13 novembre 2012

CURIOSITÀ MARZIANE NOTIZIE DALLO SPAZIO


Il futuro è iniziato quando il 5 agosto Curiosity ha toccato il suolo marziano. Dopo sette anni di lavoro, il più bel rover dell’ingegneria spaziale sgomma sul quarto pianeta del Sistema Solare. Curiosity ha un solo occhio, ma è sensibilissimo. Non è l’occhio di Polifemo, è una camera a focale fissa a 34mm che si trova in cima all'”albero” del robot. La Mastcam, così chiamata, produce immagini del tutto realistiche, come farebbe una normale camera commerciale o un cellulare. Un procedimento denominato white balancing regola l’illuminazione per permettere agli scienziati di osservare la superficie di Marte identificando molto più facilmente le rocce attraverso colori meno alieni e più terrestri.

Il rover dall’occhio vigile vanta altre caratteristiche: ha sei ruote, un braccio meccanico, un laser che può vaporizzare piccole porzioni di roccia e studiarne la composizione chimica analizzandone lo spettro, e un trapano che permette di scavare sotto la superficie e fare un’analisi dei campioni di Marte “in provetta”.

In questi giorni stiamo gustando, in diretta da Marte, i primi risultati delle sue perlustrazioni. Ma cosa stiamo cercando? I resti di una Milano marziana e dei suoi abitanti? Nemmeno la fantascienza ha mai parlato di marziani “meneghini”. Scherzi a parte, quello che stiamo cercando sono rilevamenti chimici che ci faranno comprendere se c’è stata vita nel passato o se addirittura c’è nel presente.

Sappiamo che la vita sul nostro pianeta è nata circa quattro miliardi di anni fa quando l’acqua comparve allo stato liquido sulla superficie terrestre. Così, apprendere che nei pressi del cratere Gale di Marte un tempo c’era il letto di un fiume, è una grande speranza. Trovare anche un semplice procariota o un batterio sarebbe una scoperta unica, perché avremmo la dimostrazione che la vita è già apparsa due volte all’interno di un sistema planetario, il che ci porterebbe a pensare che l’Universo sia pieno di vita.

Ci sono molti studi sui canali di Marte scavati dall’acqua, e ipotesi diverse su cosa scorresse al loro intero. Ma questa è la prima volta che si passa dalla speculazione sulle dimensioni di un corso d’acqua alla sua osservazione diretta. “Dalla conformazione dell’avvallamento, possiamo ipotizzare che l’acqua scorresse alla velocità di circa un metro al secondo, con una profondità che arriverebbe tra la caviglia e l’anca di una persona” spiega il co-investigator di Curiosity William Dietrich dell’Università della California.

Non solo vecchi fiumi, anche le rocce marziane riservano parecchie sorprese. Curiosity si è imbattuto sulla prima pietra, battezzata “Jake Matijevic”, in onore del capo ingegnere di Curiosity, deceduto quest’estate. La roccia non ha la tipica composizione della superficie marziana: è ricca di una classe di minerali chiamati feldspati, ma povera di ferro e magnesio. È sorprendentemente simile a una particolare classe di rocce che sulla Terra si formano nelle zone vulcaniche, dal magma ricco di acqua. Ma ne serviranno altre per fare ipotesi sull’origine.

Le premesse sono ottimistiche, se non altro per capire cosa può offrirci Marte. E quando avremo trovato qualcosa, ci verrà voglia di andarci di persona. È già tutto previsto: un razzo a fissione nucleare ci porterà sul pianeta rosso. Il brevetto c’è, mancano solo i finanziamenti per costruirlo. Persino l’uomo (o la donna) che metterà il primo piede su Marte è già nato, forse oggi è ancora nella pancia della mamma o ha qualche anno di vita.

 

Cristina Bellon

 



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