11 ottobre 2011

OGGETTI D’ANTAN, AL CAPOLINEA PER I NATIVI DIGITALI


Ticchettio metallico di tasti, suono degli scatti del carrello e della campanella che ricorda di andare a capo, suoni densi, quasi solidi. Per gli amanti della musica e del cinema legati a doppio filo con ‘The Typewriter for Orchestra’, brano del 1950 firmato dal compositore Leroy Anderson e colonna sonora alla celebre gag della macchina da scrivere invisibile, ideata negli anni Sessanta da Jerry Lewis.

La macchina da scrivere meccanica o elettrica – apparecchio che rivoluzionò la scrittura nel ventesimo secolo – non è ancora un pezzo da museo, ma ha un mercato sempre più ristretto e sta per andare in pensione: pochi i produttori nel mercato globale (in Cina, a Hong Kong, in Giappone e Indonesia) e a Mumbai la Godrej & Bojce Manifacturing Company, che fino al 2009 produceva oltre diecimila macchine l’anno, cessa la produzione made in India per mancanza di ordini.

In Italia è ormai storia il debutto nel 1908 della ‘prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere’ e il primo successo di una macchina da scrivere Olivetti, esposta nel 1911 all’Esposizione Universale di Torino. Il negozio Olivetti, primo negozio museo in Italia – voluto nel 1956 da Adriano Olivetti, realizzato dall’architetto Scarpa nel palazzo delle Vecchie Procuratie, in piazza San Marco a Venezia e recentemente restaurato e riaperto al pubblico – è oggi felice luogo espositivo della collezione di macchine da scrivere storiche della Olivetti, quali la Lettera 22 e la macchina da scrivere elettrica Lexikon 80.

Perfino all’esame di abilitazione per la professione di giornalista il personal computer sostituisce ormai la tastiera meccanica e le tecnologie di oggi applicate allo strumento di ieri portano alla luce la macchina da scrivere USB, collegabile a un qualsiasi computer o tablet.

Il Dipartimento per l´Educazione di Indianapolis annuncia addirittura che nel prossimo anno scolastico gli insegnanti smetteranno di insegnare ai bambini il cursive, la scrittura a mano, e punteranno unicamente sullo sviluppo delle capacità digitali: anche la scrittura a mano, che per secoli ha contraddistinto l’uomo come specie, comincia forse a dare i primi segnali di un passo indietro di fronte ai ritmi della rivoluzione digitale.

Anche il mondo della fotografia sembra essere pronto per una nuova rivoluzione: si apre l’era delle fotografie viventi, ha detto il fondatore della startup al ‘New York Times’. La Lytro, azienda d’avanguardia della Silicon Valley, ha realizzato una fotocamera che consente di mettere a fuoco i particolari di una foto successivamente allo scatto grazie alla tecnologia innovativa Light Field, sensore intelligente che cattura il colore, l’intensità e la direzione della luce e consente al fotografo di elaborare in momenti successivi la messa a fuoco, di variare il punto focale dell’immagine, dal primo piano allo sfondo o in altri punti, e di offrire la visione in 3D.

Addio alla vecchia pellicola fotografica, in auge per oltre settant’anni. Il gruppo fotografico americano Kodak ha annunciato da un paio d’anni la fine della commercializzazione della pellicola Kodachrome, che con l’avanzata del digitale ha visto crollare il proprio fatturato. Le fotografie sulla pellicola rimangono oggetti di nicchia, per appassionati e collezionisti.

Folto è il giardino degli oggetti in via di estinzione, forse neppure mai maneggiati o visti dai nostri giovani nativi digitali: dal gettone telefonico al telefono a disco, dalla manovella aprifinestrino alla carta carbone, al disco in vinile che nel juke box suonava canzoni anni Sessanta.

 

Rita Bramante

 



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