20 aprile 2016
IL CONDOMINIO DEI CUORI INFRANTI
di Samuel Benchetrit [Francia Gran Bretagna, 2015, 100′]
con Isabelle Huppert, Gustave Kervern, Valeria Bruni Tedeschi, Tassadit Mandi, Jules Benchetrit
Tutto accade all’interno e nei pressi di un palazzo, scrostato e arrugginito. Tra gli abitanti, abbandonati persino dall’amministratore, si decide di sostituire l’ascensore inservibile e pericoloso. Dopo l’assemblea di condominio, in cui si vede l’umanità che abita il palazzo, il regista narra le vicende di solo alcune persone: Sternkowitz, inquilino del primo piano, che si è rifiutato di partecipare alla spesa dell’ascensore e che, vittima di una cyclette, si ritroverà su una sedia a rotelle; Charly, un adolescente che vive qualche piano sopra e ha una madre eternamente assente; Jeanne, un’attrice in disgrazia che si è trasferita nell’appartamento dirimpetto a quello di Charly. Infine la signora Hamida, di origine magrebina, che sta all’ultimo piano e ha un figlio in prigione.
In questo quadro di desolazione un bel giorno una navicella della Nasa atterra sul tetto a terrazza del condominio. Ne sono testimoni due giovani un po’sballati dallo sguardo perso, che ignorano l’astronauta disorientato. L’uomo infila le scale e trova rifugio nell’appartamento della signora Hamida. La donna, senza grande stupore, la vita è la vita, si prende cura del giovane come di un figlio. Lo veste coi migliori vestiti del figlio in galera, lo coccola con i suoi piatti migliori in attesa che venga recuperato, in gran segreto, dai tecnici dell’ente spaziale Usa.
Qualche piano sotto Charly, che ignora l’esistenza dell’astronauta sopra la sua testa, fa conoscenza con Jeanne. Guadagna la sua fiducia risolvendole piccoli problemi, lui è solo un ragazzino e lei un’attrice una volta nota e ora in crisi, ma a partire dalla visione insieme vecchi film riusciranno a creare un legame. Anche Sternkowitz, che oltre all’astronauta ignora anche l’esistenza di Jeanne, trova un interlocutore alla sua solitudine e al suo bisogno di essere considerato: è un’infermiera. È addetta al turno notturno, la incontra quando tutti dormono e lui usa abusivamente l’ascensore (non ha partecipato alle spese) per recarsi con la sua sedia a rotelle nel vicino ospedale a comprare cibo dai distributori automatici.
Storie tristi? Certo, ma si ride anche. Colpisce la maestria del regista Benchetrit di trovare un linguaggio cinematografico che unisca armonicamente parole e silenzi, che dia voce all’ambiente degradato e alla solitudine di chi ne è immerso e, allo stesso tempo, lasci spazio all’ironia. C’è delicatezza in questo racconto: tutti i protagonisti sono in una condizione difficile, lontano dallo scintillio della città, ma coltivano la speranza e sono capaci di prendersi cura dei germogli dei loro sogni.
Samuel Benchetrit, regista e scrittore francese si occupa da tempo della periferia parigina in Les Chroniques de l’Asphalte, un’opera autobiografica di quattro volumi. Proprio da quest’opera è tratto Il condominio dei cuori infranti (Asphalte in originale).
Dorothy Parker
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi