15 febbraio 2011

COMUNALI A MILANO. MARKETING E POLITICA


Pur dando per scontata la particolare qualità della tempra fisica dei candidati in corsa per Palazzo Marino, è assai improbabile che, nei prossimi tre mesi, riescano a incontrare personalmente più di poche decine di migliaia di persone, probabilmente un decimo del numero di persone necessarie a vincere nel segreto dell’urna. Ma, soprattutto, come ha più volte ben spiegato, su Arcipelagomilano, Walter Marossi, è difficile che riescano a incontrare personalmente quelle poche migliaia di persone che, non essendo zavorrate ideologicamente e politicamente, a seconda di dove decidono di fare la croce sulla propria scheda elettorale, possono determinare la vittoria o la sconfitta di un candidato.

Sull’esito della competizione per le elezioni del Sindaco e dei componenti il Consiglio Comunale di Milano, la comunicazione, mediata dai mezzi di comunicazione di massa, giocherà così un ruolo assolutamente decisivo. Accrescere o consolidare la propria notorietà e, contemporaneamente, affermare la propria autorevolezza sono, in estrema sintesi, gli obiettivi strategici di ogni candidato.

Nel breve, stante le personalità che hanno già annunciato la loro candidatura, non ho, dunque, molti dubbi a sostenere che il risultato della partita sarà determinato dalle scelte di comunicazione, anche in considerazione dell’ampiezza del voto d’opinione che si registra a Milano. Lungi da me, tuttavia, sostenere che in politica, ma non solo in politica, la comunicazione è tutto. Anzi, per esperienza professionale, indirettamente collegata alla comunicazione politica, mi sento di affermare che la comunicazione deve, come l’intendenza napoleonica, seguire. Prima vengono le persone, con le loro esperienze, le loro storie e i loro successi professionali. Prima, in altre parole, viene il saper fare e poi il far sapere.

È partendo da questa banale verità, ad esempio, che si può capire perché nonostante la disponibilità di mezzi di comunicazione e il favore di autorevoli media, l’opposizione al Presidente del Consiglio, nonostante quest’ultimo attraversi una fase di evidente, grande debolezza, arranchi con fatica. L’opposizione dispone di personale politico che gode della stessa notorietà di cui gode Silvio Berlusconi, eppure non riesce ad affermare la propria autorevolezza. Si tratta infatti, perlopiù, di persone che stanno sulla scena da decenni, o di loro cloni, che nel corso degli anni hanno sostenuto tutto e il contrario di tutto. A volte geniali nella tattica, senza però saper mai indicare, impegnandosi in modo duraturo nel tempo, un orizzonte strategico. Per questo, per quanti sforzi di comunicazione facciano, il loro passato ne corrode irrimediabilmente l’autorevolezza.

Al contrario, nella competizione elettorale milanese, Giuliano Pisapia può vantare un passato professionale e politico autorevole, anche perché coerente. Chi lo conosce professionalmente e politicamente, seppur con un orientamento politico lontano dal suo, ne riconosce le capacità non solo di ascolto, ma soprattutto di fare sintesi tenendo conto delle ragioni dell’altro. Il suo problema in questa campagna elettorale è e sarà quello di far percepire la propria autorevolezza alle persone con cui non riuscirà a entrare in contatto diretto. I media da soli potranno contribuire a elevarne la notorietà, ma difficilmente riusciranno a comunicarne l’autorevolezza, soprattutto nei confronti di coloro che sono politicamente distanti, anche se critici nei confronti di Letizia Moratti.

Per vincere Pisapia avrà bisogno della generosità di persone considerate autorevoli nel loro ambito professionale e sociale. Persone che, soprattutto, attraverso i media in questi tre mesi, si spendano per trasmettere l’idea che Giuliano Pisapia è la persona giusta per dare quella scossa culturale, politica e amministrativa di cui Milano ha bisogno.

Sergio Vicario

 

 



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