15 maggio 2013

IMU, CASA, EDILIZIA: LA SCHIZOFRENIA È SERVITA


Quando si partecipa a una trasmissione come Report e ci si rivede in televisione, si scontano due effetti, almeno per me: la propria ambizione è soddisfatta perché chi ti conosce e ti incontra per strada lancia un “ti ho visto ieri sera in TV” l’altra è “cosa avrei voluto dire e non ho detto”. Nella trasmissione della Gabbanelli di domenica sera scorsa, si è parlato di cose che mi stanno da sempre a cuore perché l’edilizia mi ha accompagnato nelle tre età dell’uomo, anche se per il momento me la cavo senza bastone, eppure in questo campo la schizofrenia dei legislatori ha dello stupefacente.

Certe cose ancora oggi non le mando giù a cominciare dall’adagio “quando l’edilizia va, tutto va”. Sarebbe più corretto dire “se l’edilizia va, tutto (o quasi) va”. In pratica l’attività edilizia è un indicatore attendibile per valutare l’economia di un Paese. A questo punto si aprono due strade ben diverse una dall’altra: l’edilizia pubblica e quella privata. Si può far leva sull’edilizia pubblica quando ci siano soldi da investire da parte delle pubbliche amministrazioni e l’edilizia dà una spinta. Ora denaro non ce n’è. Si può far leva sull’edilizia privata quando il mercato tira e c’è molta gente disposta e in grado di comprare. Oggi molti sarebbero disposti a comprare ma quei pochi che sono in grado di farlo non fanno mercato: non si vende (e i prezzi calano con effetti anche perversi, dei quali non c’è ora spazio per parlare).

Questo non vuol dire, ovviamente, che non vi sia bisogno di case ma la fascia del bisogno coincide ormai con la fascia di chi non ha mezzi sufficienti per comprare. E qui c’è il primo paradosso. Gli operatori immobiliari dicono: se la mano pubblica ci desse aree gratis o a buon mercato noi potremmo vendere le case, quelle che vi facciamo sopra, a prezzi di mercato che incorporano il valore del terreno, destinare la parte dei ricavi, che si riferiscono all’incidenza del terreno, a costruire case da vendere a prezzi convenzionati alle categorie più disagiate o a fare della locazione anch’essa a prezzi controllati.

Oggi il “mercato” non c’è più, e non ci sarà più fintanto che i redditi delle famiglie non ricominceranno ad aumentare. Il cane che si morde la coda. Chi dice di voler risolvere il problema dell’edilizia sociale con lo schema che ho descritto, mente sapendo di mentire. Per la stessa ragione mente il Governo quando fa ragionamenti analoghi o pensa che qualche modesto incentivo fiscale risolva il problema: offre una zolletta di zucchero per addolcire il caffè a chi il caffè non può pagarselo.

Innescare un processo virtuoso per il quale, senza generare bolle, si riesca a finanziare il settore con un accorto mix di aiuti e finanziamenti ai costruttori e di crediti alle famiglie perché tornino sul mercato e con questo rigenerare potere di acquisto diffuso, non è impossibile in un paese diverso dal nostro attuale, con una classe politica latitante e dedita al proprio ombelico e una società civile sconfortata, incredula e purtroppo in alcuni casi anche disonesta. Una nuova sinistra potrebbe provarci.

Veniamo all’altro tema che riguarda ancora la casa: l’IMU. Diciamolo subito: non c’è alcuna influenza reale tra la tassazione sulla casa e il mercato immobiliare. Chi si appresterebbe oggi a un acquisto immobiliare investendo qualche centinaio di migliaia di euro non si ferma davanti a 1.500 euro all’anno di IMU.

La vicenda dell’IMU e tutt’altra cosa: quando da noi servono soldi, si è sempre andati sulla benzina, sulla casa e sui redditi da lavoro dipendente. Nulla di nuovo sotto il sole. Ma il bello dell’IMU è che ha realizzato il massimo d’ingiustizia nella distribuzione del carico arrivando a casi di applicazione da manicomio. Possibile che non si sia fatto un minimo di modello di simulazione?

Nelle parole del presidente del Consiglio Letta ritorna poi, a proposito della casa, il tormentone della casa per le giovani coppie. Parole sante. Qualche riflessione andrebbe però fatta. Penso che la maggior parte delle giovani coppie opterebbe per una casa in affitto, se la trovassero a prezzi ragionevoli. Affittare la casa vuol dire essere liberi di muoversi dove le opportunità di lavoro ti si presentano: il mondo d’oggi. Vorrei andare ancora avanti perché il tema è vasto ma non devo lasciarmi trascinare dalla foga e mi fermo qui.

Luca Beltrami Gadola

P.S. – Prima di caricare sul web il giornale ho visto le ultime idee di Maroni sulle Aler. Siamo alle solite: l’architettura del contenitore senza pensare al contenuto: sulla politica per la casa in maniera organica quando ci dirà qualcosa?

P.S. del P.S. – Nel governo ci sono tanti ministeri la cui competenze sono indecifrabili. E un ministero per la casa? Purché non si chiami Ministero dell’housing.

 



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