8 maggio 2013

PAGARE I DEBITI DELLO STATO O CAMBIARE SOLO DEBITORE?


Con uno dei suoi ultimi atti, il governo Monti ha affrontato il problema dei debiti della Pubblica Amministrazione. Non era possibile rimandare oltre tale tematica e questa manovra darà sollievo a imprese, famiglie e all’opinione pubblica tutta. Tuttavia il decreto legge 35 dell’8 aprile 2013 presenta alcune criticità, segnaliamo quelle agli artt. 6 e 12.

L’art. 6 del testo, al comma 8 lettera C, “Altre disposizioni per favorire i pagamenti delle pubbliche amministrazioni“, recita: “Gli atti di pagamento emessi a titolo di corrispettivo nelle transazioni commerciali devono pervenire all’Ufficio di controllo almeno 15 giorni prima della data di scadenza del termine di pagamento. L’ufficio di controllo espleta i riscontri di competenza e dà comunque corso al pagamento entro 15 giorni successivi al ricevimento degli atti, sia in caso di esito positivo, sia in caso di formulazioni di osservazioni o richiesti di integrazioni o chiarimenti. Qualora il dirigente responsabile non risponda alle osservazioni, ovvero i chiarimenti forniti non siano idonei a superare le osservazioni mosse, l’ufficio di controllo è tenuto a segnalare alla Procura Regionale della Corte dei Conti eventuali ipotesi di danno erariale derivanti dal pagamento cui si è dato corso.”

I compiti della Ragioneria Generale dello Stato, nelle sue sedi territoriali, vengono così limitati a un passaggio formale, con l’unica, residuale, possibilità di denunciare l’ipotesi di danno erariale alla Corte dei Conti. Qual è il ruolo istituzionale delle Ragionerie Territoriali dello Stato? Tra gli altri, il controllo e l’autorizzazione degli atti di spesa delle Amministrazioni statali. Ovvero: un Ufficio, per esempio Soprintendenza, Provveditorato alle Opere Pubbliche, Motorizzazione civile ha delle spese da affrontare. Indice una gara, una impresa si aggiudica l’appalto per la fornitura di servizi o opere, si stipula un contratto, questi servizi vengono resi e arriva il tempo del pagamento.

A questo punto l’Ufficio che ha ricevuto il servizio, manda “il conto” alla Ragioneria Territoriale dello Stato che controlla che la spesa sia imputata al capitolo di bilancio corretto, che corrisponda a quanto approvato nel contratto, che siano stati rispettati tutti gli elementi contrattuali. Verifica, per citare solo alcuni àmbiti, che il pagamento vada a favore dell’impresa che ha fornito il servizio su un conto corrente dedicato a tale contratto (norma sulla tracciabilità dei flussi finanziari); che il contratto sia registrato e che le fatture citino tale registrazione; che l’impresa sia in regola con gli oneri contributivi (lotta al lavoro nero); che sia in regola con il pagamento delle imposte (lotta all’evasione fiscale)…. . Se le imprese hanno adempiuto a tali obblighi, si procede al pagamento, in caso contrario si chiede la documentazione mancante. Appena questa viene perfezionata, si provvede al pagamento.

Con il decreto legge 35/2013, le Ragionerie dovranno sì controllare, ma il dover dar corso comunque al pagamento avrà diverse conseguenze: una minore puntualità delle imprese fornitrici e degli uffici fruitori di servizi nel trasmettere quanto dovuto; il non riuscire a contrastare le irregolarità. La Corte dei Conti verrà invasa da segnalazioni per pagamenti già effettuati per i quali avviare, forse, provvedimenti di recupero.

Al di là degli effetti contabili delle nuove disposizioni, quel che nel tempo risulterà dannoso sarà proprio la mancanza di controllo sul rispetto delle regole quali la tracciabilità del flussi finanziari, i versamenti contributivi e la regolarità dei pagamenti delle imposte. La domanda è: perché, per saldare i propri debiti, lo Stato abdica al controllo sul regolare adempimento delle norme?

Il timore è che, nelle more di una norma pensata per risolvere un’urgenza, si possano inserire anche imprese non propriamente virtuose; che soprassedere su una parte del controllo, diventi un volano che si ritorce contro lo Stato stesso che, ex post, non sarà in grado di chiedere di rispettare le regole che nel tempo si è riusciti a esigere.

L’art. 12 presenta altre criticità: per reperire i fondi necessari verranno emessi 40 miliardi di euro in titoli di Stato, con un aggravio ulteriore di spesa per il pagamento degli interessi. Inoltre a oggi la stima dei debiti dello Stato verso imprese ammonterebbe a più di 90 miliardi di euro, e la manovra rischia sì di dar fiato a una parte delle imprese, ma di non risolvere il problema. Si afferma, sempre all’art. 12, che nel caso l’emissione titoli fosse insufficiente, si provvederà con tagli lineari, ovvero blocco di stipendi e pensioni, e riducendo le previsioni di spesa per gli anni a venire, ovvero minori investimenti, altro che rilancio delle imprese!

L’auspicio è che il Parlamento, nella conversione del Decreto legge, apporti le opportune correzioni in modo da ripianare sì le posizioni debitorie dello Stato, ma senza indebolirlo e trovando modalità di ripresa dell’economia non tagliando le spese, ma intervenendo sugli sprechi.

 

Silvia Cutaia

 



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