1 marzo 2011

DARSENA: NON C’È PACE TRA GLI URBANISTI


Il giorno 23 gennaio è apparso sul Corriere della Sera un “intervento” di Marco Romano dal risoluto titolo “Sì al Parcheggio sotto la Darsena“. Nell’introduzione l’autore rileva che “Il centro antico di una città europea è anche la testimonianza della sua riconoscibilità, sedimentata nel tempo” e denuncia l’affol-lamento delle automobili come testimonianza di “una certa trascuratezza per la propria memoria“. Da questa premessa non ci si potrebbe mai aspettare la successiva conclusione: “Se c’è un sito dove possiamo benissimo ricavare un parcheggio è sotto la Darsena dove non verrebbe toccata alcuna traccia di un memorabile passato” e suggerisce anche di “ricavare sul garage un normale giardino pubblico.” La logica con-clusione che se ne può trarre è che Marco Romano non concede alla Darsena il rango di testimonianza della riconoscibilità di Milano e perciò ne ritiene ammissibile una totale riconversione di funzione e reinvenzione di immagine: la Darsena può legittimamente diventare un normale giardino pubblico per far giocare al pallone i bambini, che da queste parti … pare manchi.

Questo “intervento” ha scatenato come comprensibile reazione una “lettera” pubblicata dal Corriere il 9 febbraio a firma del professor Gianni Beltrame, reputato studioso della storia dei Navigli, e di alcuni rappresentanti di quel Comitato dei Navigli che si è sempre battuto perché la Darsena, che costituisce, come direbbe il FAI, un “luogo del cuore” per molti cittadini milanesi, non diventi un banale giardinetto. Con una ammirevole tempestività il giorno 10 febbraio il Corriere ha pubblicato “La replica” di Marco Romano, dove “la congruità del giardino pubblico al posto della Darsena” viene sostenuta sulla base di “una certa qual sensibilità” maturata dall’autore dello studio su “L’estetica della città europea“. A questo punto mi sono deciso a inviare al Corriere il seguente testo che non è stato pubblicato.

Non mi sono trovato d’accordo con il primo articolo di Marco Romano del 23 gennaio quando proponeva di recuperare l’area della Darsena come giardino. Nel Consiglio di Italia Nostra mi ero già trovato a contrastare questa ipotesi progettuale presentata da due Signore che intendevano in tal modo restituire un’immagine “ordinata” a un’area degradata per l’abbandono pluriennale di un cantiere contestato. Ritenevo infatti che non si potesse considerare la Darsena “un’area” disponibile per usi diversi da quello originario di un elemento organicamente appartenente a una struttura storica complessa come il sistema dei Navigli Lombardi. In tempi recenti aveva perso la sua funzione, ma conservava una immagine consolidata da una ricca iconografia (pittorica, fotografica e cinematografica) e sedimentata con una forte valenza simbolica nella memoria collettiva dei milanesi. Che, va detto, è stata spesso ignorata dai decisori di interventi pubblici.

La recente “replica” con la quale Marco Romano contesta le osservazioni critiche di Gianni Beltrame, mi è parsa veramente irritante per il tono supponente che trae dall’autocitazione la legittimazione a decidere indiscutibilmente il destino della Darsena. Non voglio porre il problema della datazione della Darsena che, a mio avviso, è stata molto ben documentata da Beltrame, ma, accettando il riconoscimento dell’origine della sua configurazione recente ai primi decenni dell’ottocento affermata da Marco Romano, non capisco come due secoli possano essere considerati trascurabili nella storia della città, due secoli che hanno visto Darsena e Naviglio interno alla Cerchia, nel ruolo di anello di congiunzione tra i Navigli Grande e Pavese verso il Ticino con i Navigli Martesana e Paderno verso l’Adda, ponendo Milano al centro di un grande sistema di scambi a scala territoriale, e determinandone la forma del centro storico. Questa visione unitaria comporta la responsabile assunzione del restauro della Darsena come contributo alla progressiva valorizzazione dell’intero sistema storico testimoniale dei Navigli lombardi.

Vorrei in conclusione ricordare quanto sia ampiamente condivisa la proposta di restituire alla Darsena la dignità di appartenere a questa storica via d’acqua, condivisione testimoniata dai numerosi appelli sostenuti dalle principali associazioni ambientaliste apparsi sulla stampa e manifestati in pubblici incontri con le comunità locali affinché ritorni l’acqua nel bacino della Darsena.

Umberto Vascelli Vallara



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