18 ottobre 2011

DOMENICHE A PIEDI: DATI E YOGA


Se un merito questa amministrazione cittadina ha, in materia di inquinamento, è quello di chiamare le cose con il loro nome. Ho letto con piacere una dichiarazione in cui l’assessore Maran definisce la congestion charge tassa di scopo e una in cui Pisapia chiama “giornate di festa programmata” le domeniche senza auto che il Comune di appresta a varare. Già la sensazione di non essere ingannati con promesse rutilanti ed essere considerati interlocutori degni di essere informati in modo realistico deve essere motivo di soddisfazione per i milanesi. Chiunque comprende che nessun provvedimento può essere, singolarmente preso, una panacea in termini di inquinamento per la nostra città, ma molti ormai sono consapevoli che essa può, viceversa, attendersi una vera e propria svolta dall’adozione di molte azioni combinate.

Si è parlato molto delle domeniche senz’auto e della loro efficacia in termini di abbattimento dell’inquinamento. Guardiamo i dati. Da un vecchio grafico di ARPA Lombardia si apprende che le domeniche senz’auto a Milano (8 – 20) comporterebbero una riduzione delle concentrazioni pari al 13,3% per il PM10, al 34,5% per il benzene e l’anidride carbonica e per l’11,5% di biossido d’azoto (fonte ARPA, Giudici, Lo stato della qualità dell’aria in Lombardia, Network Sviluppo Sostenibile 19.10.2006). E già questo dovrebbe rincuorarci del fatto che il blocco domenicale delle auto un suo modesto, ma significativo contributo alla nostra aria, lo da.

Questi sono tuttavia, ricordiamolo, valori riferiti alle riduzioni delle concentrazioni nella giornata di blocco rispetto a una domenica ordinaria. Queste riduzioni – di una sola giornata – sono necessariamente poco significative al fine di ridurre livelli di concentrazioni – di periodo – presumibilmente molto elevate. Certo da una sola giornata non possono attendersi miracoli. Tuttavia se lo stesso provvedimento viene attuato contemporaneamente da più di trenta città dell’area limitrofa – come pare probabile accadrà il 20 novembre prossimo – l’effetto combinato sarà ben più rilevante. Verrà così infatti ridotta in modo drastico non solo la circolazione dei veicoli all’interno dei centri urbani interessati, ma di rimbalzo anche i trasferimenti all’interno dell’area vasta che questi centri contiene. Di qui un effetto evidentemente potenziato della riduzione delle emissioni.

Ma scorrendo la stessa presentazione si nota – dato forse altrettanto importante – la stima di ARPA che a Milano, in un’area a intenso traffico, le concentrazioni di IPA, ovvero di idrocarburi policiclici aromatici, siano 5 volte superiori a quelle rilevate nelle misurazioni cosiddette di fondo. Ciò comporta che la non prossimità al traffico ci preserva dall’assorbimento di alti livelli di queste sostanze – spesso derivanti da processi di combustione incompleti – già classificate alcune come cancerogene per l’uomo e altre come “probabili cancerogeni per l’uomo”. Anche questo é quindi un ottimo motivo di rallegrarci di poter avere occasioni di godere la nostra città senza traffico di prossimità.

Ma le domeniche senza auto sono, essenzialmente, molto di più di uno strumento di riduzione degli inquinanti. Riscopriamo il piacere di godere degli spazi – immensi in proporzione a quelli disponibili – normalmente occupati dalle automobili. Pensiamo al senso di libertà di poterci spostare attraversando la strada senza la sensazione incombente di pericolo che comporta il traffico selvaggio di Milano. E’ una libertà alla quale dobbiamo cercare di riabituarci nella convivenza con la città. Non è un destino segnato quello di Milano. Le domeniche “festose” ci possono davvero aiutare a comprendere quanto le aree pedonali, la riduzione dello spazio dei parcheggi, la riduzione e moderazione significativa del traffico privato e la riconquista di spazi per le persone debbano diventare un vero e proprio obiettivo di vivibilità per i milanesi. Milano è troppo priva di spazi vivibili. Le domeniche a piedi possono farci intravedere nuovi orizzonti di libertà e spazio.

Ritroviamo il piacere di passare tempo all’aperto. La città diventa luogo di socializzazione non solo in spazi chiusi, esclusivi, ma in piazza, con la libertà di passare e goderne per il tempo che si desidera. Come i bambini fanno amicizia al parco, i grandi si possono incontrare e magari fare amicizie in modo inconsueto, per strada, con meccanismi casuali, da sliding doors, che alterano i soliti circuiti (troppo) chiusi di socializzazione. Riscopriamo che la città può – deve – abbassare i toni. Nella scorsa domenica senza auto a metà mattina, nel silenzio quasi assoluto, ho sentito il suono di una campana di una chiesa assai lontana, quasi fossi in campagna. E’ stata una sensazione incredibile e bellissima.

Dobbiamo ricondurre a limiti accettabili i livelli di rumorosità di Milano. Una recente ricerca condotta da una ricercatrice della scuola di medicina dell’Università di Harvard, Melinda Power, ha verificato, su un campione di circa 800 ultracinquantenni dell’area vasta di Boston, che il campione residente in zone prossime al traffico e inquinate ha una funzionalità cognitiva ridotta. Come dire lo smog ci annebbia la mente. Ma se si ascolta il pod cast della  Power (http://www.hsph.harvard.edu/multimedia/audio/2011/power/) si nota che la stessa ricercatrice al termine dell’intervista ipotizza che la riduzione delle funzioni cognitive rilevate (disturbi di concentrazione, memoria etc.) possa essere l’effetto combinato delle polveri e del rumore generato dal traffico stesso che, come noto, lo accompagna in modo indissolubile e che può avere notoriamente effetto sulle funzioni cognitive. Anche per questo, godere periodicamente di una città silenziosa comprendendo quanto il traffico inquini non solo l’aria è, credo, un esercizio più che utile.

Il commercio, l’anima di Milano. I commercianti milanesi che hanno tenuto aperti i negozi hanno potuto toccare con mano, nel corso dell’ultima domenica a piedi, quanto la gente fosse contenta, più allegra, quasi non si capacitava di poter godere di aree commerciali certo più accoglienti e ospitali di quelle normalmente soffocate dal traffico. “C’era” qualcuno ha detto “una leggera euforia.” E naturalmente le vendite sono andate molto bene. A Milano cosa si può desiderare di più?

E da ultimo: l’effetto yoga. Il silenzio, l’assenza di traffico ti fanno sentire in vacanza, dilatano quasi il tempo, rilassano la mente e il corpo. Ne abbiamo decisamente bisogno a Milano, ormai da tempo. Quali controindicazioni ci possono essere a programmare, con i necessari accorgimenti di trasporto pubblico, tutto l’inverno domeniche effetto yoga?

 

Anna Gerometta

 



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