28 febbraio 2012

teatro


 

E PENSARE CHE C’ERA IL PENSIERO

di Giorgio Gaber e Sandro Luporini – con Maddalena Crippa

arrangiamenti e pianoforte Massimiliano Gagliardi – coriste Chiara Calderale, Miriam Longo, Valeria Svizzeri – regia Emanuela Giordano

 

Maddalena Crippa ha una presenza così forte da potersi permettere di portare in scena Gaber senza imitarlo, di trasformarlo al femminile facendolo coincidere con se stessa. Le canzoni, così indissolubilmente legate al loro autore, sono reinterpretate senza timore reverenziale, senza la paura di cambiare toni e intenzioni, inserendo o togliendo pause e – in generale – con una grande libertà attorale supportata da una voce sempre all’altezza.

Il lavoro agli arrangiamenti di Massimiliano Gagliardi (che suona anche il pianoforte in scena) è preziosissimo e permette allo spettacolo di smarcarsi dall’ombra di Gaber anche dal punto di vista musicale, mantenendo le melodie ma allo stesso tempo smontandole e riassemblandole in modo da cucirle alla perfezione su Maddalena Crippa. Anche le tre coriste, che restano per molto tempo sullo sfondo con un grande impatto coreografico dato dalle luci che le disegnano come sagome nere, accompagnano la protagonista con brio e precisione.

Lo spettacolo di teatro-canzone messo a punto da Gaber e Luporini fra il 1994 e il 1996, però, funziona più come concerto che non come teatro. O meglio, se le canzoni hanno un’indiscutibile forza e bellezza prese come “singole canzoni”, assumono – con l’operazione di collage – una ridondanza che fa essere il risultato nel suo complesso, da un punto di vista drammaturgico, molto più banale di quanto sarebbe ogni pezzo ascoltato da solo.

La malinconia per un’ipotetica età dell’oro in cui “c’era il pensiero” è espressa fin dal titolo e percorre tutto lo spettacolo, in un susseguirsi di luoghi comuni che, pur essendo espressi con brillantezza e poeticità, restano pur sempre luoghi comuni. Criticare la modernità preferendole tempi passati è un cliché talmente abusato e rimasticato che è diventato persino oggetto di parodia in un film mainstream come Midnight in Paris di Woody Allen. E le lamentele nei confronti del potere, della politica, dei giovani e del conformismo riescono a essere attuali soltanto grazie alla loro genericità tendenzialmente qualunquista (che le fa diventare, a loro volta, estremamente conformiste).

Per fortuna Maddalena Crippa è troppo brava per lasciare il tempo di annoiarsi. E l’ora e mezza di spettacolo scorre fluidamente, con buona alternanza di atmosfere e cambi di ritmo ben dosati dalla regia di Emanuela Giordano. Il tocco femminile dell’accoppiata regista/attrice riesce anche a far dire con eleganza e naturalezza a una donna un paio di battute palesemente maschili.

I tre bis dopo i primi applausi poi, con Massimiliano Gagliardi e le tre coriste ad accompagnare la protagonista in proscenio, sono chicche del miglior Gaber per soddisfare un pubblico che, a sentir cantare/recitare la Crippa, resterebbe un’altra ora.

 

Teatro Tieffe Menotti dal 21 febbraio al 4 marzo

 

In scena

Al Teatro Elfo Puccini dal 28 febbraio all’11 marzo Abbastanza sbronzo da dire ti amo? e Prodotto, due atti unici rispettivamente di Caryl Churchill e Mark Ravenhill, regia di Carlo Cecchi.

Al Piccolo Teatro Studio dal 1 al 20 marzo Blackbird di David Harrower, con Massimo Popolizio.

Al Piccolo Teatro Strehler dal 28 febbraio al 5 aprile Santa Giovanna dei macelli di Bertold Brecht, regia di Luca Ronconi.

Al Crt Salone dal 28 febbraio al 2 marzo Ci sono tanti modi per morire: due tentativi di Antonio Iannello, che cura anche la regia.

Al Teatro Out/Off fino al 4 marzo Il guardiano di Harold Pinter, regia di Lorenzo Loris

 

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi

rubriche@arcipelagomilano.org



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