al clima culturale che la presenza dell’Apollo ha impresso nel tempo alla piazza.

È evidente che questo intervento non rappresenta solo una trasformazione edilizia o urbanistica, ma implica un insieme di questioni culturali che riguardano noi tutti. Nel tentativo di darvi riscontro in termini di consapevolezza e partecipazione ho proposto agli assessori Lipparini, Del Corno e Maran di organizzare un incontro pubblico per discuterne.

Per come stanno andando le cose siamo certamente già in ritardo perché questa iniziativa possa servire a verificare ed eventualmente adeguare il progetto ma, spero che comunque si possa fare: meglio tardi che mai!

 

Emilio Battisti

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti