11 giugno 2020
LAURA CONTI: (QUASI) 100 ANNI DI SALUTE E LA SICUREZZA
La scomoda lezione di una lungimirante intellettuale milanese
11 giugno 2020
La scomoda lezione di una lungimirante intellettuale milanese
La saggezza del prima non regge a quella del poi. Ne sapeva qualcosa Cassandra, ma anche una modesta e geniale intellettuale milanese, divulgatrice scientifica e militante politica, che nei cruciali anni ’70 insinuò nel discorso politico più consapevole la seguente equazione: “essere rivoluzionari nel campo sociale e conservatori in quello naturale”. Parliamo di una donna dimessa e gentile, lucida e lungimirante: Laura Conti.
L’apparente ossimoro “conservatori e rivoluzionari”, oggetto all’epoca di commenti ironici, si è tuttavia avverato – ma al rovescio – nel successivo quarantennio: da un lato la reazione/restaurazione in materia sociale e dall’altro l’eversione/sconvolgimento nei confronti dell’equilibrio naturale. La somma non è zero ma, come nel teorema di Carlo M. Cipolla, tende verso il segno meno su uno – se non su entrambi – gli assi del diagramma vantaggi/svantaggi, per sé e per gli altri.
Anche allora, 1976, fu l’inedita emergenza sanitaria ed ambientale di Seveso, pur limitata ad un ristretto territorio, a concentrare l’attenzione generale su una cruciale riflessione civile e politica con risvolti economici rilevanti. La produzione industriale non doveva più essere considerata come variabile indipendente bensì doveva misurarsi con altri fattori: la salute dei lavoratori e dei cittadini, e le ricadute sull’ambiente in termini di emissioni, scarichi, smaltimento rifiuti.
Dalla discussione e dalle azioni sul campo – che fare per monitorare e tutelare le popolazioni intossicate dalla diossina? come disinquinare i fabbricati ed i terreni contaminati? – Laura Conti risalì ad una organica elaborazione del pensiero ecologista e riuscì a esporlo in forma rigorosa, ma popolare e comprensibile a tutti. Ne nacque una generazione di attivisti e militanti ambientalisti, poi invero non sempre dimostratasi all’altezza della sfida iniziale.
Profetica la denuncia della Conti riguardo i danni dovuti all’impermeabilizzazione del suolo – sua la richiesta di salvare in particolare i corridoi verdi circostanti il corso dei fiumi – ed i rischi idrogeologici derivanti dall’abbandono dell’agricoltura di collina e dei borghi rurali isolati.
Giusto un decennio dopo, nel 1986, Laura Conti sarebbe stata protagonista di un’altra memorabile battaglia politica, scientifica e culturale a proposito della già avviata costruzione in Italia delle centrali nucleari. Come si usava allora, certamente nel PCI, la discussione prima di diventare pubblica doveva svolgersi dentro gli organi dirigenti di partito.
Laura si batté con fermezza per frenare la corsa al nucleare quale fonte di energia diffusa, rischiosa e innaturale tanto per l’impatto catastrofico di possibili incidenti quanto per la difficoltà di smaltire le scorie radioattive in tempi non geologici. La contro-argomentazione, sostenuta con forza dal segretario provinciale Luigi Corbani, mostrava che invece le centrali erano installate in numerosi paesi industrializzati, compresa l’Unione Sovietica dove erano sorte anche accanto a grandi città.
La discussione, a livello milanese, si concluse il 6 marzo al Congresso provinciale quando la mozione antinucleare fu respinta per poche voti. Dopo qualche settimana, il 26 aprile, il mondo avrebbe conosciuto la tragica esplosione di Chernobyl.
Rilevante inoltre l’impegno di Laura Conti nelle istituzioni: consigliere prima provinciale e poi regionale dalla fondazione (1970-80), allorché le prime due legislature della neonata Regione Lombardia videro un uso virtuoso della conquistata autonomia.
Su impulso della mitica terza commissione sorsero i primi consultori familiari, i servizi di medicina del lavoro, i consorzi sanitari di zona che spostavano l’asse degli interventi dai ricoveri ospedalieri alla prevenzione-cura-riabilitazione sul territorio. Tutte preziose anticipazioni dell’organica riforma sanitaria del 1978. Inutile citare il ruolo decisivo della Conti nella elaborazione politica e legislativa al riguardo.
Oggi, in piena crisi pandemica, globale ma segnatamente lombarda, bisognerebbe forse non solo ricordare ma recuperarne l’insegnamento.
Valentino Ballabio
P.S.: Approssimandosi la ricorrenza del centenario della nascita sarebbero auspicabili iniziative, comunali o non, per ricordarne la figura, l’originalità e l’attualità del pensiero.
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