12 luglio 2011

MILANO CITTÀ VERDE EUROPEA


A dire il vero la sfida é sempre la stessa: come rendere la città più vivibile, più verde, più attrattiva e più accogliente, senza perdere in termini di disponibilità, di spazio, di funzionalità del traffico e di competizione economica-produttiva. La paura che una maggiore qualità ambientale potesse danneggiare l’organismo produttivo della città sembra ancora esistere anche se da tempo é contraddetta dai fatti sia nella città stessa che da altre metropoli e non solo europee.

Per Milano, città europea per eccellenza, (piccola, ma determinante per il suo hinterland; compatta, ma piena di spazi interstiziali di notevole bellezza a sorpresa; industriale, ma già ampiamente convertita e trasformata; ben infrastrutturata, ma ancora troppo concentrata sullo spostamento individuale automobilistico; attraente, ma solo per chi supera un certo reddito di base) e oltretutto all’inizio di una nuova stagione Politica – Amministrativa deve porsi degli obiettivi molto ambiziosi anche per tornare nella centralità del dibattito europeo sulle SmartCity, per ora prese sul serio solo da Genova e Torino.

Il sindaco di New York ha puntato tutto sul Piano dell’apparente contraddizione: chiamandolo Greener and Greater NYPlan, aumentando il verde contestualmente a una maggiore densificazione urbanistica (a oggi sono stati piantati 495.215 alberi sul milione prefissato per il 2016). Il sindaco di Berlino ha voluto aprire alla cittadinanza, più di un anno fa, la più grande area dismessa della città, l’ex aeroporto di Tempelhof (300 ha), senza progetti approvati e in attesa degli esiti dei concorsi internazionali. Più di un milione dei suoi cittadini l’hanno ringraziato scoprendo un parco non ancora parco, nel senso più tradizionale del termine.

Londra ha voluto presentare il suo Parco Olimpico senza neanche un parcheggio per le automobili, puntando tutto su un ben calibrato servizio di trasporto pubblico. La città di Francoforte, tra l’altro anche partneriata con Milano, ha recuperato il suo ring interno, il suo rapporto con il fiume Meno e con la sua vasta cintura agricola, attraverso un apposito Piano della Cintura verde capace di collegare sia interventi di natura pubblica che privata. L’elenco potrebbe continuare ma bastano poche esperienze per capire come oggi sia arrivato il tempo di agire, delle azioni e delle realizzazioni strutturali, commisurate al tessuto urbano milanese, specie in riferimento al suo delicato rapporto con il vasto territorio che lo circonda.

Se non fosse per l’appuntamento del 2015 l’obbligo di agire si potrebbe presentare anche in secondo piano, ma la vicinanza di un appuntamento mondiale non concede alcuna proroga. Il referendum sul verde ha fatto capire senza alcuna possibilità di equivoco che cosa desiderano i cittadini: più alberi in città, più spazi verdi e spazi gioco in città, più possibilità di passeggiate in città e anche più opportunità nel partecipare nelle scelte future degli interventi sul verde. Questo plebiscito per Milano, ossia per migliorare la qualità quotidiana di chi vive in città, non ci può far dimenticare, come tra l’altro l’amico Francesco Borella ha ricordato molto bene su queste pagine, come sia indispensabile la riconnessione dei sistemi dei parchi territoriali e dei grandi sistemi ambientali come la Valle del Lambro, la Valle dell’Olona e non per ultimo il Parco Agricolo Sud Milano.

Ma tutto ciò in fondo lo sappiamo da anni, ce lo ricordiamo in ogni occasione eppure continuiamo a rimandare la soglia dell’attuazione (diventata sempre più alta). Questioni di competenze, di risorse finanziarie ma soprattutto di mancanza di un coraggioso Piano di azione che non può che partire dal sindaco stesso. Per diventare Milano città verde europea le condizioni e le premesse tecniche e progettuali ci sono tutte:

1) innanzitutto gli otto Raggi Verdi, uno per zona, partendo dalle periferie e confluendo in un anello circolare, autentica cinta di verde urbano in grado di connettere la città con i suoi sistemi ambientali di riferimento. Già verificati nella fattibilità con quattro assessorati, già predisposti e corredati di una manualistica specifica e già realizzati nei primi tratti. Si dovrebbe partire subito con l’ascolto del territorio, anche attraverso apposite biciclettate come quella storica organizzata dall’AIM nel maggio del 2007 lungo i Raggi Verdi 1 e 8. Un modo semplice ed efficace per risvegliare tutta la città, anche attraverso la raccolta di progetti realizzati da privati come quello ben sperimentato dalla Fondazione Ricardo Catella FRC con i PROGETTI della GENTE.

2) La ripresa della Darsena e dell’intero sistema dei Navigli interni, come luoghi della più coraggiosa storia milanese. Basta andare nella vicina Zurigo e godere della loro manifestazione Gardinia, per rendersi conto di quanto sia possibile un coinvolgimento della milanesissima Società Orticola di Lombardia, nell’ampliare la ben nota manifestazione Orticola, che oggi si svolge nei Giardini Pubblici, anche negli spazi sulla Cerchia dei Navigli fino alla saturazione nel 2015. Un boulevard fiorito che possa connettere tutte le maggiore presenze storiche della cultura della città.

3) infine la promozione, senza esitazione, del Centro della Forestazione Urbana, che ha saputo realizzare il BoscoInCitta, attivare e salvare dal degrado definitivo il Parco delle Cave e lavorare con metodi e tecniche intimamente connesse ai temi dell’EXPO stesso. La loro pluridecennale esperienza andrebbe subito attivata per realizzare il Parco Forlanini in connessione con il Parco della Valle del Lambro, per creare le Porte urbane al Parco Agricolo Sud Milano. Si potrebbe andare avanti su questo elenco riempiendo pagine e pagine, ma ho voluto sottolineare quelle azioni sulle quali di solito la pubblica e ordinaria Amministrazione si trova più in difficoltà rispetto alle attività legate principalmente alla gestione del patrimonio esistente.

Parlando di Milano città verde europea occorre soprattutto pensare all’impalcatura amministrativa capace di rispondere ai cittadini al di là degli obblighi di legge. Anche in questo caso Milano si presenta già avvantaggiata, disponendo di un servizio tecnico ben strutturato e piuttosto avanzato rispetto alla maggioranza dei comuni italiani. L’uscente direttore Flora Vallone ha portato proprio su queste pagine il sunto del suo operato fin d’ora unico nel panorama italiano. Ma tuttavia occorre ricordare che per raggiungere obiettivi straordinari occorrono anche strutture straordinarie. A New York si e voluta una piccola ma efficace agenzia a fianco dell’Amministrazione ordinaria, a Berlino si é costituita una Srl, la GrünBerlin, a 100% di capitale pubblico, Francoforte ha semplicemente raddoppiato il budget a disposizione dell’Assessorato al verde urbano.

A Milano potrebbe nascere GEO, ossia il GreenExpoOffice, una specie di sportello – agenzia dedicato alla comunicazione, al confronto, al dialogo e alla raccolta dei progetti il più svariati possibili. Uno spazio che possa contenere e monitorare tutti i progetti sul verde, informare i cittadini sullo stato di avanzamento degli stessi, promuovere dibattiti, convegni, forum, workshop per una progettazione sempre più partecipata. Un punto di riferimento anche per le GEV, le guardie ecologiche volontarie, che per l’occasione potrebbero anche diventare GEP, ossia dei GreenExpoPeople, girando per la città non solo per un motivo di ordine pubblico ma anche per saldare la distanza tra il singolo cittadino e l’Amministratore comunale. Un luogo come punto di riferimento per una nuova politica ambientale che mette al centro il verde sia per i suoi cittadini sia per i cittadini del mondo che vorranno ricordare Milano, quale città verde europea.

Andreas Kipar



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