19 marzo 2014

FUSIONE ATM TRENORD. PERCHÉ? PER CHI?


Egregio Direttore, vorrei attirare l’attenzione dei cittadini di Milano e dei molti city users, sulla proposta di “fusione” tra ATM e TRENORD (ricordo: società costituita anni fa tra ex FNM e Ferrovie dello Stato per la gestione dei servizi locali, soluzione adottata in sordina dalla Regione Lombardia, invece di indire una gara di appalto): è un tema arido ma importante per il futuro di questa città. Nei giorni scorsi è comparso sul Corriere il solito articoletto che informa (senza spiegare!) dell’interesse per l’operazione da parte delle FS, che per bocca del potente ingegner Moretti affermano di essere un “operatore industriale, garanzia per lo sviluppo del servizio dei trasporti” (sic !), e della fretta della Regione di concludere (Maroni: “massimo due mesi per decidere” concessi al Comune di Milano). Notizie in merito, altrettanto vaghe, erano già apparse sulla stampa.

04bassi11FBLa prima considerazione è che “Presto e Bene …!”. La seconda è che sembra ripetersi l’operazione, per il cittadino comune risultata quanto meno opaca, della rapida fusione dei servizi locali TRENITALIA-FNM di cui ho accennato sopra. Questa fusione ha di fatto vanificato una delle poche possibilità presenti in Italia di realizzare un mercato dei servizi di trasporto pubblico su ferro un po’ più aperto partendo da realtà esistenti (il servizio ferroviario per l’entità e i tempi di realizzazione degli investimenti necessari, e per i problemi del rapporto tra proprietà/gestione dell’infrastruttura, molto più pesante di quella stradale, e proprietà/gestione dei mezzi e servizi, non si presta a una reale e completa liberalizzazione).

Per spiegarmi meglio, FNM avrebbe potuto ad esempio proporsi come gestore regionale, e magari anche a più ampio raggio, in partnership con una delle efficienti e tanto invidiate realtà in questo campo esistenti in Europa (anche appena di là dal confine di Chiasso! oppure con le Ferrovie tedesche con le quali già collabora nei servizi merci); avrebbe potuto creare una struttura di forza sufficiente a contendere il potere dominante del monopolista principale, ed invece si è preferito allearsi con esso per mantenere la situazione esistente, senza possibilità di confronti.

I risultati sin qui inesistenti o negativi conseguiti da TRENORD (per il viaggiatore, per i dipendenti e in genere per i cittadini contribuenti), come riconosciuto ultimamente anche a livello regionale, cioè dalle stesse forze politiche che questa fusione avevano voluto o avallato, dovrebbero essere un pessimo viatico per la nuova proposta operazione fra TRENORD e ATM, e invece … .

Terza considerazione: sarebbe interessante sapere se questa nuova proposta è frutto di un serio e indipendente studio economico – gestionale sul medio e lungo termine. Questo studio in un Paese libero avrebbe già dovuto essere reso pubblico, e pubblicamente e ampiamente discusso sia sul piano tecnico sia su quello politico-strategico, trattandosi di argomento di rilevante interesse a lungo termine per la vita e il portafoglio della comunità. E le forze politiche, se interessate a una gestione democratica della res publica, dovrebbero abbandonare la facile via dei luoghi comuni e degli slogan (sinergie, grandeur, eccetera …) delegando il problema solo a “tecnici” operanti nel campo, necessariamente non neutrali. Ricordo che le ferrovie italiane restano un grande carrozzone (attenzione LEGA: romanocentrico !) sul quale campano lobbies di ogni genere, nonostante e forte degli attuali “positivi” risultati di bilancio (frutto di operazioni di breve respiro e abili artifizi): evidente l’interesse a difendere ed estendere la propria posizione monopolistica nel settore dei trasporti pubblici, in assenza di altre aziende di peso, rispetto alle quali misurare i servizi resi e i costi, e perché no la qualità delle relazioni sindacali con il personale.

Quarta considerazione: l’esempio o confronto con quanto avvenuto a Firenze con la locale azienda di trasporto urbano (sposata con SITA, società FS che si occupa di trasporto su gomma, già operante in Toscana) non è pertinente, e comunque preoccupante. La situazione di Milano è molto diversa: non ci sono solo autobus e una sola linea tranviaria da integrare, come a Firenze, ma una realtà complessa con grandi infrastrutture (binari e metrò), e vari attori (ATM, Comune, MM, privati concessionari) .

ArcipelagoMilano potrebbe farsi promotore del dibattito: quale struttura sarebbe ottimale per migliorare il servizio di trasporto pubblico, anzi finalmente “metropolitano”? La città (i cittadini di Milano e i city users) hanno interesse a quest’operazione, che la priverebbe del controllo su una struttura urbana essenziale, forse sul suo patrimonio, certamente sui suoi costi e sulla loro ripartizione? Magari in cambio di un’apparente riduzione del costo della gestione a carico del Comune di Milano per la funzione metropolitana di ATM? Ha senso un’operazione di questo genere finché non sarà definito cosa diventerà la “città metropolitana”, ossimoro sin qui senza chiari contenuti.

Ci sono potenziali partners diversi da FS e dintorni? È urgente focalizzare l’attenzione su questo tema, prima che interessi di lobbies trasversali, politico-industriali, naturalmente corposi e sin qui dimostratisi non virtuosi, mettano tutti di nuovo di fronte al fatto compiuto.

Hugo Jan Bassi



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti