31 ottobre 2012

MILANO: COME SI PASSA DAL PARTECIPARE AL FARE


Questo è il terzo appuntamento” dice sorridente Anita Sonego. “Ero un po’ ansiosa, mi dicevo non verrà nessuno, era facile prevedere una caduta di energia” commenta la Presidente della Commissione pari opportunità. “Un po’ come nell’amore, dopo l’innamoramento la costruzione di un amore, come dice la canzone, richiede fatica e impegno” conclude tra gli applausi. La grande sala Alessi di Palazzo Marino ha fatto ancora una volta il tutto esaurito e più di 400 persone partecipano all’evento su “Milano: come la immaginano, la pensano, la vogliono le donne che ci vivono”. È il terzo incontro in poco più di un anno. I gruppi di lavoro, i “Tavoli di Anita”, come vengono chiamati da tempo, hanno prodotto progetti e parecchi di questi sono in fase molto avanzata.

Apre i lavori il Presidente del Consiglio Comunale Basilio Rizzo “questo è un esempio di partecipazione sconosciuto al Comune e guardate che io sono qui da tanto tempo” afferma ironico il decano del Consiglio comunale. “Esprimo la soddisfazione di tutto il Consiglio per queste iniziative che su altre tematiche non siamo ancora riusciti ad avviare. So di un progetto molto importante sulla Casa delle donne e mi auguro che la prossima volta ci incontreremo dopo la sua inaugurazione“. Già, la “Casa delle donne di Milano” di cui hanno dato anticipazione anche i giornali è il primo progetto oramai in dirittura d’arrivo.

Il progetto è illustrato dapprima da Nicoletta Gandus, nota magistrata “in pensione ma non in quiescenza” e legale rappresentante della omonima Associazione. Dopo Gandus, parlano del progetto Camilla Notarbartolo e Stella Okungbowa, tutte e tre reggono la Presidenza della Associazione e sono lì una a fianco dell’altra sul lungo tavolo. Lo scopo della Casa? “essere un punto di riferimento per una trasmissione costante di esperienze e conoscenze che favoriscano l’inserimento di … tutte nel contesto cittadino, tenendo conto delle molteplici diversità dovute alla cultura di origine, alla età anagrafica, alla conduzione sociale, alla scelta sessuale e alle posizioni culturali e politiche …“. Ma attenzione, dicono con felice sintesi, “non ci chiuderemo nella Casa, staremo in tutta la città“.

Altri gruppi aggiornano sullo stato dei lavori. Il gruppo sui consultori spiega che ha in atto il progetto di un monitoraggio sui consultori, pubblici e privati; un riavvicinamento di questi al territorio tramite i Consigli di Zona e una riflessione sulla cosiddetta “obiezione di coscienza” che da diritto dell’individuo si è trasformata in un “diritto della struttura” vanificandone i doveri stabiliti dalla legge 194. Il gruppo delle “Giardiniere”, così chiamato perché Milano deve essere un “Giardino comune”, mette l’accento su un modello di sviluppo “mortifero” e in vista dell’Expo, sul nutrimento del pianeta, vuole interrogare la città chiedendo da dove arriverà il cibo dell’Expo. Tra un gruppo e l’altro la Presidente Sonego ricorda che “questi tavoli non sono club. Chi lo desidera può entrare in ogni momento“.

Adriana Nannicini, che con Camilla Gaiaschi parla a nome del gruppo sul lavoro, chiede in tema di partecipazione, “le risposte positive ai progetti come diventano operative? I Tavoli possono essere chiamati interlocutori della Giunta? La nostra partecipazione è sulle decisioni o le decisioni spettano solo alla Giunta? Dispiace che oggi non ci siano le assessore e gli assessori“. Gaiaschi ricorda gli obiettivi del gruppo sulla paternità obbligatoria, di tre giorni, per i dipendenti del Comune di Milano e sul potenziamento dei Centri per la prima infanzia e informa sui positivi incontri con le funzionarie.

Maurizia Pagano, responsabile del coordinamento del Settore Servizi all’Infanzia, interviene subito dopo. Con la Vice Sindaco Guida e hanno appena avviato in via sperimentale una serie di “servizi integrativi” per rendere più flessibili gli orari per i genitori e mettere in condivisione le banche del tempo e le baby sitter. Il concetto di fondo, dice, è che il Comune sia “dalla parte dei bambini”. Dopo oltre due ore, con la sala ancora affollata Marisa Guarnirei chiede al Comune iniziative contro il femminicidio mentre Ilaria Li Vigni ribadisce l’importanza della costituzione del Comune come parte civile non solo nei casi di violenza di genere ma anche nei casi di tratta e di omofobia.

Nel salutare e nel fissare il prossimo appuntamento in primavera, il quarto, quello probabilmente decisivo per passare dalla fase progettuale alla fase di realizzazione riecheggia un commento della Presidente Sonego “andare a votare ogni cinque anni non basta. Il lavoro dei tavoli non è istituzionale ma non è neanche estraneo alle istituzioni perché è un lavoro che si tiene qui nel Palazzo. Però è diverso perché ai tavoli non si lavora come nelle Commissioni consiliari. Ai tavoli si parte dalla propria esperienza“.

Ileana Alesso

 

 

 



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