17 aprile 2012

musica


 

MUSORGSKIJ

Un programma strepitoso, di grande intelligenza, quello presentato la scorsa settimana dall’Orchestra Verdi all’Auditorium. Interamente dedicato al compositore russo Modest Musorgskij, non solo ha messo a confronto la versione originale dei “Quadri di un’esposizione” per pianoforte (1873) con la celeberrima trasposizione per orchestra sinfonica a opera di Maurice Ravel (1922), ma alla versione pianistica ha anche abbinato la proiezione sincronizzata del film di animazione che Vassilij Kandinsky ha realizzato alla Bauhaus (1928) per quest’opera. Inoltre, per attutire l’impatto – suggestivo ma sconcertante – dell’accostamento di due versioni della stessa musica, fra l’una e l’altra è stato introdotto il poema sinfonico “Una notte sul Monte Calvo” che molti ricorderanno, diretto da Leopold Stokowski, nel film “Fantasia” di Walt Disney (1940).

La compattezza del programma, il duplice accostamento fra musica e arte figurativa (i quadri evocati di Hartmann e quelli animati di Kandinsky), la magica aura russa che dallo schermo e dal palcoscenico scendeva e avvolgeva la platea, l’inizio e la conclusione del concerto con gli stessi temi – e soprattutto con quello meraviglioso della “Promenade”, ripetuto e rielaborato più e più volte, che li unisce e li innerva tutti – hanno ammaliato il pubblico che per tutte e tre le serate ha riempito la sala di largo Mahler al massimo della sua capacità.

Il filmato di Kandinsky è sorprendente: costruito da infinite figure geometriche (quadrati, triangoli, cerchi, piramidi e parallelepipedi dai colori vivacissimi), in movimento talvolta lento altre volte rapido, ammiccanti a personaggi in miniatura che ridono, piangono, si amano, litigano; un caleidoscopio e una processione di soli, lune, palline che si rincorrono su percorsi labirintici, che scendono dal cielo a formare paesaggi urbani … tutte immagini sognanti, in intima relazione sia con i ritmi e le note di Musorgskij che con i quadri di Hartmann che le hanno ispirate.

Al pianista Mikhaïl Rudy, anch’esso russo, che ha ripescato al Centre Pompidou di Parigi il film di Kandinsky (ma non è dato di sapere in che misura gli sia stato fedele …) e lo ha presentato due anni fa alla Cité de la Musique, dobbiamo molta gratitudine per questa reinvenzione e proposta, ma dobbiamo anche dirgli che la sua interpretazione dei Quadri non ci ha convinto. Sarà stato per la difficoltà di sincronizzarsi con il filmato, o per la situazione inusuale di avere il pubblico distratto dalle straordinarie immagini che scorrevano sullo schermo, fatto sta che l’esecuzione al pianoforte l’abbiamo trovata sciatta, poco approfondita, priva di pathos.

Ciò che invece abbiamo trovato di grandissima qualità sono state le successive prove dell’orchestra Verdi e del suo giovane direttore. Jader Bignamini è una vera rivelazione: entrato nell’orchestra poco più che ventenne, nel 1998, come clarinetto piccolo, ha una incredibile attività musicale non solo come strumentista – camerista, solista e ospite delle più importanti orchestre italiane, a cominciare dalla Filarmonica della Scala – ma da qualche anno anche come concertatore e direttore. In queste due opere di Musorgskij ha rivelato una grande professionalità, dirigendo tutto a memoria (e non sono partiture facili), con gesti sicuri (come i migliori direttori dà il tempo in levare), ritmi e tempi perfetti, attacchi precisi a ogni sezione strumentale.

È commovente vedere come i giovani professori dell’orchestra (giovanissimi lo erano tutti, all’inizio, diciotto anni fa, ma l’età media è ancora oggi molto bassa rispetto alle altre orchestre!) ne riconoscano l’autorevolezza e come, con evidente generosità, si prodighino per assicurare successo al loro collega e all’intera “squadra”. E con risultati ottimi grazie anche a un gruppo di ottoni e di percussioni di grande affidabilità (che brava quella Viviana Mologni che dall’alto, dietro tutti i leggii, alza i battenti del suo timpano come fossero le mille braccia di una dea indiana protettrice … e quanta poesia nei due recitativi finali del clarinetto e del flauto soli, sul finale della Notte!). Sia la Notte sul Monte Calvo che i Quadri di un’esposizione sono stati tenuti da Bignamini a un livello di tensione molto elevato, talvolta – ma perché no? – un po’ teatrali, sempre segnati da una approfondita analisi del testo, pulizia del suono, separazione delle voci, equilibrio delle parti.

Curioso osservare che entrambe le opere non sono state orchestrate dall’autore: la prima fu affidata dallo stesso Musorgskij all’amico Rimskij-Korsakov i secondi sono stati letteralmente trasformati da Ravel. E a proposito di questi ultimi Enzo Beacco dice (nel programma di sala scritto come sempre magistralmente) che “l’aspra versione originale pianistica” piace oggi di più della trasposizione raveliana per orchestra che invece starebbe “diventando sempre più una testimonianza storica che invecchia lentamente”. Sarà anche vero, non ne saremmo certi, ma questa volta fra l’esecuzione al pianoforte di Rudy e quella orchestrale di Bignamini non abbiamo avuto dubbi! E a questo concerto bisogna riconoscere il merito di averci presentato l’orchestrazione di Ravel – ascoltata subito dopo il testo originale di Musorgskij – come una vera e propria lezione per capire il “senso” della musica, per carpirne i segreti, per svelare la quantità delle emozioni che sono celate in ogni nota.

 

Musica per una settimana

*mercoledì 18 alla Scala concerto diretto da Riccardo Chailly con Stefano Bollani al pianoforte con musiche di Maurice Ravel (Alborada del gracioso, Concerto in sol e La Valse) e di George Gershwin (Catfish Row, suite da Porgy and Bess)

*mercoledì 18 al Conservatorio (Società dei Concerti) il Quartetto di Venezia esegue l’Adagio e Fuga in do minore KV 546 di Mozart, il Quartetto in do minore opera 110 di Šostakovič e il Quartetto in fa maggiore opera 135 di Beethoven

*giovedì 19, venerdì 20 e domenica 22, all’Auditorium, l’Orchestra Verdi diretta da Aziz Shokhakimov esegue l’Ouverture tragica opera 81 di Brahms, il Concerto per violoncello e orchestra (solista David Geringas) di Silvia Colasanti e, ancora di Brahms, la Sinfonia numero 1 in do minore opera 68

*sabato 21 al Teatro Dal Verme l’Orchestra di Padova e del Veneto (direttore e solista Francesco Piemontesi) esegue il Concerto n. 1 in sol minore opera 25 per pianoforte e orchestra di Mendelssohn, il Quintetto in mi bemolle maggiore opera 16 per pianoforte e fiati di Beethoven, e il Concerto in do maggiore K. 503 per pianoforte e orchestra di Mozart

*domenica 22 alla Scala prima di Tosca, di Giacomo Puccini, diretta da Nicola Luisotti con la regia di Luc Bondy, le scene di Richard Peduzzi e i costumi di Milena Canonero

*lunedì 23, sempre alla Scala, a favore della Lega italiana per la lotta contro i tumori, concerto della Mahler Chamber Orchestra diretta da Michael Abene con Jocelyn B. Smith e Kevin Mahogany, in “A tribute to Ray Charles”

*lunedì 23 al Conservatorio (Serate Musicali) il pianista Bruno Leonardo Gelber esegue le 4 più celebri Sonate di Beethoven e cioè: la n. 14 in do diesis minore (Chiaro di Luna), la n. 21 in do maggiore (Waldstein) la n. 8 in do minore (Patetica) e la n. 23 in fa minore (Appassionata)

*martedì 24 nell’Aula Magna dell’Università, l’orchestra dell’Università degli studi di Milano, diretta da Petr Altrichter esegue l’Ouverture di Egmont op. 84 di Beethoven, Legends opera 59 (n. 1,2,3,7,8,9,10) di Dvořák, Rosamunde D. 797 e Zwischenaktmusik III in si bemolle maggiore di Schubert, e infine Pelléas et Mélisande opera 46 di Sibelius

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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