28 gennaio 2015
Gianrico Carofiglio
LA REGOLA DELL’EQUILIBRIO
Einaudi Editore, Torino, 2014
pp. 280, euro 19,00
Gianrico Carofiglio è un autore che non ha bisogno di presentazioni. Le sue opere sono sempre in cima alle classifiche. E per uno scalatore come lui, conquistare le vette dell’editoria italiana e internazionale, e rimanerci, è stata una grande vittoria. Ci chiediamo quale possa essere il suo segreto. Innegabile la passione, la determinazione e, soprattutto, la costanza, ma c’è molto di più. Non sarò certo io a svelarvi l’arcano, però un sistema c’è, ed è quello di leggere i suoi libri. Nella continua ricerca dell’equilibrio, sempre in bilico sul bordo di un burrone o sulla cresta di un’onda, Gianrico affronta temi forti, utilizzando personaggi, che un poco gli somigliano.
“Era forse il dieci aprile.” Ecco, l’incipit dell’ultimo romanzo, che vede protagonista l’avvocato Guido Guerrieri, eroe mai tramontato dei primi successi dello scrittore. Questa volta Guerrieri è alle prese con un caso difficile. A bussare alla porta del suo studio, situato nel centro di Bari, è un ex compagno di liceo e poi di università. Pierluigi Larocca non è solo un amico, non è una persona qualunque. È un uomo intelligente, dotato, che a soli ventiquattro anni è diventato giudice e ora è nel pieno di una folgorante carriera. Larocca si rivolge a Guerrieri perché lo difenda dall’accusa di corruzione, la peggiore cosa che possa capitare a un magistrato. Nelle indagini, l’avvocato è aiutato da un amico poliziotto, Carmelo Tancredi, e da una investigatrice privata, Annapaola, che viaggia con una mazza da baseball nel borsone.
Di fronte ai primi risultati, Guerrieri è in crisi. Diviso tra due valori in cui lui crede fermamente: l’amicizia e la morale. Nemmeno prendere a pugni il sacco da boxe, appeso nel soggiorno di casa, riesce a distrarlo dal problema che dovrà affrontare. Neanche fare l’amore con Annapaola, “che da tanto tempo non mi era piaciuto così”. Ci vuole coraggio ad affrontare questo caso, lo stesso coraggio che dimostra di avere l’autore, ex magistrato, a mettere in luce il fango di un ambiente in cui per anni ha lavorato.
Larocca è un giudice che vive nel mondo delle sue menzogne e delle sue giustificazioni. Bellissima la citazione dai Fratelli Karamazov: “Chi mente a se stesso e presta ascolto alle proprie menzogne arriva al punto di non distinguere più la verità, né in se stesso, né intorno a sé.” Anche se Carofiglio cerca di alleggerisce il dramma della corruzione del potere giudiziario, introducendo scene ironiche e di vita quotidiana, il lettore si troverà nella stessa fogna in cui molti magistrati vivono, con la piena consapevolezza che certe cose succedono. E succedono davvero.
Un libro che non si riesce a chiudere nemmeno a notte fonda. Si va avanti finché giunge l’alba, e si arriva all’ultima pagina. Solo allora si respira aria fresca, “sembrava una mattina di quando ero ragazzo“.
Cristina Bellon
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero