21 settembre 2016

LA NUOVA SEDE DI APPLE IN PIAZZA DEL LIBERTY

Una “sorpresa urbana” o veramente si apre il dibattito?


Alcune recenti notizie di stampa e l’articolo sul Corriere del 14 settembre, dal titolo La cascata di Apple arriva per Natale: il dibattito è aperto, danno per imminente la conclusione degli accordi che consentiranno l’avvio dei lavori della nuova sede milanese della Apple all’inizio del prossimo anno. Il progetto di realizzare un grande store a Milano fu avviato da Steve Jobs che, entusiasmatosi della Galleria in occasione di una sua visita, non riuscì però ad aggiudicarsi gli spazi dell’Ottagono, già occupati da McDonald’s, nei quali poi Prada aprì il proprio negozio.

Ma il progetto non si è fermato e dopo vari tentativi di localizzarsi prima in piazza del Duomo, in una delle due torri dell’Arengario, poi in piazza Cordusio e in altri edifici di prestigio del centro, la soluzione sembra essersi infine concretata con l’acquisto dell’Apollo le cui sale di proiezione si trovano proprio sotto piazza del Liberty. In questo spazio pubblico la Apple intende realizzare il progetto di Norman Foster che, per quanto è dato capire dalle poche informazioni disponibili, darà acceso ai locali sotterranei con un parallelepipedo di vetro, una cascata d’acqua e una profonda scalinata che scenderà per otto metri, aprendo un grande vuoto al centro della piazza.

Questo volume trasparente sarà probabilmente simile, anche se forse di dimensioni ancora maggiori, a quello realizzato a New York sulla Fifth Avenue, proprio di fronte al grattacielo della General Motors, facendo anche parte dello scenario della Grand Army Plaza che si apre sul lato opposto della strada.

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Nel caso di New York il padiglione è quindi collocato in uno spazio molto ampio, lungo un asse stradale di grande importanza e ha una pianta che ricalca precisamente nella sua dimensione, di circa dieci metri, e nella forma quadrata quella degli spazi di sosta con cui il padiglione si trova perfettamente allineato, come si vede dalla planimetria.

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L’inserimento in quel contesto sembra quindi scelto appropriatamente sia a scala urbana sia architettonica, e non mette in crisi né lo spazio pubblico nel quale è collocato né il rapporto con gli edifici circostanti, trattandosi di un elemento molto proporzionato rispetto alla facciata del grattacielo sulla quale si staglia. Va osservato che lo stesso Foster ha proposto interventi del tutto analoghi per l’Apple Store di Hangzhou, in Cina e di Zorlu, località commerciale a pochi chilometri da Istanbul

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Per quanto riguarda Milano non è stato ancora possibile esaminare elaborati di progetto che consentano di valutarne l’impatto ma si può fare qualche ipotesi.  Nel citato articolo si dice infatti che il parallelepipedo di vetro sarà visibile da Corso Vittorio Emanuele, e che a causa della limitatezza degli spazi lasciati a disposizione degli esercizi già in loco, sarebbe in corso una trattativa per concedere dei risarcimenti. I sei metri di cui si parla tra il filo degli edifici e il confine del nuovo padiglione sembrano veramente pochi non solo in termini strettamente quantitativi, ma soprattutto per offrire alla nostra percezione uno spazio che possa essere ancora considerato aperto: sarà francamente difficile, dopo tale intervento, riconoscerlo ancora come una piazza.

 

6_battisti_30Attualmente si presenta come uno spazio molto definito di forma rettangolare allungata, chiuso su tre lati dagli edifici che lo delimitano, che si imposta su via San Paolo con il suo lato occidentale. All’estremità opposta si staglia la pregevole Torre Tirrena progettata e realizzata negli anni ’50 dai fratelli Soncini, con una struttura molto elegante di sottili pilastri sdoppiati a vista che creano un effetto di chiaroscuro sulle superfici vetrate della facciata.  Si tratta di un edificio coevo del Grattacielo Pirelli e della Torre Velasca, che contribuisce a dare testimonianza della qualità della cultura architettonica di quegli anni per cui Milano era nota e apprezzata nel mondo e costituisce un patrimonio da tutelare.

La piazza si presenta come una grande sala a cielo aperto, che offre un ambiente di sosta e relax rispetto alla concitazione, l’affollamento e la rumorosità di corso Vittorio Emanuele, e l’intenso utilizzo delle poche sedute ricavate sul cordolo che delimita l’aiuola alberata dimostra quanto sia apprezzata. C’è da considerare che piazza del Liberty non è uno spazio pubblico a tutti gli effetti ma è uno spazio privato di uso pubblico, sottoposto quindi a una disciplina particolare. Ciò ha comunque consentito al Comune di investire in anni recenti seicentomila euro per lavori di manutenzione straordinaria, rendendolo pedonale dal maggio 2014. Ossia da poco più di due anni.

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Un intervento eseguito quindi con denaro pubblico, che ha liberato la piazza dalle auto, restituendola ai cittadini e agli esercizi commerciali, ai quali è stato consentito di realizzare dei dehor che hanno contribuito ad animarla. Sarebbe comunque utile sapere quali siano le norme che disciplinano i rapporti tra Comune e proprietà privata rispetto allo specifico vincolo di uso pubblico e se sia compatibile il fatto che il Comune conceda di realizzare nello spazio della piazza il padiglione di Apple. Che per un intervento di tale importanza non sia stata ancora avviata una procedura formale e che il progetto non sia stato sottoposto, neppure per un parere preliminare, alla Commissione del Paesaggio (visto che non è stato posto all’ordine del giorno delle riunioni che si sono tenute nell’anno in corso), non sembra prova di particolare trasparenza.

Si ha invece notizia che la Soprintendenza avrebbe già esaminato informalmente il progetto e dato indicazioni per poterlo approvare. Indicazioni consistenti nel suggerimento di conservare lo schermo della sala più grande dell’Apollo, col proposito di preservare il clima culturale che ha contraddistinto negli anni piazza del Liberty proprio a causa della presenza del multisala. La scelta del luogo e il tipo di progetto sono quindi esito di un accordo tra privati, senza che sia stato fatto un concorso per raccogliere e mettere a confronto idee e soluzioni differenti, com’è stato fatto in altri casi di importanti interventi privati.

È tuttavia giusto chiedere che una trasformazione urbana tanto importante e di tale impatto comporti un’accurata serie di verifiche da parte di tutti i soggetti istituzionali che ne hanno titolo e la consultazione dei soggetti che, pur non avendo una responsabilità istituzionale, potrebbero esprimersi con specifica competenza. Sono del tutto favorevole alla nuova sede di Apple a Milano, non escludendo a priori che essa possa localizzarsi anche in piazza del Liberty. Ma spero francamente che non vada persa questa opportunità (come avvenuto per la ricostruzione del Teatro Continuo di Burri nel Parco Sempione) per discutere pubblicamente di un intervento di trasformazione di uno spazio pubblico tanto importante della città.

Dovrebbero infatti essere proprio queste le occasioni, confrontandosi apertamente, per far crescere una cultura urbana partecipata e condivisa per individuare il giusto equilibrio tra innovazione e tutela dei valori storici.

 

Emilio Battisti



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