22 ottobre 2014

L’AMMINISTRAZIONE MILANESE, I CONCORSI DI PROGETTAZIONE E L’IDEA DEL BELLO


Su ArcipelagoMilano della scorsa settimana Nicola Rovere invocava una bellezza con canoni condivisi per le persone e le cose, ascrivendo addirittura al mondo immobiliare milanese la custodia del codice indiscutibile dell’urbana armonia e grazia. L’argomento in discussione è la presunta bellezza o bruttezza, o comunque inadeguatezza, rispetto a canoni condivisi di estetica urbana del quartiere Garibaldi – Repubblica, di tre progetti di concorso per spazi ed edifici pubblici banditi dal Comune di Milano e recentemente assegnati.

05bottelli36FBEsula dalle nostre intenzioni discutere a qualsiasi titolo di tali presunti canoni condivisi, lasciando a chi ne ha le competenze specifiche una trattazione sull’evoluzione del concetto di relativismo estetico e di quanto questo sia un prodotto culturale complesso in continua evoluzione. Se però un riferimento estetico va scelto, al di là delle locuzioni di “arboriana” memoria – non è bello ciò che è bello ma che bello, che bello, che bello – , preferisco “il bello è il buono” e nel caso dei tre progetti citati credo che il buono ci sia.

È infatti dal 2013 che una proficua, e inedita, collaborazione tra il Comune di Milano e gli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri ha prodotto un bando tipo di concorso anonimo, trasparente, aperto e in due fasi, indirizzato a diventare uno standard condiviso per la selezione dei migliori progetti per i luoghi pubblici della città.

Il lavoro della commissione che ha lavorato a tale bando è stato intenso, generoso e innovativo, nell’esclusivo interesse della città, per costruire, pur nello stretto percorso consentito da norme rigide, che assimilano i servizi di architettura a quelli di pulizie, un bando di concorso davvero aperto a tutti i professionisti europei nella prima fase, con una selezione al massimo di 10 concorrenti per la seconda fase, tutti con rimborso spese e con la garanzia dell’incarico al vincitore.

L’Ordine degli Architetti di Milano, che presiedo, con l’Ordine degli Ingegneri, dopo un primo test, hanno deciso di investire nella realizzazione di una piattaforma online denominata “Concorrimi”, a servizio di tale bando, che rendesse la procedura semplice, garantita e poco costosa sia per l’amministrazione che per i partecipanti, eliminando sia errori formali che inutili code, sigilli in ceralacca e molte altre amenità alle quali siamo ahimè abituati.

Non solo: il lavoro comune ha posto l’enfasi anche sull’importanza per l’ente banditore di produrre un documento di concorso di qualità, di allocare le risorse per la realizzazione dell’opera prima di bandire il concorso, e per tutti i soggetti coinvolti di nominare una giuria composta da persone competenti, indipendenti, selezionate per merito e con una rappresentanza significativa di progettisti, da noi designati.

Indiscutibilmente ognuno ha fatto la sua parte e abbiamo avuto tre giurie indipendenti e di qualità che affiancavano a architetti e responsabili del procedimento anche rappresentanti della città, cioè della committenza ultima di queste opere pubbliche: una ludoteca per bambini disabili, un centro civico e la trasformazione del Cavalcavia Bussa, finora destinato a parcheggio abusivo, in piazza urbana.

È da poco stato assegnato il terzo dei tre concorsi che, il caso ha voluto, hanno premiato tre gruppi di progettazione di cui due italiani e uno spagnolo, di età compresa tra i 27 e i 40 anni, che non avrebbero mai avuto la possibilità di concorrere in una selezione per curricula, o peggio ancora con appalto integrato, quale quella utilizzata in questi giorni ad esempio dal Governo per la progettazione delle scuole, grande occasione persa.

Tutto ciò in una città che è all’onore delle cronache in questo momento per ben altre procedure e ben altri esiti.

Noi andiamo avanti, cercando di proporre questa procedura innovativa adottata dal Comune di Milano per la progettazione di tutti gli spazi pubblici in città, a partire dalla destinazione definitiva post-EXPO di Piazza Castello, ad altre amministrazioni e anche a operatori privati, convinti che sia una strada leggera, positiva e sostenibile per dotare i cittadini del miglior progetto, ossia di quello più “buono”, selezionato con una procedura trasparente, anonima, meritocratica e verificabile in ogni suo passaggio.

Ad altri, e al futuro, il giudizio critico, sull’evoluzione dei linguaggi nel tempo, sulla efficacia, fruibilità, adeguatezza, flessibilità, accoglienza e bellezza degli edifici e degli spazi pubblici che ne derivano, come di tutti gli altri.

 

Valeria Bottelli

*presidente Ordine Architetti di Milano e provincia



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