22 febbraio 2011

UN PARLAMENTO DI SERVI


Homines ad servire parati. L’imperatore Tiberio, figlio di Cesare Augusto, da questi designato alla successione, servì da imperatore dal 14 al 37 dell’era corrente, e, contrariamente alla leggenda che lo voleva inutilmente crudele e mentalmente debole, era un uomo molto intelligente e di pensiero indipendente e aveva capito che il Cesarismo, avviato dal padre, avrebbe distrutto le istituzioni romane. Ritiratosi a Capri per non essere testimone del degrado, rimase fino all’ultimo bene informato delle questioni romane grazie a un ingegnoso sistema di trasmissione tramite specchi che poco aveva da invidiare a tecnologie contemporanee. Lo rattristava sopratutto la perdita d’indipendenza dei senatori che definiva con disprezzo “homines ad servire parati”.

Infatti il suo successore Caligola, che non era né matto né stupido, sfregiò ulteriormente il Senato nominando senatore il proprio cavallo. Grazie a una legge devastante, che il suo autore definì una “porcata”, cioè una cosa sozza, che insozza tutti gli italiani, noi abbiamo un Parlamento costituito da persone nominate non dagli elettori ma dai Satrapi politici (tra i quali però c’è sempre il maiale più uguale degli altri) e in cui, perdipiù, siedono anche un buon 20% di persone messe lì a nostre spese come mancia a chi ha solo il 35% dei voti.

A questo parlamento Berlusconi non ha ancora imposto la nomina di un cavallo a Senatore, ma qualcosa di molto molto vicino, e cioè l’affermazione che il Premier fosse davvero convinto che una fraschetta con cui si accompagnava fosse la nipote di Mubarak. Sostenere quest’affermazione, al fine di avviare un’ennesima procedura di sottrazione del premier alla giustizia di tutti gli altri cittadini, è davvero più inverosimile che sostenere che un cavallo possa fare il Senatore? Cosa avrebbe detto Tiberio di questi 315 parlamentari?

Quante azioni dettate dallo spirito di difesa del Capo piuttosto che dallo spirito di servizio alle istituzioni ci toccherà vedere ancora nei prossimi giorni? Purtroppo l’aspetto più devastante del cesarismo, in genere, ma di quello berlusconiano in particolare, è la manipolazione della realtà. Dicono: ma la manipolazione è sempre stata un’arma del potere; ma certo, abbiamo tutti studiato la storia, però ci sono limiti e il giudizio umano è proprio sulla capacità di riconoscere le differenze significative e di distinguere tra la trave e la pagliuzza (“Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. Vangelo secondo Luca, 6, 41- 42).

Qui però le travi vengono piantate con un sistema assai raffinato di coltivazione di quelle che Gadda chiamava “idee cetriolo” che il grullo trova per strada e raccoglie e che io chiamo Arcoremi; cioè dei “memi”, affermazioni semplici facili da ricordare, che si possono disperdere al vento e nessuno sa da dove vengano, come le barzellette, messi a punto da Arcòre. Li senti, freschi di forno, che escono la mattina nei primi talk shows e microfoni aperti, appena confezionati da menti sapienti in quel di Arcòre. Uno dei più recenti e più gustosi (si fa per dire) Arcoremi è l’idea cetriolo che la sinistra che aveva propugnato la libertà sessuale adesso la ripudia per antiberlusconismo. Vale la pena di riprodurre per intero questo testo esemplare che ho trascritto verbatim dal Podcast del “Filo diretto di Prima Pagina” il 1 Febbraio mattina, ore 8.20 ca. Mi è costato una certa fatica, ma sono contento perché Mario da Trieste ci ha regalato un documento davvero unico. Sentite dunque Mario:

Si … pronto, buongiorno; sono Mario da Trieste e la mia domanda era semplicemente questa: ho notato che, da sempre poi, la sinistra ha sostenuto sia la libertà sessuale, sia il divorzio, sia l’aborto, la fecondazione assistita, anche di decidere la propria vita in fase di malato terminale, anche soprattutto sul privato, la privatezza dei propri comportamenti quali essi siano, secondo me. Oggi ha buttato tutto quanto alle ortiche: libero amore, libero sesso, e ha una sola faziosità antiberlusconiana, non ha nient’altro che questo; quindi è entrata nell’oscurantismo, no, o puramente è solo una questione di puro potere, non ha desiderio d’altro se non di poter comandare. Tant’è vero che io prego che ci liberiamo o liberino dai Liberati Bruti, sotto ogni profilo, … dalla magistratura sicuramente ed estremamente asservita alla sinistra o a una certa parte di essa. Questa è la mia domanda: cosa sta succedendo … che se ha cambiato rotta secondo me è solo per il puro potere perché altro non riesce a fare.”.

Il giornalista di turno, Aldo Cazzullo, ha dato una risposta molto equilibrata, ma secca, spiegando che c’è una bella differenza tra chi è obbligato ad affrontare i traumi e i costi di un divorzio e chi fa vestire una ragazzina, pagata, da infermiera o da poliziotta per eccitarsi.

Su questa linea è partita la duplice campagna sulla privacy e sulla magistratura che si occupa della morale. Il tema della privacy del primo ministro che potrebbe “fare quello che vuole” a casa sua, (che poi diventa una pertinenza della Presidenza del consiglio quando si tratta di sottrarla ai piani regolatori o alle perquisizioni) è così volgare che non mette conto di contestarlo. Ma cadono davvero le braccia leggendo su Il Corriere della sera del 22 febbraio 2011, p. 14 che il deputato Mario Barbi del PD afferma in una lettera ai colleghi che “affidare ai magistrati e ai loro poteri la custodia della moralità produce incubi totalitari”. Non posso dire cosa penso dell’intelligenza di questo membro del mio partito, verrei deferito ai probiviri, ma una cosa emerge per certo che chi dice questa idea cetriolo non ha letto i verbali trasmessi dalla Procura al GIP, in cui non compare, ripeto non compare in alcun modo alcun accenno alla morale o alla moralità.

Prima di farsi portavoce di un arcorema il PD Barbi farebbe bene, come minimo requisito di onestà intellettuale, a leggersi i verbali e a citare i passi che riguardano la morale. Della finezza logica e politica del deputato Barbi ognuno è libero di giudicare se va alle sue conclusioni “Mi chiedo allora se per potere affrontare Berlusconi politicamente (e sconfiggerlo) alle elezioni non converrebbe tornare all’immunità parlamentare pre ’93”. Qualcuno dovrebbe spiegare al popolo ignorante come me che reazione c’è tra l’immunità parlamentare e la vittoria su Berlusconi, mentre è ovvio che esiste una relazione molto forte tra l’immunità pre ’93 e la possibilità dei vari Barbi di fare i loro comodi alla nostra faccia. Ma prima che parlino con i giornalisti a questi signori gli fanno la prova del palloncino?

Ma l’arcorema di maggiore successo, un vero e proprio Protocollo dei savi anziani di Saronno, è l’idea cetriolo, radicata come un pilastro che Berlusconi è un perseguitato come dice sempre Cicchitto snocciolando i processi e le udienze, ma nessuno ricorda che l’inizio di questa storia è una persecuzione da parte di Berlusconi imprenditore (cosa che smentisce l’altro arcorema-cetriolo che la “persecuzione” è iniziata dopo la sua discesa in campo) di tre poveri pretori che nel 1984 in tre preture diverse, Torino, Roma e Pescara (i cattivoni di Milano non erano ancora arrivati), hanno fatto rispettare la legge mandando la finanza, a disattivare le interconnessioni (illegali in totale violazione della legge) NON le emittenti, che fu proprio Berlusconi a disattivare per far finta di essere perseguitato, mentre era solo un delinquente. Salvo poi riattivare la sera del 17 ottobre 1984, Rete4 per il Maurizio Costanzo Show, con lo scopo di “gremire il teatro Clodio di personaggi procellosi e di trascinarli all’assalto dei pretori. Due ore di scalmana. Urla da prefiche, piagnistei, isterie, vittimismo, schiamazzi contro la cricca degli avellinesi, come Costanzo ha la finezza di chiamarli (due dei tre pretori sono irpini e perciò sospettabili – in quanto corregionali di De Mita – di orribili nequizie)” (Vedi l’eccellente volume di Ermanno Rea, La fabbrica dell’obbedienza, Feltrinelli, Milano, 2011, p.128). Inutile dire che quando si tratta di magistrati il garantismo e la presunzione d’innocenza non esistono. Insomma il metodo Boffi ante litteram. Chi è il perseguitato, caro Cicchitto e cari cetrioloni dall’arcorema sciolto?

Guido Martinotti

p.s. A proposito di “homines ad servire parati” i nostri governanti, Lega compresa, faranno una riflessione sulle conseguenze nefaste di avere appoggiato sempre e comunque con entusiasmo il massacratore di Tripoli? E’ vero, bisogna convivere. Nessuno si sceglie i propri vicini, soprattutto se controllano il petrolio, ma un conto è fare i convenevoli d’uso, e un conto è baciare la mano al Rais e promuovere la sceneggiata oscena del Rais a Roma abbigliato come un generale messicano dei films di Sergio Leone e con delle amazzoni vestite come bellboys del tempo dei telefoni bianchi. Quanti cavalli senatori vi faranno ingoiare prima che qualcuno dei 315 ora pare 328, anzi 329 se ci aggiungiamo il compagno Barbi, si alzi a dire basta?



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