22 maggio 2013

QATAR: LA “PORTA NUOVA” DEGLI INVESTIMENTI


Lo sceicco Hamad bin Khalifa Al-Thani è un uomo di parola. Nell’aprile 2012, aveva assicurato all’allora premier Mario Monti che il Qatar avrebbe investito in Italia. Da allora, si sono susseguite, nell’ordine: acquisto di quattro alberghi in Costa Smeralda per 650 milioni di euro da Tom Barrack, dell’hotel Four Seasons di Firenze per 150 milioni di euro dagli imprenditori fiorentini Corrado e Marcello Fratini e del Grand Hotel Baglioni ancora a Firenze. Ora gli investimenti del fondo sovrano del Qatar si dirigono a Milano.

Giovedì 16 maggio il fondo sovrano Qatar Holding (Qh) ha confermato la sua entrata nello sviluppo immobiliare di Porta Nuova, uno dei maggiori progetti di riqualificazione a livello europeo, che include edifici firmati da archistar del calibro di Stefano Boeri e Cesar Pelli. Il fondo Qh entra nella squadra di investitori grazie a una collaborazione con la Cdp (Cassa depositi e prestiti), cui ha fatto seguito una partnership strategica Hines Italia Sgr, società di gestione del risparmio capofila di Porta Nuova, come annunciano le due società in una nota congiunta. Ma chi sono le società coinvolte nell’operazione?

Il fondo sovrano Qh, nato nel 2006, è stato fondato dalla Qatar Investment Autorithy (Qia), di cui costituisce il braccio operativo e che lo controlla al 100%. Il compito del fondo è quello di gestire nel modo più profittevole e diversificato – ossia: in diversi settori – la ricchezza della famiglia reale, derivante dal petrolio. Il fondo Qh ha partecipazioni in imprese operanti in svariati settori, tra cui: Porsche, Eni, i resort della Costa Smeralda, Barclays plc, London Stock Exchange, il gruppo Credit Suisse. Investimenti che hanno fruttato al fondo Qh un avanzo di bilancio di quasi 20 miliardi di euro nel secondo trimestre dell’anno fiscale 2012-2013, equivalente al 54% del Pil del periodo. Ogni anno, il fondo Qh investe 20-30 miliardi in tutto il mondo in partecipazioni societarie.

A capo del fondo sovrano, il quarantenne Ahmad Al-Sayed, che in un’intervista al “Sole 24 Ore” del 26 febbraio scorso ha espresso l’intenzione di investire in Italia, in virtù del fatto che nonostante tutto, il Belpaese ha dei buoni fondamentali e vanta dei marchi internazionali. E l’interesse del fondo Qh per l’Italia non si ferma qui. Secondo indiscrezioni trapelate il 18 maggio, all’esame degli analisti del gruppo di Doha, affiancati dal Fondo Strategico della Cassa depositi e prestiti, ci sarebbe un nuovo investimento nel gruppo Versace.

A facilitare gli investimenti del fondo sovrano Qh in Italia è stata anche una joint venture con la Cdp (Cassa depositi e prestiti) tramite il Fsi (Fondo Strategico Italiano Spa), la holding guidata da Maurizio Tamagnini e controllata dalla Cdp. La joint venture Fsi-Fondo Qh, chiamata IQ Made in Italy Venture, è nata per investire nel made in Italy nei settori: alimentare e distribuzione alimentare, moda e lusso, arredamento e design; turismo, stile di vita e tempo libero.

Hines Italia Sgr è la filiale italiana della multinazionale americana Hines, presieduta da Jeff Hines, che ne è anche amministratore delegato, mentre capo della filiale italiana c’è Manfredi Catella. Entrambi gli Ad esprimono soddisfazione per l’operazione al “Sole 24 Ore”: un investimento nel futuro dell’Italia, che ha nel suo territorio la risorsa più importante. Hines Italia Sgr gestisce i tre fondi immobiliari proprietari dello sviluppo di Porta Nuova, di cui il fondo sovrano Qatar Holding detiene una quota minoritaria, pari al 40%, mentre il restante 60% è saldamente in mano a una cordata di banche: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Hypothekenbank Frankfurt, Bpm e Mps.

L’operazione di finanziamento da parte del fondo Qh avverrà tramite un aumento di capitale, il cui controvalore non è stato reso noto. Per farsi un’idea, basti sapere che il valore di mercato della riqualificazione di Porta Nuova è di circa 2 miliardi di euro.

Tra le ipotesi che circolano sui motivi della vendita del 40% dei tre fondi immobiliari al fondo Qh, c’è il crollo del settore immobiliare in Italia: secondo il “Rapporto Immobiliare 2013” stilato da Agenzie delle Entrate e Associazione banche italiane (Abi) e presentato a Roma il 14 maggio, il mercato è ai minimi dal 1985: nel 2012, le compravendite sono calate del 27,5% rispetto al 2011 (150mila in meno), complici il calo dei mutui erogati, dei consumi reali e la crescente tassazione sugli immobili. Un mercato che ha toccato il fondo. Basterà un fondo (del Qatar) ad aiutarne la risalita? Ai posteri l’ardua sentenza.

Valentina Magri

Si ringrazia il dottor Nicola Bratti per la consulenza su tematiche finanziarie



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