16 dicembre 2015

LA FAME E I VENTI DI GUERRA. IL NOSTRO “DOPO EXPO”


I venti che scuotono i rami dell’Albero della Vita sono di guerra e non di pace. Il simbolo dell’Expo ha appena spento le sue luci e il cielo dell’Europa è già oscurato da un pericoloso conflitto civile in Medio Oriente e da uno scontro armato che coinvolge Paesi di quasi tutti i continenti del pianeta. I sei mesi di attività entusiasmante e frenetica, le fontane dell’Albero illuminato a suon di musica e la Carta contro gli sprechi alimentari sembrano per sempre sparite dalla scena. La mission dell’evento più spettacolare dell’anno “Nutrire il pianeta ed Energie per la vita” è stata all’improvviso scalzata dal suo terribile e macabro opposto “Affamare il pianeta ed Energie per la morte”.

08rinolfi44FBRiemerge così un pianeta in piena crisi, popolato da mondi in competizione con l’insicurezza e la fame che la fanno da padroni soprattutto nei Paesi più destabilizzati dalle guerre per il controllo di risorse spesso destinate ad altri popoli più forti e agiati.

Il rapporto “risorse – guerra – fame” è esploso anche nel cuore dell’Europa e l’ha fatto con le tinte artate e oscure del fondamentalismo religioso. I cittadini sono apparsi sconcertati e del tutto impreparati nonostante un’esposizione universale dedicata proprio ai temi della fame e delle risorse. Per aumentare la consapevolezza del pericolo imminente e capire come affrontarlo non è stato sufficiente l’impegno che molte associazioni e Ong hanno profuso su base volontaria nel chiuso delle sale convegni dell’Expo. Al grande pubblico è apparso il volto bello e nobile della mission incarnata nei padiglioni.

La straordinaria e ordinata convivialità di un simile evento non poteva però esorcizzare i conflitti e le crisi che infiammano il pianeta. Adesso il rischio è di lasciarsi trascinare sul terreno scivoloso della reazione emotiva e solo militare, degli scontri pseudo religiosi se non di uno dei soliti fuorvianti confronti di civiltà, e abbandonare la ricerca di soluzioni concrete. Mai come ora occorre invece analizzare la realtà sapendo che le radici delle crisi e delle guerre affondano sempre negli squilibri strutturali ed economici in gioco. In questo sforzo ci può aiutare. L’Atlante della Nutrizione che ci mostra un pianeta fortemente squilibrato rispetto alla triade “risorse – guerra – fame” ci mostra anche che l’area coinvolta dalle fiamme dell’incendio in questione oggi è molto omogenea sia sul piano storico-religioso sia per le risorse del sottosuolo, i suoi “processi nutrizionali” e la sua particolare “caratterizzazione agroclimatica”.

Il terremoto politico-militare è esploso infatti al centro del “Mondo 6” che l’atlante della nutrizione identifica con “Scarsità d’acqua e ricerca di equilibrio”. Un insieme di Stati che si estende dal Marocco alla Mongolia e coinvolge 22 Paesi in tre continenti differenti. Si tratta di circa 600 milioni di persone per il 90% di religione musulmana, che in un ambiente a bassa biodiversità naturale hanno sviluppato sin dall’antichità un buon livello di diversità colturale e alimentare. Sono territori in buona parte aridi, in cui il grano è l’alimento più importante, e l’impatto dei cambiamenti climatici di cui si sta discutendo COP 21 a Parigi è drammaticamente elevato.

08_rinolfi_44A differenza del mondo cui appartiene l’Italia, la volatilità dei prezzi alimentari e l’incremento dei prezzi alla produzione dei prodotti agricoli sono elevatissime. L’andamento dei prezzi delle materie prime agricole e alimentari ha già innescato le “primavere arabe“ e s’intreccia in modo inestricabile con quello del petrolio. “Prezzi agricoli alimentari più stabili e utilizzo equilibrato delle risorse” sono due punti chiave per l’equilibrio e la stabilità di questo mondo ma a ben vedere lo sono anche per tutto il pianeta. In questa direzione bisogna guardare per trovare le soluzioni non ancora presenti nella Carta di Milano. Siamo certi che di questa sfida è consapevole il Comitato Scientifico Expo presieduto dalla professoressa Claudia Sorlini che il Sindaco di Milano ha giustamente confermato al maggio 2016. Ne è sicuramente consapevole Michele Roy quando, dalle pagine di Famiglia Cristiana, osserva che nella Carta di Milano “sono trascurati clima, Borse e speculazioni finanziarie su cibo, acqua, desertificazione e biocombustibili”.

Le difficoltà di trattare temi di simile portata non derivano da una mancanza di conoscenze o di competenze tecniche disponibili, ma nessuno sembra avere il coraggio di affrontare il problema.

Forse nessuno gli Stati di riferimento nello scacchiere internazionale vede ancora l’interesse a modificare le regole del gioco dell’ordine globale.

Forse il compito di ideare una soluzione concreta è così difficile che si preferisce lasciarlo nelle braccia delle esortazioni di carattere morale anziché affrontarlo in chiave propositiva. Mondohonline si è incamminato sul sentiero delle possibili soluzioni; l’ha fatto con sei gruppi di esperti che hanno prodotto le idee sulle strategie per l’agrobiodiversità e la resilienza e con la relazione del professor Luciano Segre che ha puntato direttamente  il dito al cuore del problema che si nasconde in un sistema monetario internazionale incapace di riconoscere in modo adeguato il valore delle materie prime alimentari.

Il presidente del Comitato Scientifico di Mondohonline osserva che lo sviluppo delle agricolture nazionali va favorito per solidissime ragioni economiche / finanziarie e non solo di comparto, poiché la sicurezza e la sovranità alimentare che ne deriva contribuisce alla stabilità sociale su cui si fonda la fiducia nello Stato e di conseguenza nella sua moneta. Sul futuro del pianeta incombono scarsità di terre fertili e di risorse idriche e incalza un’imponente crescita demografica, mentre lo scenario economico è così critico da costringere il Fondo Monetario Internazionale a parlare di ”stagnazione permanente” e generare i conflitti esplosivi ai quali stiamo assistendo.

Sembra quindi giustificato immaginare un nuovo equilibrio internazionale capace di ridurre le oscillazioni del sistema e finanziare lo sviluppo della produzione agroalimentare necessaria alla sicurezza e stabilità degli Stati. L’idea di base è di considerare le materie prime alimentari alla stregua di una riserva che rafforza la moneta. Si tratta di trovare un modo per “dare più valore alle produzioni alimentari sviluppate dalle nazioni”. Che il cibo stia acquisendo sempre più valore economico lo sanno bene i fondi sovrani degli Stati ricchi di petrolio ma a bassa agrobiodiversità, che investono in imprese agroalimentari europee; lo sanno gli Stati in guerra che lo usano come arma di ricatto nei conflitti; lo sa da sempre la grande Cina che programma su basi pluriennali le riserve alimentari e acquisisce territori fertili oltre i suoi confini.

Sulla relazione che lega il sistema monetario e il cibo, la partita è dunque aperta. Luciano Segre ci invita a giocarla in un modo che può favorire la nascita di programmi di produzione agroalimentare macroregionali e statali finanziati da fondi internazionali e nazionali proprio in ragione del loro contributo al valore delle monete nazionali. Aprire la porta alla fame che bussa al maniero della moneta è dunque nell’interesse dei cittadini con minore o con maggior reddito che coabitano nel villaggio globale, degli investitori più accorti, degli Stati più poveri e anche di quelli più forti ma più previdenti. L’importante è che di tutto ciò ne siano consapevoli gli organi di governo. Confucio consigliava all’Imperatore di assicurare Cibo al popolo per costruire la Fiducia nel Governo. Luciano Segre ci invita oggi a rafforzare la Fiducia nelle Monete per assicurare il Cibo ai popoli del mondo.

 

Carlo Alberto Rinolfi

Presidente Mondohonline

 



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