21 giugno 2011

MILANO DONNE IN GIUNTA, E NELLE PARTECIPATE?


Anche a Milano furono molti i sorrisi ironici, quattro anni fa, quando l’UDI, l’Unione Donne in Italia, lanciò la Campagna “50e50 ovunque si decide!”. Il senso e la portata della Campagna e del progetto di legge di iniziativa popolare promosso dall’UDI che nel 2007 raccolse 120.000 firme ed è attualmente all’esame in Senato, era incentrato sulla presenza paritaria delle donne e degli uomini, in pari numero e grado, sia nelle liste per la elezione alle assemblee elettive sia nelle nomine per le giunte esecutive. Sembrano trascorsi anni luce. Oggi la propo-sta di democrazia paritaria pare persino ovvia e forse questo il suo maggior successo, l’essere entrata nella cultura, l’essere divenuta ovvia anche se non scontata.

Per nulla scontato è stato l’impegno preso dal candidato Sindaco Giuliano Pisapia, di formare una giunta composta da metà donne e metà uomini, impegno mantenuto quando è stato eletto, “liberando” le competenze e le capacità delle donne e portandole al governo della città di Milano. Lo stesso è avvenuto nelle giunte comunali di Firenze, Torino e Bologna. Oggi non si vedono più quei sorrisi ironici bipartisan, non si avverte più quel senso di fastidio, quando non di vera e propria ostilità, che era invece quasi all’ordine del giorno solo quattro anni fa.

Cosa ha portato a questa svolta? Quali sono stati i fattori che hanno determinato questo cambio di registro? Le risposte, compiute e articolate, si troveranno via via che maturerà la percezione che ora, nella primavera del 2011, è avvenuto uno storico punto di svolta. In attesa di risposte esaustive, alcune ipotesi possiamo comunque cominciare a farle. Innanzitutto il fatto che in questi ultimi anni eventi, convegni, pubblicazioni incentrati sulla democrazia paritaria, nonché le battaglie giudiziarie come quelle per l’annullamento delle giunte affette da “squilibrio di genere”, hanno lasciato il segno nel costume e nel comune sentire.

In secondo luogo le donne, i gruppi e le associazioni che da allora hanno lavorato in questo senso, ci hanno creduto. Sarebbe arrivato nel 1945 il diritto di voto per le donne se queste si fossero viste incapaci di assumere decisioni importanti per la collettività e si fossero sentite incompetenti nel votare? E le donne, avendoci creduto, hanno anche svelato l’inconsistenza degli argomenti che miravano solo a consolidare l’abuso della “posizione dominante maschile” nei ruoli decisionali svilendo il valore dell’altra metà del Paese.

La terza è che questa consapevolezza si è diffusa anche tra molti uomini. Studi economici sempre più diffusi hanno dimostrato la qualità dei risultati raggiunti dalle squadre miste, paritariamente composte da donne e uomini, rispetto ai gruppi di lavoro a “sesso unico”. A questo si è aggiunta la consapevolezza che la perdita di chances riguarda non le sole donne ma l’intera collettività, danneggiata nel vedersi privata di competenze, esperienze e capacità specie in un momento di crisi come quello attuale.

E a una ulteriore condivisione della ineludibilità di una svolta ha contribuito il superamento della soglia della decenza, avvertita nel comune sentire come un punto di non ritorno. In questo caso la soglia della decenza è stata superata con l’arroganza dello scandalo noto come “Rubygate”, che ha svilito e offeso le donne, ma anche tutti quegli uomini che non si riconoscevano in quella rappresentazione sessuale rapace, violenta e seriale. E che, per rimanere a Milano, il 29 gennaio ha portato in piazza quasi diecimila persone in risposta all’appello lanciato da una ventina di donne delle associazioni, delle professioni e del sindacato, poi riunite in Comitato che ha dato vita alle iniziative del 13 febbraio, dell’8 marzo e dell’8 maggio e altre ne sta preparando.

Ora che a Milano la giunta è fatta e ha iniziato a lavorare rimane l’altro impegno assunto dal Sindaco in campagna elettorale, quello di portare il medesimo principio di condivisione delle responsabilità tra donne e uomini nelle società partecipate, negli enti e nelle istituzioni che fanno capo alla amministrazione comunale.

Non abbiamo sogni, ma obiettivi. Non vogliamo privilegi, ma diritti” hanno dichiarato le donne di Milano l’8 maggio scorso quando, a centinaia in una domenica di sole, insieme alle candidate delle diverse liste a sostegno di Giuliano Pisapia, si sono prese per mano e hanno “profeticamente” abbracciato Palazzo Marino. Quelle donne ora si aspettano cinque anni davvero speciali.

 

Ileana Alesso



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