1 febbraio 2011

CAVALIERI DEL LAVORO?


Linate ore 6.15 di una mattina qualunque: c’è una di quelle code che comincia fuori dalla porta e che mette in moto il display: “da questo punto 30′ al controllo d sicurezza”. Io sono già nel “labirinto” dove la coda si muove a zig-zag così, a una svolta, vedo chiaramente a pochi metri che un tizio tutto azzimato con una ventiquattro ore si infila quasi in testa alla coda. Protesto e ottengo la risposta stizzita: “ma io lavoro”. Inutile fargli notare che a quell’ora a Linate di gente diretta alla spiaggia ce n’è poca. “Io lavoro” (cioè mi sto facendo i miei affari”) è un passepartout. Mai uno che risponda “io pago le tasse come lei”, che implica “e quindi abbiamo gli stessi diritti”, no: “io lavoro”, che implica “ho qualche diritto in più”.

L’avv. Gelmini per rispondere alla critica di aver passato l’esame di Stato per l’avvocatura a Catanzaro invece che a Brescia, dove era più difficile, si è scusata dicendo “ma io dovevo lavorare”. Un tizio mi blocca l’auto con una SUV in seconda fila, dopo un buon quarto d’ora esce tutto trafelato da un ufficio con l’aria po’ seccata e alle mie rimostranze “eh ma io stavo lavorando, cosa crede?”- E io invece prendevo l’auto per andare all’Idroscalo a passeggiare, vero? La Consigliera regionale Nicole Minetti, grida ai giornalisti “mi impedite di andare a lavorare!” cioè di sedere in consiglio regionale sullo scranno che le è stato dato come segno di liberalità da Berlusconi. Su uno scranno vicino “lavora” il Trota, figlio di Bossi che ha questo “lavoro” (job?) come premio paterno per non essere riuscito a passare la maturità.

Un famiglio del Ministro Bondi ha ottenuto “lavoro” per liberalità del ministro stesso in quanto “caso umano”. La maggioranza al potere oggi nel nostro paese ha una sua concezione del lavoro che si traduce sostanzialmente nell’idea del “fare”: in larga misura i propri affari. Chi fa “lavora” e ha tutti diritti, a partire da quello di non dovere rispettare i doveri di tutti, cioè la legge, e in primis la legge che prescrive di contribuire al benessere comune con le imposte. Gli unici fuori da questo generale favore per il “lavoro” sono i “dipendenti”, particolarmente quella odiata categoria che sono “cassaintegrati”, insulto quasi grave come quello di “fannulloni” che viene automaticamente esteso a tutti i dipendenti pubblici, soprattutto se svolgono occupazioni intellettuali.

Io non ho dubbi che Nicole Minetti, ma anche le parlamentari citate da Iva Zanicchi, come “bravissime” e “molto attive” nel Parlamento Europeo (durante L’Infedele del 24 gennaio) lo siano veramente. Non ho neppure dubbi che tutte loro (e forse anche molte altre delle ragazzine coinvolte) siano convinte di fare un lavoro onesto con impegno; anche il Trota mi sembra sempre lì con l’aria un po’ stupita del pesce che guarda il mondo dal vetro, ma vuole imparare. Diciamo che non danno l’impressione di essere lì a fare flanella. Posso anche provare una certa simpatia, di volta in volta, per queste persone e per il loro impegno.

Ma il punto dolente è un altro. Max Weber, per citare solo uno dei tanti autori che hanno spiegato le regole del mondo moderno, parla di diversi modelli organizzativi. Nel sistema di potere “Patrimoniale-Tradizionale”, tipico del feudalesimo e basato sulla “deferenza” per il feudatario, il potere era affidato dal signore ai suoi famigli e parenti, era lui a decidere, come fa Berlusconi, se il tale o la tale persona del suo entourage meritasse una certa carica. Tant’è che molti termini, che poi sono diventati ruoli istituzionali, erano originariamente i nomi di lavori domestici dell’oikos del signore. “Cancelliere” era il servitore che teneva le chiavi del cancelletto che portava al tesoro del padrone; maresciallo (marhskalk, in francese antico) era il domestico che si occupava dei cavalli; siniscalco, siniskalk, (in antico germanico “servitore anziano”) era il domestico che si occupava della mensa e così via. I Comites cioè i compagni del sovrano, diventano “Conti”. Il sistema moderno, invece, che Weber chiama “razionale-legale” e che è quello adottato (in via di principio) dalla nostra costituzione e dal nostro sistema di leggi, obbedisce a regole diverse: non è il Signore che assegna i posti, ma un sistema di criteri e di regole. Berlusconi a queste regole non crede: lui è il padrone-signore, l’affidatario del popolo e, se decide che qualcosa è vero, giura sulla testa dei figli e dei nipoti e pretende di essere creduto. Il sindaco leghista di Verona, Tosi, oppone a magistrati sperimentati che operano secondo le regole del sistema “razionale-legale”, le regole antiche dell’ordalia (o giudizio di dio) in cui il processo veniva deciso sulla base della forza dei contendenti: non importava che un fatto fosse provato o meno, se chi sosteneva quella data posizione riusciva indenne dalla prova del fuoco o dell’acqua aveva ragione, altrimenti aveva torto. Così ancora oggi, se Berlusconi riesce a uscire indenne dalla prova del fuoco delle accuse, nel parlamento mediatico, ha ragione altrimenti perde. Chissà in futuro che ruolo funzionariale avrà l’igienista dentale(1) del signore, forse ministro della salute o del benessere.

Guido Martinotti

(1) Laurea in igiene dentale

Il corso ha lo scopo di preparare operatori sanitari che svolgono, su indicazione degli odontoiatri e dei medici chirurghi legittimati all’esercizio dell’odontoiatria, compiti relativi alla prevenzione delle affezioni oro-dentali. Sbocchi professionali l’igienista dentale: a) svolge attività di educazione sanitaria dentale e partecipa a progetti di prevenzione primaria nell’ambito del sistema sanitario pubblico; b) collabora alla compilazione della cartella clinica odontostomatologica e si occupa della raccolta di dati tecnico-statistici; c) provvede all’ablazione del tartaro e alla levigatura delle radici e all’applicazione topica dei vari mezzi profilattici; d) provvede all’istruzione sulle varie metodiche di igiene orale e sull’uso dei mezzi diagnostici idonei a evidenziare placca batterica e patina dentale motivando l’esigenza di controlli clinici periodici; e) indica le norme di un’alimentazione razionale ai fini della tutela della salute dentale. Queste attività potranno essere svolte in strutture odontoiatriche pubbliche o private in rapporto di dipendenza o libero-professionale.



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