8 febbraio 2022
SMART CITY O SLUMPED CITY?
Guardare in faccia la realtà
Che il “modello Milano” fosse in crisi lo avvertivamo da tempo: l’affluenza alle urne nelle ultime elezioni e un sindaco che ha avuto i voti di un cittadino su quattro, il continuo formarsi di gruppi di cittadini che si organizzano per contrastare le decisioni dell’amministrazione, la crescita della povertà, le manifestazioni del disagio giovanile nelle scuole e nei quartieri e di recente anche l’annuncio di un calo della popolazione di 17.000 unità, non sono indice di buona salute.
Questo ultimo segnale è preoccupante perché la storia ci insegna che nei momenti di crisi di un Paese, vedi la Grande depressione che devastò il mondo dal 1873 al 1895, quando aumenta la disoccupazione e calano i redditi si assiste sempre al fenomeno dell’inurbamento: la gente corre nelle grandi città con la speranza di trovare migliori condizioni di vita e di occupazione. A Milano è successo il contrario e allora bisogna domandarsi perché, per quale motivo la gente se ne va. Pensare al Covid, come verrebbe spontaneo, l’origine di tutti i mali, è una falsa risposta, le ragioni sono altre.
Vivere a Milano costa troppo caro sopratutto per l’alto prezzo delle case, alto prezzo che non solo non è sopportabile economicamente ma che non è compensato dalla qualità dei servizi che la città offre, ai quali si aggiunge una qualità dell’aria che non si riesce a migliorare, la congestione del suo traffico, l’invasione dei pendolari e dei compratori del week end che sottraggono ai milanesi la tranquillità dei giorni prefestivi e festivi: ai residenti poco o nulla importa vivere in una città che ha scoperto i grattacieli dei quali tanto ci si compiace come segnale di modernità e da ultimo è arrivato il lavoro da remoto, come ne parla Chiara Bisconti oggi sulle nostre colonne.
Ogni città ha quattro dimensioni: una dallo spiccato di marciapiede verso l’alto, la città di sopra, una dallo spiccato di marciapiede verso il basso, la città di sotto, una socioeconomica, la città dei cittadini e una ambientale.
Di ognuna vorrei dire qualcosa, qualche pensiero tra i tanti possibili.
La città di sopra interpella soprattutto la politica urbanistica. Ne abbiamo parlato (male) spessissimo sulle nostre colonne, soprattutto per la subalternità dell’amministrazione nei confronti degli operatori immobiliari: il pubblico non progetta più e asseconda questa sorta di sindrome del faraone che vuol lasciare grandi segni imperituri a propria memoria e che affligge gli architetti ma anche gli amministratori locali. Del disastro ne parla Sergio Brenna sempre sulle nostre colonne. Il triangolo risparmio di suolo, densità edilizia, impronta ecologica non è ancora stato affrontato con rigore scientifico e attenzione politica.
Veniamo alla città di sotto. Se Milano, almeno per quanto riguarda il sottosuolo, vuole essere Smart City, prendendo in mano il PUGGS (Piano Urbano Generale dei Servizi del Sottosuo) redatto nel 2012, lo applichi e sopratutto realizzi quel che si deve realizzare per ovviare alle criticità che lo stesso documento individua con precisione. Del disordine attuale se ne accorgono i cittadini che vedono scavare i marciapiedi ogni due per tre ma anche le società utenti che subiscono interruzioni dei loro servizi e creano inaffidabilità non solo ma rendono complessa e costosa la posa di nuovi cavi.
Dal PUGGS: “CONCLUSIONE – Il sottosuolo ha un ruolo importante nello sviluppo delle città e nell’efficienza della vita lavorativa e urbana. E’ una risorsa che impegna ad una azione di governo volta ad ottimizzarne l’utilizzo. E’ un patrimonio naturale e infrastrutturale che per molti anni è stato sottovalutato e trascurato e che torna in primo piano evidenziando la necessità di attenzione, di lavoro, di investimenti“. Il PNRR?
Il PUGGS è un documento ben fatto e interessante anche solo per chi vuole sapere molte cose su Milano, le sue pavimentazioni, la sua rete di trasporti, chi occupa il sottosuolo, chi sono gli attori in gioco. Più interessante del PGT. Buona lettura.
La città dei cittadini è un altro degli aspetti che desta preoccupazione. Sono i cittadini i titolari reali dei diritti ad edificare e dei beni comuni di cui l’amministrazione dispone con l’orecchio attento solo agli operatori immobiliari e anche di questo ne abbiamo parlato. Sul modo di gestirli, come ho già detto, il dissenso dei cittadini si è manifestato in tutti i modi civili possibili, compreso il ricorso al TAR, alla Corte dei Conti e persino alla UE. Le consultazioni dei cittadini, la sbandierata partecipazione, dovrebbe essere fatta anche questa con rigore scientifico, in presenza di un mediatore terzo e i risultati tenuti in conto da chi amministra. Questo non accade quasi mai, le consultazioni o sono mero atto di ratifica delle decisioni già prese o un’operazione di ingegneria del consenso.
Ultimo, ecco l’ambiente. La politica messa in atto dal Comune non ha portato al principale risultato atteso: il miglioramento della qualità dell’aria. Forse vi sta in parte provvedendo l’accentuarsi della ventilazione naturale ma si tratta di momenti di “pausa” sui quali non posiamo contare. Quale il reale progetto per la qualità ambientale milanese? Non certo l’operazione Aria e Clima e la sua sgangherata consultazione dei cittadini, il cui primo passo è un video, che ci racconta cose che noi tutti già sappiamo (989 visualizzazioni e 43 like. Qual è il costo a contatto?), per finire con una articolata delibera del Consiglio Comunale – quasi mille pagine – che elenca le operazioni da farsi ma che non ne indica la successione ma soprattutto gli investimenti necessari all’attuazione della delibera stessa, delibera che, a scanso di equivoci, si dichiara non comportare spesa.
Oggi il Comune passa dal vantarsi di una Smart City alla realtà di una Slumped City.
Luca Beltrami Gadola
Cara lettrice, gentile lettore, se sei arrivata/o qui, c’è voglia e bisogno di dibattito pubblico su Milano, indispensabile ossigeno per la salute della democrazia. Sostienici subito perché solo grazie a te possiamo realizzare nuovi articoli e promuovere il primato dei beni comuni per Milano. Attivati ora!
5 commenti