16 ottobre 2013

BERLUSCONI: CARTHAGO DELENDA EST?


Due settimane orsono, guardando la TV e leggendo le cronache dei giornali, tutto mi sarei aspettato di vedere meno che i prodi senatori del PD e in particolare il suo capogruppo non fossero preparati all’ennesima mossa del caimano. Perché Zanda e quindi la direzione del PD non avevano previsto l’eventualità che Berlusconi desse la fiducia al governo Letta? Perché non avevano preparato il testo B per salutare dignitosamente l’uscita di scena di Berlusconi, e mi domando se ci sarà uscita di scena, dato che anche da morto quello ci stupirà con i suoi colpi di teatro!

11loschiavo35fbDavanti al video ho avuto l’impressione che, dopo aver pronunciato il suo breve discorso mentre riponeva l’esile microfono del Senato nel suo alloggio, il caimano si sarebbe infilato, per vergogna, nello stelo medesimo, come il genio della lampada di Aladino che rientrava nella lucerna (nel nostro caso genio avverso). È stato come al solito un atto di teatro ma anche un atto di contrizione.

Quel discorso all’apparenza non aveva senso. Fare un siffatto discorso di chiusura a suggello di ventanni di carriera politica sembra un assurdo eppure come ha detto il Celeste è stato un gesto politico: probabilmente c’è la voglia di dare un futuro alla sua creatura politica, innescare il processo di successione nel PDL o FI, cosa che ancora oggi il caimano ha tenuto fermo. Osservando le facce dei senatori del PD a lui vicini e di Zanda medesimo in TV ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte a delle statue di sale. Quando il presidente del Senato con formula di rito ha dato la parola al senatore Zanda mi è sembrato di stare in uno psicodramma dove l’attore agiva qualcosa che per anni aveva tenuto nel grembo a putrefare. Una reazione a un evento traumatico del passato.

Zanda ha rappresentato in quel momento le centinaia di migliaia di italiani che odiano il caimano e indipendentemente da cosa stesse accadendo ha manifestato la sua sete di vendetta: lo avrebbe fatto anche se si fosse trovato di fronte a un cadavere inerme, frustrato da anni di sconfitte. Le sue parole erano aride, prive di slancio emotivo, come il muoversi di uno sportivo che nella fase finale di un incontro, nel quale è stato lungamente dominato, ha i muscoli pieni di acido lattico e non riesce a lottare come dovrebbe, spesso commettendo falli.

È stato sbagliato ignorare il gesto del caimano, così lo sì è offeso ma si sono offesi anche i suoi elettori. Andava salutato e gli andava riconosciuto quantomeno “l’onore delle armi”. Mi è sembrata una tipica azione con lo spirito da piazzale Loreto. Una ferocia senza senso, come fucilare un condannato a morte che sta morendo per malattia. L’ignorare la controparte in modo così palese offende i 9 milioni di elettori da esso rappresentati, è un’umiliazione che gli si poteva risparmiare, è un vulnus al meccanismo per ridare slancio alla ripresa del paese.

La mia non è tanto una lode per chi (il caimano) si è rivelato incapace di fare la rivoluzione liberale che aveva promesso e non è mai stato in grado di governare la sua spesso cospicua maggioranza, un individuo oberato di processi penali – cosa non spiegabile con il solo accanimento di alcuni magistrati e dunque una persona non degna di sedere in parlamento – io sto parlando dei nostri prodi presunti leaders e dei loro portatori d’acqua che nel ventennio del rettile di Arcore si sono susseguiti.

Ma cosa avrei detto al suo posto. Certamente non avrei declamato le lodi di ciò che non esiste, ma quantomeno avrei salutato nel rispetto delle istituzioni ma anche della controparte politica che egli rappresenta la persona che a modo molto suo forse ama questo paese e ne ha fatto per 20 anni la sua storia. Probabilmente bisogna tener conto dei milioni di elettori che ancora oggi, all’ipogeo della sua carriera, lo voterebbero.

La costituzione ci insegna che la soluzione va trovata in parlamento attraverso il dialogo e la mediazione: bisogna trovare un punto di caduta sul quale far convergere le esigenze di tutti.

Noi siamo una variegata comunità di 60 milioni d’individui con esigenze spesso contrastanti ma è fondamentale trovare un equilibrio prima che ce la impongono FMI ed Europa. Non aver previsto l’ennesima piroetta significa non aver imparato nulla dai vent’anni passati: dalla gioiosa macchina da guerra alla smacchiata del giaguaro. Significa vivere in una propria dimensione ignorando ciò che accade intorno.

 

Riccardo Lo Schiavo



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