5 aprile 2011

musica


 

PAPPANO E PIOVANO

Antonio Pappano è un grande direttore d’orchestra e un ottimo pianista e, a differenza di molti suoi colleghi anche illustri, non ama fare confusione fra i due ruoli e non gli viene in mente di dirigere e suonare insieme. Gliene siamo molto grati, così come gli siamo grati della disinvoltura e dell’amabilità con cui si mette al pianoforte insieme al primo violoncello dell’orchestra di cui è direttore stabile – la gloriosa Santa Cecilia di Roma – in un programma che necessita di studio e di ricerca e che certo l’impegna molto più di un recital, che può prepararsi da solo a casa nel tempo lasciato libero dal suo già durissimo mestiere.

Così settimana scorsa, insieme a Luigi Piovano, ci ha offerto al Teatro Dal Verme per le Serate Musicali un magnifico concerto con un programma estremamente godibile: due capolavori di Beethoven e Brahms (la Sonata in sol minore opera 5 numero 2 del primo, e la Sonata in mi minore numero 1 opera 38 del secondo) introdotte da due poco note ma deliziose opere italiane, rispettivamente di Gianbattista Cirri (Sonata in sol maggiore opera 7 numero 6) e di Giuseppe Martucci (Due Romanze opera 72).

L’intesa, o meglio la complicità, fra i due era palpabile, così come il loro piacere di suonare per la gioia del pubblico, il vero concerto da camera di una volta, vale a dire fare e ascoltare musica per goderne insieme. Ma un direttore d’orchestra suona in un modo diverso, non è un pianista come gli altri; ogni nota è come venisse affidata a uno specifico strumento, avesse una sua parte che si mette in relazione con altre parti, come se il pianoforte diventasse una piccola orchestra da camera. Le Sonate o le Romanze per violoncello e pianoforte diventano Sonate e Romanze per violoncello e orchestra.

Avevamo già percepito questo modo di suonare nei recital di Barenboim (ad esempio con l’integrale delle Sonate di Beethoven di qualche anno fa alla Scala) ma con Pappano – e soprattutto con il pianoforte che si accompagna a un altro strumento, è ancora più chiaro ed evidente. E anche molto stimolante perché aiuta a comprendere la struttura della musica e i segreti della sua scrittura, dando un senso più preciso alle singole note o – meglio – alle “parti” e alle “voci” di cui è composta.

Quanto a Piovano è un violoncellista di grande musicalità e intensità, con una intonazione sempre perfetta e una elevata capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico, sia nei momenti più struggenti, di puro lirismo, che in quelli travolgenti dei movimenti più veloci. Il suo strumento – un Gagliano di trecento anni fa – ha un suono straordinario che avvicina al testo musicale quasi come fosse una voce familiare che parla direttamente al cuore dell’ascoltatore.

Ma la più bella lezione, i due, l’hanno data organizzando il programma della serata. Cirri è un emiliano nato nel 1724, scomparso nel 1808, e la Sonata op. 5 n. 2 di Beethoven è del 1796. Martucci è invece un napoletano, vissuto fra il 1856 e il 1909, e la Sonata op. 38 di Brahms è del 1866. Cirri e Martucci sono fra i non molti musicisti italiani che, nel XVIII e nel XIX secolo, si sono dedicati esclusivamente alla musica strumentale (soprattutto il violoncello nel caso di Cirri e il pianoforte in quello di Martucci) e non si sono fatti prendere dalla passione nazionale del melodramma e del bel canto. Messi a confronto con i loro quasi coetanei e mitici compositori tedeschi, anch’essi poco interessati all’opera, non solo non sfigurano affatto, ma dimostrano addirittura di avere una dote speciale, che non si trova al di là delle Alpi, data proprio dall’avere nel sangue l’opera lirica italiana.

Confronto dunque molto intrigante e ricco di suggestioni fra musica strumentale tedesca e italiana, fra settecento e ottocento, fra classicismo e romanticismo; una bella analisi storica e filologica costruita affiancando a due grandi e noti capolavori due opere molto poco conosciute e tuttavia degnissime di introdurre le prime. Il concerto si è concluso con due bis assai commoventi: l’adagio, pieno di poesia, di un’altra Sonata di Cirri, e un meraviglioso Largo di Rachmaninoff che i due musicisti hanno voluto dedicare alle vittime del terremoto e dello tsunami giapponese.

 

Musica per una settimana

* giovedì 7, venerdì 8 e domenica 10 all’Auditorium l’Orchestra Verdi diretta da John Storgårds (solista Radovan Vlatkovic) esegue il Canto di Primavera op.16 di Sibelius, il Concerto per corno e orchestra n.1 in Mi bemolle maggiore di Richard Strauss e la Sinfonia n.1 in Re maggiore di Gustav Mahler

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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