6 settembre 2011

SEA – MALPENSA: LA TERZA PISTA, PERCHÉ?


Il Gruppo SEA* gestisce il sistema aeroportuale milanese di Linate e Malpensa in base a una Convenzione quarantennale sottoscritta nel 2001 fra SEA ed ENAC. Il Capitale Sociale di SEA è così suddiviso: 84,6% Comune di Milano, 14,6% ASAM, 0,9% Altri. Presidente e CEO di SEA è Giuseppe Bonomi. Le attività di SEA sono suddivise in tre maggiori aree: 1) AVIATON: 41,4% dei ricavi – che include la gestione e lo sviluppo delle infrastrutture di volo, da cui SEA percepisce diritti e corrispettivi; 2) HANDLING: 19,9% dei ricavi – che include tutti i servizi di assistenza a terra di handling rampa, merci e passeggeri, da cui SEA percepisce corrispettivi; 3) NON AVIATON: 31,5% dei ricavi – che include le attività di vendita al dettaglio, la gestione dei parcheggi, gli spazi a supporto di handler terzi, le attività di real estate, da cui SEA percepisce corrispettivi e royalties.

Da questo profilo è importante comprendere un elemento: SEA deriva “solo” il 41% dei propri ricavi dalla gestione del settore AVIATON, quello dei voli, suddiviso 40/60 fra Linate e Malpensa, e di cui Malpensa assorbe circa il 70% con i voli Cargo. Le due piste dei due Terminal di Malpensa sono oggi utilizzate al 55% delle loro capacità, e con prospettive di ulteriore calo, due le ragioni: la crisi economica internazionale, che potrebbe durare oltre tre anni; il progressivo spostamento di traffico aereo, passeggeri e merci, verso aeroporti (Bergamo, Brescia, Verona) assai meglio dislocati rispetto alle grandi direttrici ferroviarie e autostradali: Brennero e la collegata Milano – Venezia.

Si scopre che Malpensa è assai mal… posizionata sia dal punto di vista viabilistico su gomma, ma soprattutto da quello ferroviario che per chiare ragioni non potrà comunque essere mai riadeguato. Fra l’altro, Pedemontana, BreBeMi e Tem, tanto sbandierate negli ultimi tre anni, sono state bloccate dai provvedimenti dell’ultima manovra finanziaria, e le prospettive per una ripresa e un successivo sviluppo di Malpensa diventano sempre più difficili, forse impossibili: se così, i due Terminal di Malpensa mai torneranno al pieno utilizzo.

Si comprende poi come il declassamento avvenuto nel 2009 da HUB INTERNAZIONALE a MERCI LOW COST non fu solo legato ad Alitalia, ma corrispondeva a precise logiche di mercato, di ricerca di un migliore sfruttamento di caratteristiche sia geografiche che infrastrutturali meglio adeguate alla competizione internazionale fra vettori e aeroporti. Il progetto di quotazione in borsa di SEA, alla luce di prospettive così difficili, appare come un tentativo un poco ingenuo di scaricare sul risparmiatore pesi e limiti ormai strutturali, e di reperire sul mercato, attraverso il consueto giochetto delle valutazioni e dei valori, comunque sempre ben autorevolmente “controllati” e “certificati”, fondi e finanziamenti che mai investitori privati o istituzionali vorrebbero sostenere.

Il settore è ormai sottoposto a una concorrenza internazionale sfrenata, con una corsa al taglio di costi e spese, a una drastica riduzione di diritti e royalties, in parte per compensare l’abnorme aumento delle spese del carburante e della movimentazione, e per una naturale tendenza alla riduzione dei costi aeroportuali per far volare e spedire con tariffe sempre più basse: oggi si può volare da Milano a Londra con meno di 20 Euro!

La quotazione di SEA (vedi in proposito: Corriere Economia del 18 luglio u.s. “SEA, pista pericolosa verso Piazza Affari” di G.F. Cuneo) dovrebbe portare al reperimento di risorse finanziarie per la costruzione della Terza Pista, che avverrebbe sottraendo circa 400Ha al Parco del Ticino, trasformando un pezzo di Lombardia ancora abbastanza natura-compatibile in un agglomerato di capannoni e depositi, di cui la Terza Pista dovrebbe essere il centro di traffico e di rifornimento.

Un investimento da centinaia di milioni di Euro basato su presupposti ormai superati. Su questo il CEO Bonomi, e con lui il Comune di Milano, insistono e con grande determinazione, ma molti si chiedono: per arrivare a cosa? Quello che oggi è ben chiaro è che questo bizzarro progetto di SEA succhierebbe capitali che potrebbero essere utilizzati per progetti di sviluppo assai meglio destinati; che andrebbe a deturpare e rendere invivibile il territorio protetto del Parco del Ticino, patrimonio di tutti; che porterebbe a un drammatico peggioramento dei fastidi da rumore e da inquinamento per oltre 600.000 persone delle Province di Milano, Novara e Varese, che hanno finalmente capito, e si sono organizzate in numerose Associazioni territoriali per cercare con ogni mezzo legale e procedurale di bloccare questo progetto. Il Master Plan della Terza Pista Malpensa è giunto alla fase di VIA, potrebbe anche fermarsi qui: tutti i cittadini lombardi e piemontesi di buon senso se lo augurano, e sperano nella razionalità e nella lucidità del padrone di SEA, il Comune di Milano.

 

Alessio Fornasetti*

*Tavolo Permanente Malpensa



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