22 luglio 2015
Sia a livello nazionale che milanese è iniziata una riflessione sul tema delle primarie. Anche L’Unità si è occupata del tema con dati circa le valutazioni sulle primarie da parte degli iscritti. C’è la consapevolezza che occorrono alcune regole. L’attenzione sembra concentrata sul problema di un albo degli elettori ma non mancano riflessioni su molti altri aspetti, che riguardano anche la verifica delle candidature.
Non viene invece posta attenzione sul fatto che le primarie nascono come conseguenza di autocandidature. Invece l’argomento è particolarmente rilevante. Per due questioni significative: 1. le autocandidature nei comuni medio-piccoli, che senza adeguate procedere e verifiche, potrebbero consentire infiltrazioni mafiose; 2. le autocandidature nelle grandi città e/o regioni, che possono imporre scelte potenzialmente conflittuali con regole delle coalizioni o del PD.
Nel primo caso particolarmente delicata è la situazione della Lombardia per l’elevato numero di Comuni (oltre 1800) di cui pertanto molti comuni data la scarsezza di residenti e l’ampiezza possibile del territorio, sono nelle condizioni di elevato rischio d’infiltrazione. Forse è il caso di trovare modalità di controllo nella formazione delle candidature, con momenti di controllo ma anche di intervento della Zona rispetto al Circolo.
Nel secondo caso purtroppo attualmente siamo in assenza di regole e stiamo già assistendo a qualche episodio spiacevole. Infatti a Milano pur in presenza di tempestiva convocazione dei partiti e raggruppamenti della coalizione di Pisapia per definire, con l’apposito Consiglio degli 11 saggi, tempi e procedure per la definizione di punti programmatici qualificanti e quindi definizione di regole per lo svolgimento delle primarie, le candidature sono subito spuntate.
Non appena Pisapia ha chiarito che non si sarebbe impegnato per un secondo mandato l’Assessore Majorino ha avanzato la sua autocandidatura. E così pure è stata la volta del deputato Emanuele Fiano. Non è dato di capire se le improvvise e irrevocabili dimissioni della vicesindaco De Cesaris abbiano relazione con una possibile autocandidatura, mentre si sta facendo largo anche quella di Ambrosoli e di Stefano Boeri. Il tutto in attesa che il Consiglio degli 11 finisca il suo lavoro per definire le regole, lavoro che doveva invece precedere quello che è avvenuto.
Qual è il risultato di questo stravolgimento delle possibili regole comuni? Che non si parlerà più di programma, di punti qualificanti della coalizione di centrosinistra per le prospettive di Milano. Chi leggerà i 5 punti qualificanti elaborati dal Consiglio degli 11? Chi si adoprerà per integrarli o modificarli sull’apposito sito? Tutta l’attenzione, a cominciare dai media, sarà concentrata sulle caratteristiche delle candidature e solo su quelle. Quindi si svilupperà una campagna elettorale solo ed esclusivamente di persone. Insomma un danno per la coalizione e per il confronto aperto sui contenuti verso la città e verso i cittadini.
Forse è il caso si riesaminare a fondo l’utilità o il danno che provoca il sistema delle autocandidature e come eventualmente modificare la procedura per ridurre i danni. L’autocandidatura potrebbe essere sostituita dalla presentazione di candidature da parte di gruppi di militanti di uno dei partiti della coalizione, che sono responsabilizzati a rispettare le regole comuni. Certamente in modo più cogente rispetto a quello possibile verso i candidati in quanto più facilmente sanzionabili dall’eventuale comitato dei garanti delle primarie. Sanzioni che potrebbero arrivare all’annullamento della candidatura.
È solo una ipotesi di lavoro che non contraddice la contendibilità dei ruoli elettivi e quindi conserva la capacità di apertura al rinnovamento dei gruppi dirigenti. Ma merita d’essere discussa poiché incide direttamente sul modo conciliare la richiesta di apertura al cambiamento con quella delle saldezza e leggibilità politica delle coalizioni di centrosinistra.
Maurizio Mottini
Condividi