29 luglio 2015

EXPAT: MATTEO RENZI DALL’OLANDA C’È POSTA PER TE


Anna Pestalozza. 27 anni. Nata a Milano. Casa a Rotterdam dall’agosto 2011, lavoro a Delft, Olanda. È una designer con una laurea al Politecnico di Milano e un Master in Olanda, due anni di esperienza di lavoro all’estero, e la voglia di tornare in Italia. Con idee, competenze e un sogno: «ridisegnare la burocrazia italiana per fare in modo che non sia più un inferno». Ma un dubbio: «A chi mando le mie proposte? Al sindaco della mia città? A Matteo Renzi direttamente?».

10favasuli29FBPerché è questo che in Olanda Anna ha imparato a fare: progettare servizi utili al cliente. In ambito privato ma soprattutto medico e statale. «In Italia siamo ancora fermi a un concetto di design tradizionale, artigianale, legato alla realizzazione di un prodotto». In Nord Europa il design serve soprattutto a facilitare la vita delle persone e delle aziende. È una corrente che prende il nome di Design Thinking, molto diffuso anche negli Usa e soprattutto in California, ma semi-sconosciuto al Bel Paese. «Prendi gli strumenti classici di progettazione di un prodotto e li applichi ai servizi».

In Olanda Anna ha collaborato alla realizzazione di una app che semplificasse la vita a una grossa banca olandese ABN Amro: «Spendevano troppi soldi per dire ai clienti quali documenti presentare per ottenere certi servizi, come ad esempio un mutuo». Per loro lo studio dove Pestalozza lavora – De Interactie Ontwerpers – ha costruito un’applicazione ad hoc: si tratta – spiega – di un’archivio online tipo dropbox, in cui ciascun cliente può caricare i propri documenti. A questa cartella sono collegate delle checklist automatiche, ognuna relativa a un determinato servizio offerto dalla banca. Se ad esempio devi aprire un mutuo per comprare casa, la checklist relativa ti suggerisce tutti i documenti da presentare, ed è anche in grado di capire quali di essi sono già nella tua cartella, e “spuntarli” da sola. Ti segnala quelli mancanti e ti indica a chi chiederli.

«Risultato: l’utente è in grado di fare molte più cose in maniera indipendente, senza comunque sentirsi abbandonato nel processo. Tramite la app può chiedere assistenza a un esperto della banca, ma può anche decidere di condividere la “checklist” con il suo notaio o con il partner». Tutto avviene in remoto, senza il bisogno di prendere appuntamenti. Con valore aggiunto per la banca e semplificazione enorme per i cittadini. Un sistema simile, spiega Anna, si può applicare a un sacco di cose: moduli delle tasse, iscrizioni scolastiche, etc. … .

Tra le idee che questa ragazza ha in testa ce n’è una pensata anche per le partite Iva italiane, alle prese con scontrini, fatture, ricevute da salvare per poter scaricare certe spese dalla dichiarazione dei redditi: «Immagino una app collegata alla carta di credito o al bancomat di lavoratori autonomi. La app registra tutte le transazioni, e permette al singolo utente di entrare e “spuntare” gli acquisti scaricabili. Una volta selezionate, la app crea un “report” con tutte le spese e allega la certificazione delle relative transazioni. In questo caso il lavoratore sarebbe portato a usare più frequentemente la carta o il bancomat, perché notevolmente più comodo, evitando di fare nero».

Stare all’estero permette anche ai nostri expat di conoscere pratiche già ampiamente utilizzate nel nuovo paese di residenza ed estremamente funzionali. Riprogettarle adattandole all’Italia per persone come Anna sarebbe un gioco da ragazzi. «In Olanda ad esempio funziona già un sistema di «identità digitale certificata» che permette di pagare le tasse e di fare un sacco di altre cose via internet. Io ad esempio l’ho usata per gestire la dichiarazione dei redditi e i eventuali sussidi del governo (quando ancora li avevo, da studente) su affitto e assicurazione sanitaria. Io ad esempio ho il mio spazio online con riassunto tutto quello che ho fatto in Olanda, da lì posso stampare certificazioni del mio periodo da studente, dichiarazioni di residenza e un sacco di altre cose. Posso anche utilizzarla per … Per continuare a leggere l’articolo su LINKIESTA clicca qui

 

Silvia Favasuli



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